Svariate ore prima dell’arrivo di Papa Francesco in Piazza Duomo già molti fedeli avevano preso posto per aspettare il primo saluto del Santo Padre, il saluto dedicato in particolar modo ai parenti delle vittime del sisma del 2009.
La prima tappa di una mattinata che vedrà il suo apice nell’apertura della Porta Santa e nella celebrazione dell’Angelus.
Le parole del Papa dense di messaggi per esprimere vicinanza ad una terra che ha vissuto il dolore della tragedia del sisma.
“Cari fratelli e sorelle, buongiorno. Sono contento di trovarmi tra voi, e ringrazio il Cardinale Arcivescovo per il saluto che mi ha rivolto a nome di tutti. Insieme con voi qui presenti abbraccio con affetto tutta la città e la diocesi dell'Aquila. In questo momento di incontro con voi, in particolare con i parenti delle vittime del terremoto, voglio esprimere la mia vicinanza alle loro famiglie e all'intera vostra comunità, che con grande dignità ha affrontato le conseguenze di quel tragico evento. Anzitutto vi ringrazio per la vostra testimonianza di fede: pur nel dolore e nello smarrimento, che appartengono alla nostra fede di pellegrini, avete fissato lo sguardo in Cristo, crocifisso e risorto, che con il suo amore ha riscattato dal non-senso il dolore e la morte. E Gesù vi ha rimessi tra le braccia del Padre, che non lascia cadere invano nemmeno una lacrima, nemmeno una, ma tutte le raccoglie nel suo cuore misericordioso. In quel cuore sono scritti i nomi dei vostri cari. che sono passati dal tempo all'eternità. La comunione con loro è più Viva che mai. La morte non può spezzare l'amore, ce lo ricordo la liturgia dei defunti: "Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta ma trasformata" (Prefazio I).”
Il valore della memoria, al centro del discorso del Santo Padre, una memoria che è innanzitutto rivolta la futuro, che si fa quindi anche impegno: “Mi congratulo con voi per la cura con cui avete realizzato la Cappella della Memoria. La memoria è la forza di un popolo, e quando questa memoria è illuminata dalla fede, quel popolo non rimane prigioniero del passato, ma cammina nel presente rivolto al futuro, sempre rimanendo attaccato alle radici e facendo tesoro delle esperienze passate, buone e cattive. Voi, gente aquilana, avete dimostrato un carattere resiliente. Radicato nella vostra tradizione cristiana e civica, ha consentito di reggere l'urto del sisma e di avviare subito il lavoro coraggioso e paziente di ricostruzione. C'era tutto da ricostruire: le case, le scuole, le chiese. Ma, voi lo sapete bene, questo si fa insieme alla ricostruzione spirituale, culturale e sociale della comunità civica e di quella ecclesiale. La rinascita personale e collettiva è dono della Grazia ed è anche frutto dell'impegno di ciascuno e di tutti. E fondamentale attivare e rafforzare la collaborazione organica, in sinergia. delle istituzioni e degli organismi associativi: una concordia laboriosa, un impegno lungimirante. Nell'opera di ricostruzione, le chiese meritano un'attenzione particolare. Sono patrimonio della comunità, non solo in senso storico e culturale, anche in senso identitario. Quelle pietre sono impregnate della fede e dei valori del popolo; e i templi sono anche luoghi propulsivi della sua vita, della sua speranza.”
“E a proposito di speranza, voglio salutare e ringraziare la delegazione del mondo carcerario abruzzese, qui presente. Anche in voi saluto un segno di speranza, perché anche nelle carceri ci sono tante, troppe vittime. Oggi qui siete segno di speranza nella ricostruzione umana e sociale. Grazie!”
E infine il saluto alla piazza, gremita di persone: “a tutti rinnovo il mio saluto e benedico di cuore voi, le vostre famiglie e l'intera cittadinanza."
E la famosa espressione aquilana a chiusura del discorso di Papa Francesco :”Jemonnanzi!”.