Il 9 maggio scorso ricorreva l'anniversario della morte di Peppino Impastato, militante di democrazia proletaria, brutalmente ucciso dal clan Badalamenti nel 1978. In concomitanza con questa data, è balzata agli onori delle cronache, con un certo ritardo, la decisione della magistratura di archiviare la querela per diffamazione presentata da Roberto Saviano contro il giornalista ed ex br Paolo Persichetti, per alcuni suoi articoli pubblicati sul quotidiano Liberazione.
Al centro della questione, alcune righe scritte da Saviano nel Dicembre del 2004 sul blog Nazione Indiana appena dopo la morte di Felicia, la mamma di Peppino Impastato:
"Inviavo a Felicia gli articoli sulla camorra che scrivevo, così, come per una sorta di filo che sentivo da lontano legarmi alla battaglia di Peppino Impastato. Un pomeriggio, in pieno agosto mi arrivò una telefonata: "Robberto? Sono la signora Impastato!" A stento risposi ero imbarazzatissimo, ma lei continuò: "Non dobbiamo dirci niente, dico solo due cose una da madre ed una da donna. Quella da madre è stai attento, quella da donna è stai attento e continua"
Queste parole, pubblicate poi anche nel libro La bellezza e l'inferno del 2006, sono state smentite da Felicia Vitale, moglie di Giovanni, fratello di Peppino, e nuora di Felicia Impastato, come si può leggere in un documento depositato agli atti del procedimento e riportato dal sito baruda.net
"La madre di Peppino non aveva il telefono e faceva le telefonate tramite me. Non mi risulta che abbia telefonato a Roberto Saviano. Faccio notare che mia suocera è morta nel 2004 e il libro Gomorra è uscito nel 2006"
Saviano si è difeso tramite il suo account facebook parlando di una ragazza che nel 2004 aveva letto i suoi articoli e gli avrebbe passato al telefono la signora Felicia.
Ma se Gomorra esce nel 2006 e l'episodio che giustifica la scorta a Saviano è più precisamente dell'ottobre di quello stesso anno, perché Felicia Impastato gli avrebbe chiesto di stare attento se non c'erano, allora, minacce fondate? "Forse - dichiara lo stesso Persichetti in una intervista a Radio Blakout - siamo semplicemente di fronte al tentativo di costruire un passaggio ideale di testimone e anticipare una battaglia eroica con postura vittimistica".
Ripercorriamo meglio la vicenda. La causa per diffamazione avviata da Saviano prende piede a partire da due articoli che Persichetti scrive nel 2010 su Liberazione. In particolare, il primo racconta dell'esposto contro l'Einaudi presentato dal presidente del Centro siciliano di documentazione "G.Impastato", Umberto Santino, per delle inesattezze e delle superficialità nel volume di Saviano "La parola contro la camorra". Il corpo di Peppino Impastato fu ritrovato dilaniato dallo scoppio di una carica di tritolo messa su di lui dalla mafia per simulare un attentato e liberarsi di un uomo che con la sua forza e la sua intelligenza minava la stabilità della mafia stessa a Cinisi, provincia di Palermo. In alcuni passaggi del libro dello scrittore napoletano, si avvalora l'idea che il merito di aver fatto cadere il muro dell'omertà sulla tragica vicenda di Peppino, e quindi della riapertura delle indagini, debba essere interamente attribuito al film I cento passi, omettendo così il ruolo giocato dai familiari e dal Centro Impastato.
Saviano semplicemente non rispose ed Einaudi minacciò una querela. Oltre a raccontare questi fatti, nell'articolo Persichetti riportava il parere di Umberto Santino il quale dichiarò, dopo aver fatto alcune verifiche, che la telefonata tra Saviano e Felicia Impastato non c'era mai stata.
Il secondo articolo per cui Saviano si sentì diffamato appare sempre su Liberazione ed è una critica alla performance televisiva dello scrittore nel programma di Fabio Fazio, Vieni via con me.
Il Gip Barbara Càllari, però, gli ha dato torto, stabilendo nell'ordinanza che:
a)"La polemica tra Saviano e il Centro Peppino Impastato, relativamente all'attività che avrebbe determinato la riapertura delle indagini sull'omicidio Impastato è stata documentalmente provata" b) Sulla vicenda della telefonata "Persichetti si è limitato a riferire una diversa ricostruzione della vicenda fondata su fonti attendibili, ovvero le dichiarazioni rese dalla nuora di Felicia Impastato, anch'essa di nome Felicia, e da Giovanni Impastato, fratello di Peppino, documentate in atti" c) I giudizi critici espressi nei confronti degli interventi di Saviano nel corso della trasmissione Vieni via con me "non trasmodano nell'attacco personale ma sono configurabili nel legittimo esercizio del diritto di critica".
La questione principale per Saviano è ovviamente quella di non perdere in credibilità. Sono in molti, però, a criticare il suo modo di scrivere che miscela la cronaca al romanzo. Critiche sono arrivate anche per la costruzione pubblica del suo personaggio che lo rende icona da non contraddire e che si presta alla retorica dell'eroismo. Il suo modo di fare antimafia, per molti, è pervaso da un moralismo che ridurrebbe il tutto alla lotta del bene contro il male.
Lo scrittore di Gomorra ha sempre risposto alle critiche parlando di macchina del fango, eppure stavolta il fango sembra l'abbia utilizzato proprio lui. Non si capisce, altrimenti, perché avrebbe deciso di querelare Persichetti, che nel suo parlare della vicenda non chiama mai per nome ma solo "terrorista" o "brigatista".
"Saviano è inattaccabile - dice Persichetti - ha puntato me perché ha pensato che un condannato a 22 anni fosse poco credibile e che per lui fosse facile andare allo scontro e vincere. Non ha pensato di querelare Santino. Ha usato me per colpire loro."