Mercoledì, 15 Ottobre 2014 09:54

Johannes de Grocheo: la musica come ordine sociale

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Il musicologo tedesco Hans Heinricht Eggebrecht, nel considerare l’origine della musica, distingue due origini una primitiva ed una greca ed afferma che «la parola magica dell’origine greca […] si chiama teoria. La teoria creò […] la prassi musicale. […]Perciò teoria e prassi non costituiscono un contrasto ma due aspetti della stessa cosa, la musica».

Già a partire dalle riflessioni dei filosofi greci l’aspetto teorico della musica fu sicuramente l’oggetto principale degli studi di letterati ed intellettuali e molti sono i trattati che si sono interrogati sugli aspetti tecnici musicali cercando di individuare e definire le leggi che regolavano la composizione musicale. Ma, anche se questo era l’atteggiamento prevalente, gli studiosi sempre più frequentemente nel medioevo riflettono anche su altri aspetti che hanno a che fare con la pratica musicale e con l’aspetto emotivo e sociale della musica.

Tra gli autori che si sono soffermati sulle funzioni della musica, una figura di spicco è quella del francese Jean de Grouchy, latinizzato in Johannes de Grocheo che, nel suo trattato Ars musicae, scritto intorno all’inizio del Trecento, oltre agli aspetti teorici correda la sua opera con una descrizione della pratica musicale nella Parigi del suo tempo.

Secondo Grocheo si distinguono tre generi di musica: musica simplex, monodica e su testo non in latino, composita cioè polifonica e musica ecclesiastica vale a dire liturgica. Grocheo si preoccupò di assegnare una funzione sociale alla musica, egli infatti affermava che alla musica simplex, quindi profana, appartengono tutte quelle composizioni che recano sollievo e rendono più sopportabili le difficoltà. Classificava inoltre le specie che sono tre di cantus, suddiviso a sua volta in gestualis, coronatus, e versualis, e tre di cantilena, diviso ancora in rotundellus, stantipes, e ductia, a cui sembra corrispondere la distinzione della retorica dei tre stili: alto, mediocre e basso.

Lo stile alto appartiene al cantus coronatus di cui il canto dei trovieri rappresenta l’esempio. Grocheo afferma che questo è un tipo di musica che viene composto anche da re e nobili per esortare gli animi all’eroismo e a tutte quelle doti che servono per ben governare: Il canto coronato è chiamato da alcuni conductus simplex. Il quale infatti per la bellezza del dettato e del canto da maestri e studenti è incoronato come il francese Ausi com l'unicorne oppure Quant li roussignol. Questo anche dai re e dai nobili suole essere composto ed anche presso i re e i principi della terra è eseguito, per spingere i loro animi all’audacia e al coraggio, alla grandezza d’animo e alla generosità, tutte cose che conducono ad un buon governo. Questo tipo di canto tratta di argomenti dilettevoli e impegnativi, come l’amore e la pietà, ed è composto unicamente da lunghe e perfette.(…) Il cantus gestualis è quello che si riferisce alla chanson de geste e alle imprese dei santi e corrisponde ad uno stile mediocre. E’ un canto rivolto a quelle persone di media cultura e appartenenti al ceto medio, alle quali questo genere dona conforto dalle preoccupazioni e le incoraggia a persistere nelle loro occupazioni. E’ una musica che è quindi di sostegno allo Stato e al mantenimento dell’ordine sociale.

Il cantus versualis è considerato appartenente allo stile basso ed è riferito a canti poco curati sia nel testo che nella composizione. E’ un tipo di canto la cui caratteristica è quella di esortare i giovani a non oziare. Sempre ai giovani e alle ragazze sono rivolti anche le tre specie di cantilena, infatti il rotundellus è adatto alle feste ed ai banchetti, mentre stantipes e ductia sono forme non solo vocali ma anche strumentali: il canto versualis è quello che da alcuni è detto cantilena a confronto del coronato e dalla sua qualità si distacca nel dettato e nella concordanza, come nel francese Chanter m'estuet, quar ne m'en puis tenir oppure Au repairier que ie fis de Prouvence. Codesto canto poi deve essere mostrato ai giovani, affinché non siano ritrovati sempre nell’ozio. A chi infatti rifiuta il lavoro e vuole vivere nell’ozio debbono essere messi davanti il lavoro e l’avversità. Attraverso la musica si organizzano così il tempo libero e gli intrattenimenti di giovani e di adulti, indirizzandoli in un’attività organizzata non lasciata al caso e ad improvvisate iniziative che potrebbero causare problemi al rispetto delle regoli sociali.

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