Venerdì, 30 Gennaio 2015 12:08

Bollette del progetto Case, gli assegnatari si rivolgono alla Magistratura

di 

I domiciliati nel Progetto C.A.S.E. dicono basta all'attuale gestione dei complessi abitativi provvisori che definiscono dannosa.

"Nonostante le numerose istanze finalizzate alla corretta quantificazione dei consumi individuali, indispensabile per porre gli occupanti dei complessi antisismici nella condizione di pagare il giusto - si legge in una nota firmata da Andreina Pellegrini a nome dei domiciliati - il Comune dell’Aquila ha ritenuto opportuno non rivedere e ricalcolare le note bollette da tutti contestate. Il Sindaco dell’Aquila nel tentativo di distogliere l’attenzione dalla sua pessima amministrazione ha sempre cercato di far passare il messaggio che chi domicilia nelle C.A.S.E. non vuol pagare. Ciò è falso. Tutti vogliono pagare i propri consumi e fino all’entrata in vigore dell’8-quinquies, contenuto nella Legge 164/2015, gli addebiti dovranno essere fatti sulla base dei reali consumi dei singoli nuclei".

I cittadini - ricorda Pellegrini - hanno versato acconti in attesa delle corrette fatturazioni mai arrivate. "Mai nelle bollette è stato specificato quanto fosse riferito al riscaldamento, all’acqua calda sanitaria, alla luce scale ed all’ascensore. Trovandoci nella condizione di non poter corrispondere il giusto dovuto, abbandoniamo ogni dialogo con l’amministrazione ricorrendo ad atti concreti. Faremo valere le nostre ragioni in ogni sede preposta ricorrendo alle Magistrature competenti e sarà difficile che un Giudice che come tutti paga secondo i reali consumi, possa dire che per le C.A.S.E. siano corretti i 'folkloristici' conteggi del Comune".

L'atto di alcuni dei domiciliati nel progetto C.A.S.E, assistiti dall'avvocato Fausto Corti, segue il ricorso del Comitato di Assergi la cui udienza è fissata per il prossimo 2 febbraio. "I vari Comitati si sono uniti per portare avanti, di fronte alle Magistrature competenti, tutte le azioni del caso e ci rivolgeremo anche alla Consulta per l’iniqua norma che impone il pagamento a metro quadrato", incalza Andreina Pellegrini nella nota inviata alla stampa. "Il Sindaco dell’Aquila fino ad oggi ha contato sul silenzio di persone per lo più intimorite perché anziane, semplici e nell’impossibilità di affrontare spese legali. Tutto è stato sopportato e subito sotto la mannaia del possibile sfratto: oggi diciamo basta, facciamo quadrato per tutelare i nostri diritti e far valere le nostre ragioni". 

"Il recente comma 8-quinquies dell'art. 4 del D.L. 13312014 - si legge nella diffida inviata al Comune dell'Aquila dall'avvocato Fausto Corti - ha stabilito che, a partire dal 13 settembre 2014 (data di entrata in vigore della Legge di conversione), i miei assistiti dovranno pagare i consumi dei loro appartamenti, inclusi quello sostenuti per il riscaldamento e per la produzione di acqua calda sanitaria secondo le superfici lorde coperte degli alloggi. Si tratta di un criterio profondamente iniquo poiché sacrifica chi consuma di meno (perché più accorto o semplicemente per le ridotte dimensioni del suo nucleo familiare), a scapito di chi consuma di più per scelta personale o per circostanze obiettive (si pensi ad una famiglia numerosa)".

A prescindere da ciò, sottolinea Corti, "il nuovo criterio legislativo viola la normativa in materia secondo cui la quantificazione del consumo del singolo alloggio va fatta in modo individuale ed appare manifestamente incostituzionale sia sotto il profilo del principio di eguaglianza posto dall'art. 3 della Costituzione, sia perché si pone in contrasto con il divieto posto agli Stati dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo di apportare modifiche legislative che, a scapito del cittadino, introducano un nuovo assetto della materia del contendere al fine di prevalere in giudizio".

Ciò è quanto accaduto nella fattispecie, sostengono i domiciliati del progetto C.A.S.E. In altre parole, sarebbe stato operato un intervento legislativo che ha inciso sulla controversia in atto tra gli assegnatari e il Comune dell'Aquila, "rendendo impossibile la soccombenza della parte pubblica nei confronti dei cittadini".

Per tale ragione, gli assegnatari hanno deciso di agire giudizialmente, "per ottenere - scrive Corti - la dichiarazione di illegittimità costituzionale della norna recante il nuovo, abnorme criterio di quantificazione dei loro consumi. Nel frattempo - sottolinea il legale - devo rilevare che larga parte dei consumi di gas sostenuti dai miei assistiti sono la conseguenza del mancato funzionamento dei pannelli solari, che avrebbero dovuto assicurare una quantità pari al 50% dell'acqua calda sanitaria, e dell'inadeguato isolamento delle palazzine in cui abitano, che provoca una colossale dispersione tecnica".

Problematiche che il Comune dell'Aquila conosceva da tempo e che si sarebbero potute evitare se l'amministrazione avesse provveduto alla manutenzione dei pannelli solari e agli interventi di riparazioni necessari per assicurare tenuta termica adeguata agli edifici.
Dunque - leggiamo ancora - l'avvocato Corti ha ricevuto anche l'incarico "di diffidare l'amministrazione dal richiedere il rimborso della parte dei consumi che è stata determinata dall'inadeguato isolamento termico o dalla omessa manutenzione dei pannelli solari".

 

 

Ultima modifica il Venerdì, 30 Gennaio 2015 12:39

Articoli correlati (da tag)

Chiudi