Decine di persone impegnate in danza, giocoleria, musica, freestyle, arte, è questa l’aria che si respirava ieri sotto i portici di San Bernardino durante tutto il pomeriggio.
“Riappropriamoci dello spazio pubblico al di fuori delle logiche del consumo” la rivendicazione di chi si è riunito in strada per usufruire di un luogo pubblico praticando un modello di socialità alternativa.
Ad interrompere il pomeriggio sono state sei volanti della polizia che hanno chiesto al gruppo di persone di andarsene: “la presenza di tutte quelle forze dell’ordine davanti ad un po’ di musica, arte e giochi da tavolo è assurda” commentano i partecipanti.
Decostruire l’imperativo che vede la socialità subordinata necessariamente al consumo è diventata un’esigenza impellente per la generazione che ad oggi attraversa un centro storico quasi ricostruito ma senza alcun tipo di servizio sociale e culturale, solo tantissimi bar, ristoranti e pub.
Ad oggi infatti il centro storico non è un luogo a misura di cittadino, ma solo un crocevia di persone in grado di consumare un prodotto.
“Stare in piazza non vuol dire solo spendere tutto in alcol, ma anche sentirsi liberi di giocare, produrre cultura, riposarsi su una panchina o semplicemente sentirsi a casa nella propria città” è questa la richiesta di chi ha animato i Portici ieri pomeriggio.
Camminando tra le persone presenti si potevano osservare svariate attività ricreative, un gruppo di giovani che praticavano break dance, qualcuno giocava a scacchi, ma c’era anche chi disegnava seduto a terra, inoltre tanta musica, una chitarra, poesie, ragazze e ragazzi con pattini e skate, chi faceva roteare in aria oggetti di giocoleria oppure semplicemente chi beveva una birra chiacchierando del più e del meno.
Un momento di libera socialità che ha rappresentato una vera e propria rivendicazione politica alternativa, la messa in pratica di un’idea di centro storico e di città che non ha alcuno spazio nel dibattito pubblico riguardo la ricostruzione e l’organizzazione urbana degli spazi. Ma il tema centrale è anche quello del consumo e dell’accessibilità dei luoghi, perchè chi non può permettersi di pagare il prezzo della socialità viene dimenticato e marginalizzato.
Un pomeriggio che ha coinvolto tanti giovani ma non solo, e ha destato la curiosità di molti passanti, fino a quando sei volanti della polizia hanno interrotto il momento, chiedendo alle persone presenti di andarsene “mi sembra assurdo che un tranquillo momento di socialità dal basso come questo venga interrotto dalle volanti, come se stessimo facendo qualcosa di male” afferma una partecipante “è assurdo che questo accada semplicemente perché un gruppo di giovani si ritrovano un sabato pomeriggio a socializzare tranquillamente”
“Ci hanno chiesto insistentemente di andarcene, quando stavamo semplicemente usufruendo di uno spazio pubblico libero, inoltre la gestione è stata molto confusionaria perchè effettivamente non avevano motivi per mandarci via” aggiunge un altro partecipante intervistato.
“Il problema è che non riescono a concepire lo spazio pubblico come uno spazio non di consumo, quindi o stai seduto ad un tavolo e consumi oppure puoi anche stare seduto sotto i Portici, ma se nel frattempo hai la dama, la musica, e sei più di venti persone diventi un problema” commenta un partecipante.
“E’ molto semplice: vogliamo sapere perché non possiamo venire sotto i Portici che sono uno spazio pubblico e stare insieme come abbiamo fatto questo pomeriggio” è la richiesta a cui la città dovrà dare risposta.
Foto di Sara Occhiuzzi