Martedì, 21 Marzo 2023 12:45

Premio Nazionale Borsellino, a L'Aquila il magistrato Giuseppe Ayala

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Si celebra oggi la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, organizzata a partire dal 1996 dalla rete di associazioni antimafia Libera contro le mafie.
Ed è in questa occasione che il magistrato Giuseppe Ayala, componente del pool di Palermo e collega e amico di Falcone e Borsellino ha incontrato a L’Aquila studentesse e studenti per una riflessione condivisa sul tema della legalità.

Presenti anche il prefetto dell'Aquila, Cinzia Teresa Torraco, il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, la presidente della Corte d'Appello dell'Aquila Fabrizia Francabandera, e la presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Anm) Roberta D'Avolio.

La giornata è dedicata al Premio nazionale Paolo Borsellino, giunto alla sua 31esima edizione, quest’anno organizzato dal Comune dell’Aquila con la collaborazione dell’associazione Società Civile.
Il premio prevede una serie di eventi - iniziative educative e di riflessione su temi come la lotta alla criminalità, il bullismo, anche nella sua declinazione di cyber bullismo, la violenza di genere, la memoria delle stragi e degli assassinii di mafia - che culmineranno a ottobre con la consegna del Premio.

A riportare alcuni riflessioni sul fenomeno mafioso in tutto il Paese, ma anche nel territorio abruzzese è il magistrato Giuseppe Ayala : “per quello che sappiamo la cupola mafiosa non esiste più ma è chiaro e evidente che esiste un accordo tra le famiglie per la suddivisione degli affari per cui non bisogna pensare che questo la renda più debole.”

Per Ayala “la sconfitta della mafia è ancora lontana però lo Stato e le istituzioni di questo Paese hanno sferrato quattro colpi giusti. Condizionato dalla pandemia mi viene da dire che non bisogna pensare che la mafia sia ricoverata o intubata ma diciamo più ricoverata per accertamento, ecco non sta molto bene quindi bisogna continuare”

Un focus anche sull’Abruzzo e sul rischio di infiltrazione mafiosa nell’economia territoriale.
“Alla fine degli anni Ottanta in un convegno a Milano- racconta Ayala- Falcone parlò del fatto che non si potesse più pensare di relegare le criminalità organizzata al meridione e spiegò che c’era il rischio di vedere la presenza mafiosa in altre regioni e questa presenza è determinata dagli affari, se pensiamo a quante amministrazioni comunali sono state sciolte in molte regioni anche del nord ci rendiamo conto che questo grave problema è un problema non più regionalizzabile”

“In Abruzzo non conosco casi specifici però in generale il problema è che queste persone guadagnano un sacco di soldi, soprattutto dallo spaccio e poi devono investirli e lo fanno nelle economie che ritengono idonee, non soltanto al sud, ma anche al centro nord italia” conclude Giuseppe Ayala.


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Ultima modifica il Mercoledì, 22 Marzo 2023 11:20
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