Giovedì, 02 Marzo 2023 18:27

Processo "Black Axe", contestata l'associazione di stampo mafioso

di 

È stato depositato, presso la Corte di appello penale di L'Aquila, l'atto di impugnazione contro la sentenza emessa dal Giudice per le indagini preliminari di L'Aquila a carico di uno degli imputati nigeriani condannato a 12 anni e 6 mesi di reclusione con rito abbreviato, nel giudizio di primo grado.

L'imputato, residente a Reggio Emilia, ma attualmente detenuto nel carcere di Bari, è stato condannato per diversi reati, tra i quali spicca quello di maggiore gravità, ossia l'associazione di stampo mafioso, il giudice ha fatto riferimento all'articolo 416 bis del codice penale.

 

Il reato in questione, che prevede nell'ipotesi più grave fino ad un massimo di 26 anni di reclusione, è stato contestato a tutti e sei gli imputati di nazionalità nigeriana coinvolti in questa annosa vicenda e che hanno scelto il rito alternativo. Ad oggi è ancora pendente il processo ordinario davanti al Tribunale penale collegiale di L'Aquila per i restanti imputati che hanno, invece, ritenuto di essere giudicati con il rito ordinario.

La decisione appellata, che è costituita di 136 pagine di motivazioni, è stata emessa fuori termine il 29 novembre del 2022, a distanza di circa 6 mesi dall'udienza di discussione conclusiva del processo alla mafia nigeriana, a seguito dell'operazione delle forze dell'ordine denominata "Black Axe", che si tenne presso il Tribunale di L'Aquila il 16 maggio sempre del 2022 ed in occasione della quale venne letto il dispositivo di condanna.

 

Il lungo tempo trascorso e l'importante volume delle motivazioni della sentenza, evidenzia la complessità del processo.

Lette le motivazioni, l'imputato, tramite i suoi difensori di fiducia, l'avvocato Carlotta Ludovici del foro di L'Aquila e l'avvocato Gisella Mesoraca del foro di Reggio Emilia, ha deciso di impugnare la sentenza di primo grado, iniziando dalla contestazione dell'esistenza, nel caso specifico, dell'associazione a delinquere di stampo mafioso, anche per l’assenza di elementi inequivocabili che possano condurre al riconoscimento dell'esistenza di un tale tipo di sodalizio criminoso, ben più grave, anche e soprattutto in termini di entità della pena, rispetto alla semplice associazione a delinquere.

Adesso si resta in attesa che venga fissata l'udienza di discussione nel processo di secondo grado da parte della Corte di Appello penale di L'Aquila.

Chiudi