Martedì, 03 Febbraio 2015 12:06

L'Aquila, gli anziani aspettano il centro sociale da sei anni

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Era il 12 novembre 2009 quando il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente e la segretaria nazionale dello Spi - sindacato dei pensionati della Cgil - Carla Cantone firmavano un protocollo di intesa per il progetto "Nonsoloanziani", secondo il quale il Comune dell'Aquila si impegnava a utilizzare i fondi raccolti in tutta Italia dallo Spi Cgil per la ristrutturazione post-sisma del Centro Anziani che, fino al 6 aprile 2009, trovava spazio nell'edificio Ex-Onmi, noto come l'ex asilo nido comunale in Viale Duca degli Abruzzi.

Da allora di tempo ne è passato, e anche la ricostruzione nel centro storico del capoluogo abruzzese è, seppur faticosamente, iniziata. Ma nessun cantiere è stato aperto per il centro anziani, nonostante lo Spi abbia raccolto ben 500mila euro, frutto di donazioni individuali dei pensionati e dei cittadini iscritti al sindacato. Come è noto, l'edificio in viale Duca degli Abruzzi è occupato da quattro anni: periodo durante il quale, attraverso autogestione e autofinanziamento, si sono svolte attività politiche, sociali, culturali e musicali, in un luogo che altrimenti sarebbe stato semplicemente vuoto e abbandonato.

Ora, con i riflettori nuovamente accesi sulla destinazione dell'edificio - a causa della decisione sull'impiego dei "fondi Meloni" per la ristrutturazione del palazzo - anche lo Spi Cgil provinciale e regionale hanno iniziato a chiedere a gran voce che il mezzo milione di euro raccolto, attualmente residente nelle casse del sindacato, venga utilizzato una volta per tutte per il ripristino del centro anziani.

Ma i (tanti) anziani della città, dove si sono incontrati in questi anni? Da un anno e mezzo si ritrovano nel quartiere Torrione, nei locali che una volta erano sede della Polizia municipale, e dove ora trova ospitalità un centro che ha di fatto unificato i due presenti prima del sisma in città: quello di Santanza e quello, appunto, di Viale Duca degli Abruzzi. Certo, la dispersione spaziale che ha subito la popolazione aquilana dopo il terremoto è un dato di fatto importante: la maggior parte degli anziani, soprattutto nelle aree Case e in quelle Map, non hanno più punti di riferimento. Per questo soffrono la solitudine, aiutata dall'assenza quasi totale di servizi e centri di aggregazione nelle aree Case. Una situazione disperata, che andrà probabilmente peggiorando, con il progressivo svilimento demografico nelle diciannove new town

"Gli anziani detengono la memoria e quest'ultima è importante anche per la ricostruzione della città - sottolinea la segretaria dello Spi della provincia dell'Aquila Loretta Del Papa - ma lo Spi si contraddistingue da sempre anche per le sue politiche intergenerazionali. Per questo, in questi anni, abbiamo dialogato con i ragazzi dell'Asilo Occupato, che hanno fatto vivere il posto".

Rimane il fatto che, a sei anni dal sisma, ancora non partono i lavori per l'ex asilo nido comunale, e dunque anche i soldi raccolti dallo Spi - che sarebbero accessori rispetto a fondi più ingenti necessari alla ristrutturazione dell'intero edificio - sono fermi: "Chi ha donato quel denaro continua giustamente a chiederci quando verrà utilizzato - evidenzia Giovanna Zippilli, segretaria dello Spi Abruzzo - riceviamo pressioni dal sindacato affinché si organizzi una grande iniziativa all'Aquila per gli anziani, ma vogliamo attendere l'ufficialità per la partenza dei lavori, prima di organizzare qualsiasi cosa".

Sostanzialmente gli anziani chiedono all'amministrazione comunale un accordo più dettagliato, rispetto al citato protocollo d'intesa, con cui si definisca definitivamente l'impiego del contributo e il relativo cronoprogramma per l'attuazione.

I lavori all'ex Asilo nido dovrebbero partire la prossima primavera. Ma il condizionale è d'obbligo, soprattutto fino a quando non sarà redatto il progetto esecutivo per la ristrutturazione dell'edificio. Nel frattempo,  gli anziani del centro città - che inizialmente utilizzavano una pensilina del bus per ritrovarsi, sostituita successivamente da un container e ora ospitati nella ex sede dei Vigili urbani - continuano a chiedere un centro di aggregazione.

La città che cambia, il nono comune più esteso d'Italia, caratterizzato dalla bassissima densità abitativa e dalla mancanza di spazi di aggregazione, non può più aspettare.

Ultima modifica il Martedì, 03 Febbraio 2015 12:59

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