Tra i temi caldi di questa campagna elettorale sicuramente il tema del diritto all’aborto e del cosiddetto calo della natalità, che ha occupato dibattiti e polemiche, soprattutto con la formazione di un governo conservatore e legato ai movimenti pro-vita.
Ma ad oggi cosa deve affrontare una donna che decide di mettere al mondo un bambino?
I temi da affrontare sarebbero tanti, ma partiamo da uno dei più urgenti, cioè quello dei servizi educativi per la prima infanzia.
Nella nostra Regione, in Abruzzo, alla fine del 2020, i dati raccolti descrivono una situazione preoccupante, infatti ad essere attivi sono 239 servizi educativi per la prima infanzia, ovvero nidi, micronidi, nidi aziendali, sezioni primavera e servizi integrativi per la prima infanzia.
Emerge dal report Istat "Offerta di nidi e servizi integrativi per la prima infanzia - Anno educativo 2020/2021" che la percentuale di copertura dei posti rispetto ai residenti tra 0 e due anni di età è pari al 25,4% rispetto ad una media italiana comunque molto bassa che corrisponde al 27,2%, collocando l’Abruzzo nella seconda metà della classifica.
I posti a disposizione, per una madre o una coppia che necessità, per ragioni lavorative e quindi economiche, di usufruire di tale servizio, si dividono tra il pubblico e il privato: infatti dei 239 servizi attivi sono 99 a titolarità pubblica e 140 a titolarità privata e dei 6.643 posti autorizzati al funzionamento sono 3.374 in strutture pubbliche e 3.269 in strutture private.
Complessivamente sono 200 i comuni abruzzesi scoperti mentre la percentuale di comuni coperti dal servizio è pari al 37,7%.
Ebbene, in Abruzzo, e in generale nel Paese, la decisione di portare avanti una gravidanza ad oggi si scontra con le condizioni economiche e lavorative di cui dispone una donna o una famiglia, e i dati impongono l’urgenza nel territorio di investire sui servizi per renderli capillari ed efficienti.