Onde di pressione “controllata” per rilevare in modo automatico le perdite idriche nelle condotte. È questo, in estrema sintesi, il cuore del progetto pilota che l’Università degli studi di Perugia sta sviluppando su un tratto dell’acquedotto “ex Ferriera”, su impulso della struttura commissariale per la sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso d’intesa con la Gran Sasso Acqua, l’azienda che si occupa della gestione del servizio idrico integrato per i 36 comuni dell’Aquilano.
Una tecnica innovativa, già utilizzata in altre città del nord Italia, per arginare il problema della dispersione idrica che caratterizza la gran parte delle infrastrutture della regione, con perdite che superano il 55% di quanto immesso in rete.
"A Trento, ad esempio, tale sistema" spiegano i tecnici del progetto "ha consentito in breve tempo di individuare alcune anomalie e localizzare due rotture nella condotta di adduzione che alimenta la città".
Il progetto è stato presentato nel corso del convegno, organizzato dal commissario per la sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso, professore di Costruzioni Idrauliche presso la Università della Campania 'Luigi Vanvitelli', Corrado Gisonni, che si è svolto nei giorni scorsi a L’Aquila, sul tema della digitalizzazione delle reti idrauliche, con l'obiettivo di sostenere e implementare un nuovo paradigma gestionale orientato all’efficienza, alla resilienza e alla sostenibilità del sistema idrico integrato.
“La tecnica – spiega la ricercatrice dell’Università degli studi di Perugia, Silvia Meniconi - si basa sulla generazione di piccole onde di pressione controllata che si propagano all’interno della condotta, localizzando eventuali anomalie all’interno della rete. Sono onde che viaggiano a velocità molto elevata – conclude la professoressa - e tornano indietro quando incontrano un qualsivoglia ostacolo, che sia una perdita, un’ostruzione parziale della condotta dovuta al calcare o una valvola di linea lasciata erroneamente chiusa, individuando così l’eventuale criticità”.
Presenti al convegno, tra gli altri, il vice presidente della Regione Abruzzo con delega all’Agricoltura e ciclo idrico integrato , Emanuele Imprudente, che ha evidenziato come “contributi tecnico-scientifici di questo livello siano fondamentali per implementare una progettualità tesa a rendere la rete più efficace e resiliente. In questi 4 anni – spiega Imprudente - abbiamo stanziato circa 470 milioni di euro, con il fine di realizzare infrastrutture e interventi per efficientare il sistema idrico integrato: abbiamo reperito risorse per ridurre le perdite nella rete, per potenziare il sistema irriguo, per sviluppare il sistema depurativo.
Lo abbiamo fatto – conclude - attraverso un approccio complessivo di sistema per poter gestire la risorsa acqua come occasione di sviluppo e di crescita di un intero territorio”.
Secondo il commissario Gisonni, “la regione Abruzzo non ha problemi di carenza idrica a livello delle fonti di approvvigionamento. Il problema, comune anche a quello del territorio nazionale, è la dispersione idrica che caratterizza la grossa parte delle infrastrutture. Ci sono realtà – conclude Gisonni - dove addirittura si supera il 65% in termini di perdite idriche”.