Venerdì, 19 Dicembre 2014 17:36

Discarica Bussi, il fatto non sussiste. Galletti: "Saremo parte civile in appello"

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Tutti assolti dal reato di avvelenamento perché il fatto non sussiste. Il reato di disastro ambientale, invece, è stato derubricato in disastro colposo e quindi non si potrà procedere per intervenuta prescrizione.

E' la sentenza emessa, oggi pomeriggio, dalla Corte d'Assise di Chieti, presieduta dal giudice Camillo Romandini (giudice a latere Paolo Di Geronimo), riguardante la mega discarica di Bussi.

I 19 imputati sono quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison.

I pm del tribunale di Pescara Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini avevano chiesto 18 condanne e un'assoluzione e pene da 4 a 12 anni e otto mesi.

La scoperta della discarica più grande d'Europa, cioè 25 ettari di rifiuti tossici, risale al 2007 dopo più di un anno di indagini del Corpo forestale dello Stato, coordinate dall'allora pm Aldo Aceto, avviate a seguito del ritrovamento nel fiume Pescara di considerevoli quantità di clorometanoderivati.

Le reazioni

"Prendo atto che evidentemente la prima cosa che posso constatare è che le acque sotterranee, le falde acquifere che costituiscono una risorsa fondamentale per l'uomo, non sono oggetto di tutela ma leggeremo le motivazioni della sentenza". E' quanto ha dichiarato, all'esito della sentenza, l'avvocato Cristina Gerardis, dell'avvocatura dello Stato e parte civile nel processo. "Certamente non si può parlare di delusione perché un avvocato è abituato ad avere esiti favorevoli o sfavorevoli in un processo. Però perplessità e un grande punto interrogativo ci sono perché studiando bene le carte del processo abbiamo potuto constatare la gravità della situazione ambientale di quest'area. Ritengo che la sede civile, quella che l'avvocatura dello Stato attiverà sicuramente, sia una sede idonea a restituire al territorio, qualora l'esito della causa potrà essere favorevole, un giusto ristoro in termini di riparazione ambientale che è quello che alla fine si vuole. Quello che si vuole è solo il ripristino ambientale".

Grande soddisfazione hanno espresso i legali della difesa: "I giudici hanno ravvisato delle responsabilità per colpa e la difesa ritiene siano stati colti dalla Corte tanti spunti dai temi proposti. Esprimiamo quindi grande soddisfazione", ha dichiarato l'avvocato Baccaredda. "Naturalmente - ha aggiunto - leggeremo la motivazione della sentenza. C'erano tante aspettative da parte dell'opinione pubblica. La difesa sperava in maniera forte come erano state forti le nostre discussioni. E' stata esclusa qualsiasi fattispecie con dolo". Per l'avvocato Baccaredda, la sentenza ha tenuto conto che una fattispecie colposa ci poteva essere ed è del tutto diverso rispetto a quello che era stato costruito nel capo di imputazione del dottor Aceto.

"Siamo molto soddisfatti perché è stata riaffermata davvero la giustizia. Altra questione è quella della ferita al territorio che non poteva essere risolta ovviamente in questa sede e per la quale dovranno essere predisposti tutti gli opportuni e necessari strumenti". Così l'avvocato Tommaso Marchese, difensore dell'imputato Giuseppe Quaglia, 69 anni, originario dell'aquilano. "Le considerazioni - ha aggiunto Marchese - non possono che essere di grande soddisfazione per il lavoro della difesa, però, soprattutto, apprezzamento per il coraggio dei magistrati. Non possiamo nasconderci che c'era un'attesa della piazza completamente diversa, i magistrati si sono mostrati molto aderenti alla disamina dei comportamenti individuali e all'oggetto specifico del processo penale: le condotte degli uomini non le entità astratte".

"Ho appreso la notizia della sentenza riguardante il processo per il disastro ambientale di Bussi. Il fatto che sia stato riconosciuto il disastro colposo legittima l'iniziativa per la Regione di attivare una causa civile per il risarcimento dei danni da parte di chi ha ridotto le acque e le terre dell'Abruzzo in queste condizioni". Questo il commento del governatore Luciano D'Alfonso.

"Il dispositivo è assolutamente netto nell'escludere un profilo di volontà sia per quanto riguarda l'avvelenamento sia per quanto riguarda il disastro. Non c'è volontà nell'azione degli imputati. Il dispositivo, però, apre un altro scenario per quanto riguarda il disastro: il disastro c'è, non è un caso che ci sia ma c'è una responsabilità umana nella causazione tant'è che viene riqualificato in colposo, cioè afferisce ad un dato gestorio inadeguato delle strutture che naturalmente riguardavano la zona. Per questo capo di imputazione è intervenuta la prescrizione e questo deve indurci a rifletere".

Così l'avvocato Tommaso Navarra, legale del Wwf, parte civile nel processo Bussi, commento la sentenza emessa oggi dalla Corte d'Assise di Chieti, le cui motivazioni saranno rese note tra 40 giorni.

"Non si è affermata la responsabilità perché - ha proseguito - come avviene purtroppo in Italia, anche di frequente, caso eternit insegna, il tempo per accertare è un tempo incompatibile per affermare la responsabilità. Questo ci deve far riflettere, ma deve far riflettere anche il territorio e gli abruzzesi: dobbiamo essere più vigili sul nostro territorio perché soltanto una presenza costante può portare un accertamento immediato dei fenomeni gravi di inquinamento per non rimanere con il cerino acceso della bonifica. Questa struttura di sentenza apre un problema: chi inquina paga, se nessuno è responsabile chi paga comunque il disastro? La comunità abruzzese? Noi - ha infine commentato l'avvocato - dobbiamo essere più presenti, più incisivi nella fase iniziale di accertamento dei fatti".

"Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordiamoci il passato. In Val Pescara c'è un disastro ambientale ma vi è impunità. Ormai è un Paese dove la giustizia in materia ambientale non può arrivare". Così il Forum abruzzese dei movimenti per l'acqua commenta la sentenza della corte d'Assise di Chieti sulla mega discarica di Bussi sul Tirino.

"Nessuna delusione. Le sentenze si accettano per quelle che sono. In tribunale non ci sono partite da vincere, ci sono questioni giuridiche da proporre all'attenzione del giudice". E' quanto ha dichiarato uno dei legali di parte civile, l'avvocato Nino Sciambra. "La prima considerazione - ha commentato - è che la Corte ha riconosciuto il fatto che un disastro è avvenuto ma nella formulazione colposa e questo ha fatto scattare la prescrizione. Questo potrebbe lasciare spazio alla proposizione di un'azione civile da parte del ministero dell'Ambiente. Per quanto riguarda l'assoluzione per avvelenamento - ha concluso - sarei più cauto e aspetterei le motivazioni perché vorremmo capire qual è stato il percorso che ha seguito la Corte che evidentemente non ha riconosciuto l'esistenza di una strategia di impresa".

"Una vera vergogna". E' questo il commento di Legambiente sulla sentenza per le discariche dei veleni della Montedison scoperte a Bussi nel 2007, che vede tutti assolti i 19 imputati. "Dopo la sentenza dell'eternit ancora una sentenza che non trova i colpevoli. Accusati a vario titolo di disastro e di avvelenamento delle acque, sono stati tutti assolti per questo capo d'accusa, perche' - commenta Legambiente - ancora non c'e' il reato di disastro e di inquinamento ambientale e la prescrizione scatta come una mannaia, come se gli effetti nefasti dei reati ambientali potessero essere calcolati solo nel momento in cui l'atto illegale e' stato compiuto e non in base agli effetti che continuano a provocare nel tempo sulla salute e sull'ambiente". "Ancora una volta un disastro ambientale finisce con un nulla di fatto - commentano Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente e Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo - ma la nostra associazione, tra le parti civili al processo, continuera' la sua battaglia su Bussi. Cosi' come continueremo ad impegnarci affinche' venga fatta giustizia su molti altri disastri ambientali consumati in Italia. E per evitare che nuove Bussi e nuove Eternit si compiano sul territorio e nelle aule dei tribunali pretendiamo dal Senato una rapida approvazione del disegno di legge sui delitti ambientali nel codice penale, fermo da febbraio scorso nelle commissioni Ambiente e Giustizia del Senato". Per questo Legambiente ha promosso insieme a Libera e altre 25 associazioni di cittadini e di categoria, un appello al presidente del Senato Grasso che si puo' sottoscrivere su www.change.org/legambiente-ecoreati 

"La sentenza di oggi, al di la' delle questioni squisitamente procedurali e tecniche, certifica innanzitutto un dato inconfutabile: la giustizia in Italia e' morta, e neanche la magistratura ormai tutela i diritti dei cittadini". Lo afferma il Movimento 5 Stelle Abruzzo. "Lo stato di diritto in Italia sta diventando un'utopia: i poteri forti hanno vinto, le multinazionali fanno quel che vogliono e di fatto possono agire indisturbate anche violando le leggi. Un avvelenamento di centinaia di migliaia di persone sparito nel nulla, come per incanto: pazzesco. L'assoluzione di oggi - prosegue il Movimento - e' una pagina molto buia non solo per gli abruzzesi, ma per tutti gli italiani. Oggi piu' che mai e' urgente la necessita' di una ricostruzione dalle fondamenta del nostro Paese ormai alla deriva.

"La sentenza di sul disastro ambientale di Bussi e della Val Pescara grida vendetta. Ingiustizia è fatta, i tumori non si prescrivono". A parlare è Maurizio Acerbo, della segreteria nazionale del Prc. "Quando nel 2007 il Corpo forestale sequestrò la discarica Tremonti e nei mesi successivi io rivelai con un'interrogazione parlamentare che migliaia di cittadini avevano bevuto per anni acqua contaminata - ricorda - mi aspettavo che qualcuno dovesse rispondere per un simile disastro ambientale. Invece debbo apprendere che in Abruzzo l'avvelenamento non sussiste come la corruzione. Quando non si può negare che il disastro sussiste si trasforma in colposo e scatta la prescrizione. Non si riesce a capire come possa giustificarsi una cosa del genere a fronte del gigantesco lavoro di ricostruzione di fatti e documenti da parte dei pm Mantini e Bellelli a cui deve andare la riconoscenza di tutto il popolo inquinato e dei cittadini onesti. Insomma - aggiunge l'esponente politico, ex deputato e consigliere regionale - siamo stati avvelenati per anni ma a pagarne le conseguenze sono solo i cittadini e la loro salute. Bisogna attendere di leggere le motivazioni ma una sentenza del genere preoccupa anche sul piano del risarcimento. E' probabile che si debba intraprendere una lunga azione risarcitoria ricorrendo alla giustizia civile mentre la popolazione continuerà a subire le conseguenze del disastro ambientale. Non basta prendersela con chi ha emesso la sentenza perché è evidente che in Italia vige un quadro normativo che fa comodo all'intera classe dirigente delle larghe intese che consente agli inquinatori come ai corrotti di farla sempre franca. I partiti di governo che hanno creato questa situazione di impunità generalizzata - commenta infine Acerbo - sono i principali responsabili del ripetersi di sentenze di questo genere"

Il ministro dell'Ambiente Galletti: "Anche in Appello saremo parte civile"

 

"E' solo una sentenza di primo grado e, come tale, non definitiva, quella che ha assolto gli imputati nel processo penale innanzi alla Corte di Assise di Chieti per il disastro ambientale provocato dalla mega discarica dello stabilimento Montedison di Bussi sul Tirino. Occorrera' leggerne le motivazioni, per valutare le ragioni sia del mancato riconoscimento del reato di avvelenamento delle acque, che della derubricazione del reato di disastro doloso in colposo, che ha avuto per effetto la dichiarazione di prescrizione del reato da parte della Corte di Assise. Il ministero ha intenzione di proseguire, in grado di appello ed anche in Corte di Cassazione, l'intrapresa azione civile per la condanna al risarcimento degli ingenti danni provocati". Lo afferma il ministro dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del mare Gian Luca Galleti. "La finalita' di ripristino ambientale di quella parte d'Abruzzo rappresenta una priorita', a prescindere dall'esito del processo penale e infatti il ministero sin dal 2013 ha adottato un provvedimento con il quale ha diffidato Edison a provvedere alla rimozione dei rifiuti illegalmente stoccati nelle aree a nord dello stabilimento e della discarica 'Tre Monti'. Il provvedimento - ricorda il ministro - e' stato impugnato innanzi al Tar ASbruzzo che l'ha ritenuto legittimamente adottato e percio' e' attualmente efficace. A gennaio la parola definitiva spettera' al Consiglio di Stato che deve decidere il ricorso proposto avverso la decisione del Tar. Nel frattempo - conclue Galletti - all'inizio di dicembre il Commissario Goio ha presentato il piano per la bonifica dell'area a nord dello stabilimento Solvay, sul quale sono stati chiesti i pareri di Ispra e Arta Abruzzo al fine dell'esame definitivo in Conferenza di Servizi".

Gli imputati e le richieste di condanna

Dodici anni erano stati chiesti per Guido Angiolini, amministratore delegato di Montedison dal 2001 al 2003, e per Luigi Guarracino. 11 anni invece era la richiesta di condanna per Leonardo Capogrosso, coordinatore dei responsabili dei servizi Pas degli stabilimenti facenti capo alla Montedison-Ausimont di Milano; Salvatore Boncoraglio, responsabile protezione ambientale e sicurezza della sede centrale di Milano; Carlo Vassallo, direttore dello stabilimento di Bussi dal 1992 al 1997; Nazzareno Santini, direttore dello stabilimento dal 1985 al 1992; Maurizio Aguggia e Giuseppe Quaglia

Le altre richieste di condanna erano: 10 anni e 4 mesi per Camillo Di Paolo, Vincenzo Santamato, Giancarlo Morelli, Angelo Domenico Alleva e Mauro Molinari. Chiesti 7 anni per Luigi Furlani, Alessandro Masotti e Bruno Parodi. Le richieste di condanna riguardano 18 dei 19 imputati.

L'assoluzione per non aver commesso il fatto era stata chiesta per Maurizio Piazzardi, mentre per Nicola Sabatini l'accusa aveva chiesto 4 anni per il disastro ambientale e l'assoluzione per l'avvelenamento dell'acqua.

 

 

Ultima modifica il Sabato, 20 Dicembre 2014 22:11

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