di Roberto Ciuffini e Alessandro Tettamanti - Progetto Case di Cese di Preturo. Gli operai hanno da poco iniziato a recintare il marciapiede che circonda la palazzina dove martedì è avvenuto il crollo di un terrazzino (il Comune ha dato ordine di transennare le aree sottostanti i balconi per interdire il passaggio ai pedoni) quando un inquilino si affaccia dalla finestra del suo appartamento al secondo piano per dare un'occhiata.
Per scherzo gli facciamo notare che in quel momento sta contravvenendo all'ordinanza emanata dal sindaco, che in teoria vieterebbe a lui e ai residenti di altri edifici (quelli costruiti dalla ditta che ha realizzato la palazzina di Cese) di mettere piede sulle terrazze.
L'uomo, ridendo, fa un gesto per farci capire che non ha trasgredito, essendo rimasto al di qua della soglia, ma poi aggiunge serio: "Ancora poco tempo e andrò via. Ho dei bambini piccoli, qui trema tutto, ho chiesto di essere trasferito". Aggiunge che il suo appartamento confina proprio con quello dove solo per miracolo si è evitata la tragedia.
Poco dopo, mentre è intenta a caricare sulla propria auto le poche cose che potrà portare nel nuovo alloggio assegnatole dal Comune, incontriamo proprio lei, Luciana Leonardis, l'inquilina che ha visto schiantarsi i tre quintali del balcone del piano superiore sul terrazzino dove poco prima il padre era uscito a innaffiare le piante. Nuovamente sfollata.
Per motivi si sicurezza, è stata costretta ad abbandonare l'alloggio nel quale viveva dal 2009. Ma, della sua piastra, è l'unica ad essere stata evacuata. Non è vero, dunque, come era stato detto in un primo momento dall'assessore Lelio De Santis (che ha la delega alla gestione del progetto Case), che l'edificio è stato sgomberato in via precauzionale.
"Il sindaco non voleva nemmeno che ce ne andassimo" racconta a NewsTown la donna. "Tutto questo è successo perché non c'è mai stata manutenzione. Io mi ero lamentata più volte perché in camera mia c'era una grossa infiltrazione sul soffitto. Quando pioveva l'acqua entrava penetrando dalla rifinitura del balcone del piano di sopra. Ho telefonato diverse volte al Comune, mi hanno risposto che, per risolvere il problema, sarebbe bastato mettere un po' di silicone". Dal 2009 a oggi mai nessun intervento, nonostante i 7mila euro di spese condominiali regolarmente pagati. Sono i soldi (dovuti da tutti i residenti del progetto Case) che dovrebbero servire proprio a coprire i costi di manutenzione.
Le palazzine potenzialmente a rischio, quelle per le quali è in vigore l'ordinanza, sono una ventina. Tre di queste si trovano qui a Cese. Si riconoscono perché, a livello estetico, hanno tutte le stesse caratteristiche. E gli stessi problemi: l'intonaco dei muri esterni è pieno di crepe e scollature, il legno che riveste parte delle facciate è marcito, ovunque ci sono segni evidenti di incuria e degrado.
Quando piove forte, ci dicono altri residenti, l'acqua arriva dappertutto, negli androni e fin sulle soglie degli appartamenti. Le rampe delle scale sono esposte e senza protezioni e spesso si bloccano anche gli ascensori. Un problema non secondario, perché in molti appartamenti, anche dei piani superiori, vivono persone anziane che hanno difficoltà a fare le scale.
"Non abbiamo certezze" racconta, tra rassegnazione e fatalismo, un inquilino che vive al piano terra della piastra di fianco a quella dove si è verificato il distacco. Non sa se può stare tranquillo, se i balconi che sporgono sopra di lui siano sicuri o meno.
Il Comune, per bocca del sindaco e dell'assessore De Santis, ha annunciato che, nei prossimi giorni, saranno eseguiti tutti i controlli e gli accertamenti del caso. Non è ancora chiaro, tuttavia, che tipo di verifiche verranno fatte, in quanto tempo e con quale accuratezza, anche considerato il numero di appartamenti che bisognerà passare ai raggi X (circa cinquecento).
Per ora si va avanti con le ordinanze "anti-affaccio" e i transennamenti ma l'impressione è che si navighi un po' a vista. Ai problemi emersi in questi giorni se ne aggiugono, poi, altri: il prossimo 3 ottobre scade la proroga per la gestione ordinaria del Progetto case alla Manutencoop senza che sia nemmeno in preparazione la gara di evidenza pubblica necessaria per individuare il socio privato che farà parte della nuova società di gestione mista pubblico-privata, come stabilito da delibera Consiliare. In tal senso per la Giunta, in questo momento il balcone sembra essere caduto a pennello per rimettere in discussione con motivazioni straordinarie tale delibera e chiedere, solo ora, l'intervento speciale dello Stato per la manutenzione del c.a.s.e.
Non solo: ci sono i 5 milioni di euro di vecchie bollette per i consumi nelle Case e nei map ancora da incassare, le famiglie sul piede di guerra per i nuovi acconti per luce e gas che il Sed ha iniziato a spedire, i danni erariali milionari contestati dalla Corte dei Conti, per i quali sono stati chiamati a rispondere il sindaco, due assessori e una dirigente comunale.
Per Cialente e la sua traballante maggioranza, attraversata da continue fibrillazioni, si prospetta un autunno ancora più caldo di quello che attende il Governo.