Dopo la sentenza firmata dal giudice Monica Croci del Tribunale Civile dell’Aquila che addossa il 30 % di colpa alle 24 vittime del crollo dello stabile in Via Campo di Fossa, definite “incaute” nel rimanere a casa dopo la scossa di terremoto della notte tra il 5 e il 6 aprile, i cittadini sono scesi in piazza per un sit-in, ma anche la politica si esprime riguardo quanto accaduto.
“Rompo il tabù, questa sentenza la commento. Nella speranza che venga radicalmente rivista- così dichiara l’on Stefania Pezzopane, consigliera comunale e Presidente della Provincia il 6 aprile 2009- Non si può accettare, da ogni punto di vista, morale, civile, penale che gli aquilani e tutti quelli che con noi vissero la notte incubo del 6 aprile siano stati degli incauti, sciocchi e stupidi.”
“Secondo quanto deciso dal Tribunale, dopo oltre 13 anni si scopre che L’Aquila sarebbe stata piena di aspiranti suicidi. A migliaia e migliaia rimanemmo a casa, non per suicidarci, ma perché ci avevano raccomandato di stare tranquilli. Stando alla sentenza, quelle vittime dovevano uscire da casa e la morte è quindi un po’ colpa loro. Ma di quale colpa? Dovevano uscire? Per andare dove? Per quanto tempo? Per una notte? Per i 4 mesi dello sciame sismico? Io non sono uscita quella notte, avevo paura, ma sono rimasta a casa. Perché eravamo stati rassicurati. Dopo mesi, solo con la pubblicazione delle intercettazioni di Bertolaso abbiamo saputo che quella riunione della Commissione Grandi rischi a L’Aquila “era tutta una operazione mediatica”.” Aggiunge Stefania Pezzopane
“In questi anni ci hanno detto e ripetuto che il terremoto non si può prevedere- racconta la consigliera comunale- che la commissione grandi rischi non aveva responsabilità, non potevano darci indicazioni precise. Ma invece quelle vittime innocenti dovevano prevedere ciò che la scienza ha escluso di poter fare ? Il Tribunale riduce i risarcimenti alle famiglie, perché chi è morto avrebbe concorso a causare la propria morte, per comportamento imprudente. Se il comportamento è imprudente, allora il terremoto era prevedibile? E perché Giuliani fu denunciato per procurato allarme e andava azzittito come emerse dalle stesse intercettazioni? E perché lo Stato venne a dirci di stare tranquilli a berci “un bel bicchiere di Montepulciano rosso”?”
Per la Pezzopane “Quella sentenza ci offende, nega l’evidenza dei fatti e fa ricadere su chi non c’è più le responsabilità dello stato e di chi ha mal costruito.”
“24 donne e uomini con la colpa, si legge, di essere rimasti in casa a dormire nonostante lo sciame sismico che andava avanti da mesi; è questa l’incredibile interpretazione del Giudice che fa risvegliare, sia nei parenti delle vittime di quel crollo, quale sono anche io, che nella città intera; sensazioni e ricordi che diventano sempre più difficili da accantonare, soprattutto quando siamo costretti ad affrontare situazioni del genere.” Inizia così la nota inviata da Giorgio Fioravanti, familiare di due vittime che hanno perso la vita nel crollo di Via Campo di Fossa, Guido Fioravanti e Franca Ianni, e Segretario Comunale della Lega
“Secondo quanto stabilisce la sentenza, dunque, si potrebbe dedurre che le vittime abbiano deliberatamente scelto di perire sotto le macerie poiché, di notte, dopo mesi di scosse, non scelsero di andare a dormire in macchina, in tenda o chissà dove. Follia.”
Qui, poi, l’affondo del Segretario: “, di una giustizia ingiusta che non prova la minima vergogna né rispetto nel calpestare la dignità non solo di famiglie che, dopo 12 anni, soffrono ancora ma anche quella di una città intera.”
Anche il Partito Democratico si unisce al coro di indignazione: "non dovremo mai smettere di indignarci perché quella sentenza scarica sulle vittime innocenti le responsabilità degli organi che, in quei giorni, cercava di minimizzare o tranquillizzare la popolazione impaurita. Piuttosto, dobbiamo conservare la rabbia e la vergogna - che ieri sera abbiamo urlato all’Aquila dal piazzale del Memoriale alle vittime del 6 aprile - senza cedere allo sconforto o all’amarezza che le parole di quel giudice possono generare. La dignità delle vittime è sacra e nessuno – nemmeno un magistrato – può permettersi di calpestarla. Continueremo perciò a confidare nella giustizia e nelle decisioni che potranno, dovranno e sapranno ribaltare l’assurda sentenza di ieri. A maggior ragione, in questa sfida per la giustizia e per il rispetto delle vittime del sisma, lo Stato e le Istituzioni devono essere in prima fila, assumersi le proprie responsabilità e percorrere l’unica strada giusta: difendere i cittadini incolpevoli."
E rilancia chiedendo al "Comune dell’Aquila, la Provincia, la Regione Abruzzo e ogni altro Ente che avverta il peso e il valore della posta in gioco, deliberino immediatamente di assumersi tutte le spese legali che dovranno essere sostenute dai parenti delle vittime fino alla fine del giudizio. Ci sembra questo il modo responsabile e serio per dimostrare, oltre la solidarietà morale, anche il sacrosanto sostegno concreto verso i cittadini, restituendo alle Istituzioni il coraggio e il prestigio che sempre devono rappresentare."
Aggiunge poi Pierluigi Iannarelli, di Sinistra Italiana L'aquila: "la colpa non può essere di chi ha creduto e si è fidato dello Stato, delle sue rassicurazioni, delle sue commissioni create ad hoc, della Protezione Civile targata Guido Bertolaso e dei teatrini mediatici organizzati con l’allora assessore regionale Daniela Stati ad uso e consumo della propaganda berlusconiana. Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza, ma stabilire nel caso di specie il principio della “condotta incauta” è qualcosa di aberrante e pericoloso. Colpevolizzare le vittime, dopo che la Commissione Grandi Rischi è stata assolta in appello dopo una prima condanna a 6 anni in primo grado, non ha senso, non è corretto, non è giusto. Non lo è per chi quella notte ha perso la vita, non lo è per chi in quella notte la vita, si è fermata per sempre. Pensavamo di non doverlo sottolineare ma al sit-in organizzato spontaneamente al Parco della Memoria, avremmo voluto vedere anche il Sindaco e qualche rappresentante della maggioranza."