"Tra i 7milioni e mezzo e gli 8 milioni". Così rispose il sindaco Cialente, poco più di due anni fa, era il novembre 2012, ad un cittadino aquilano che, su Facebook, chiedeva quanto sarebbe costata alle casse comunali la famigerata metropolitana di superficie tra penali, riserve maturate e spese per avvocati.
Il prezzo, potrebbe essere quello giusto. In queste ore, il Comune dell'Aquila sta tentando di definire, una volta per tutte, l'annosa vicenda. Infatti, il 25 febbraio è prevista l'udienza innanzi al Tar per il ricorso presentato dalla società concessionaria, la Cgrt di Eliseo Iannini, avverso la decisione della Giunta comunale che, nel gennaio 2009, aveva deciso di revocare la convenzione per la realizzazione della tramvia e gli atti connessi.
La Cgrt ha presentato una richiesta danni pari a 28milioni di euro. Per questo, il Comune dell'Aquila sta provando a cercare l'accordo per una transazione, evitando così il percorso giudiziario. Sul tavolo, una relazione dell'Ufficio comunale accompagnata da due consulenze, una firmata dall'avvocato Vincenzo Cerulli Irelli, l'altra dall'ex provveditore interregionale alle Opere pubbliche, Donato Carlea, tra i più accreditati alla successione di Paolo Aielli alla guida dell'Ufficio speciale della ricostruzione. A quanto si apprende, tra le consulenze ballerebbero circa 3milioni di euro: Cerulli Irelli consiglierebbe di proporre alla Cgrt una transazione che si attesti sugli 8milioni, Carlea invece propenderebbe per una offerta di poco superiore ai 5milioni.
Al vicesindaco Nicola Trifuoggi, all'attuale responsabile unico del procedimento Carlo Cafaggi, al segretario generale del Comune Carlo Pirozzolo (titolare ad interim dell'Usra), all'avvocato Domenico de Nardis e ai dirigenti Enrica De Paulis e Fabrizio Giannangeli, la responsabilità di trovare una quadra per proporre infine, agli avvocati della società concessionaria, la transazione che - se accettata - verrà riconosciuta come debito fuori bilancio.
Evidentemente, se la Cgrt non dovesse accettare la transazione, il Comune dell'Aquila dovrebbe affrontare il percorso giudiziario.
Come si è arrivati a questo punto?
La metropolitana di superficie avrebbe dovuto cambiare "completamente la città", che voleva essere sempre più europea, almeno a sentire - oramai più di dieci anni fa - l'allora sindaco di centro destra, Biagio Tempesta.
Un progetto da 60miliardi di vecchie lire, quaranta miliardi assicurati dal Ministero dei Trasporti e venti da privati. Un progetto mai realizzato, costato allo Stato 14milioni di euro.
"Una opera innovativa", che avrebbe posto L'Aquila "all'avanguardia nel settore del trasporto pubblico urbano", dichiarava soddisfatto l'ex assessore Sergio De Paulis, tra gli ideatori della 'grande opera'. "Un fiore all'occhiello della mobilità urbana nel nostro Paese", sottolineava l'allora ministro delle infrastrutture del governo Berlusconi, Pietro Lunardi. Per intenderci, l'uomo della 'Legge Obiettivo per le Grandi Opere', volta a superare la competenza concorrente Stato-Regioni nella scelta delle infrastrutture da realizzare, criticata aspramente per i sistemi di deroga alle gare d'appalto e alle valutazione d'impatto ambientale. L'uomo che ha avallato il progetto Mose, a Venezia, e il "master plan della Unione Europea", con cui abbiamo 'ottenuto' il Corridoio 5 (Lisbona – Lione – Torino – Trieste – Kief), il Corridoio 1 (Berlino – Palermo), il Corridoio 24 (Rotterdam – Genova), il Ponte sullo Stretto, il Corridoio Bari – Durazzo – Varna, le “Autostrade del Mare”.
Un progetto, al contrario, che è entrato di diritto nell'elenco delle 'grandi incompiute' d'Italia e che rischia, ora, di svuotare le casse del Comune dell'Aquila.
Un percorso di 5 chilometri e 700 metri, dall'ospedale regionale di Coppito fino alla centralissima piazza Palazzo passando per via Roma, un treno con sette vagoni (ciascuno per 157 passeggeri) che, secondo le stime, avrebbe dovuto trasportare 20mila passeggeri al giorno per essere sostenibile. Evidentemente, una farsa. Un po' come pensare che 100mila passeggeri l'anno possano volare dall'aeroporto di Preturo.
A rallentare la realizzazione dell'opera, la procedura d'infrazione aperta dall'Unione Europea che, nel novembre 2008, condannò lo Stato italiano sostenendo che, nella progettazione e nella realizzazione della metropolitana, non fosse stata rispettata la direttiva sugli appalti pubblici che impediva il ricorso al project financing, la strada scelta dall'ammnistrazione Tempesta. In effetti, i rapporti con la società concessionaria, la Cgrt di Iannini, si configuravano, piuttosto, come un vero e proprio affidamento a trattativa privata senza alcun rischio d'impresa, dal momento che il Comune si era impegnato, per trent'anni, a corrispondere 900mila euro l'anno per la gestione economica dell'opera.
La procedura di infrazione sarebbe costata alla città 20mila euro al giorno: fu chiusa qualche giorno prima del terremoto, con la revoca della convenzione e degli atti connessi. Intanto, era arrivato anche lo stop ai lavori del Ministero dei Beni culturali per possibili danni agli storici edifici di via Roma. Un brutto pasticcio, insomma.
Dunque, il ricorso della Cgrt avverso la decisione di revocare la convenzione. E l'intenzione del Comune dell'Aquila di evitare il processo. In questi anni, ci sono già stati dei tentativi per arrivare ad una transazione: ad inizio 2012, la società concessionaria avrebbe chiesto però 7.5milioni di euro. Richiesta respinta dal Comune dell'Aquila.
La vicenda era finita anche sul tavolo della I Commissione, 'Programmazione e bilancio', presieduta da Giustino Masciocco. Nel novembre 2013, analizzando i debiti fuori bilancio del Comune dell'Aquila, alla presenza dell'allora dirigente Mario Di Gregorio, si scoprì che il Comune dell'Aquila intendeva risolvere il contenzioso con il ricorso all'articolo 158 del 'Codice degli appalti' che recita testualmente:
"Qualora il rapporto di concessione sia risolto per inadempimento del soggetto concedente ovvero quest'ultimo revochi la concessione per motivi di pubblico interesse, sono rimborsati al concessionario: il valore delle opere realizzate più gli oneri accessori, al netto degli ammortamenti, ovvero, nel caso in cui l'opera non abbia ancora superato la fase di collaudo, i costi effettivamente sostenuti dal concessionario; le penali e gli altri costi sostenuti o da sostenere in conseguenza della risoluzione; un indennizzo, a titolo di risarcimento del mancato guadagno, pari al 10 per cento del valore delle opere ancora da eseguire ovvero della parte del servizio ancora da gestire valutata sulla base del piano economico-finanziario".
Il conto fu presto fatto: 3milioni e 700mila euro erano già stati accertati nel 2006 dalla commissione dei 'tre arbitri' - l'avvocato Domenico De Nardis per conto del Comune, l'ingegnere Rodolfo Giacco indicato dalla Cgrt e il terzo componente, l'ing Giuseppe Liberotti, designato come rappresentante esterno -costituita per decidere delle riserve sollevate dalla società di Eliseo Iannini in relazione a ritardi e opere non previste nel progetto. Alla cifra, che il Consiglio comunale avrebbe dovuto già riconoscere come debito fuori bilancio e che però non è mai arrivata alla discussione dell'assise, andavano aggiunti 5milioni e 844mila euro per le spese effettivamente sostenute dalla società concessionaria. Spese desunte dai Sal, gli stati di avanzamento del progetto che, a sentire il presidente della commissione Giustino Masciocco, presentavano però delle evidenti irregolarità.
Totale: quasi dieci milioni che il Comune avrebbe dovuto sborsare per chiudere, una volta per tutte, il contenzioso.
La I Commissione decise di ascoltare in audizione l'avvocato de Nardis. "Non capisco perché ci sono cause di piccolo valore che portiamo fino in Cassazione e altre, per cifre ben più importanti, che arrivano subito a transazione o, come in questo caso, vengono risolte con il ricorso all'articolo 158 del codice degli appalti", sottolineò Masciocco.
E' passato più di un anno: l'avvocato de Nardis non è stato audito dalla Commissione, "non ha potuto presentarsi - ha spiegato Masciocco a NewsTown - per questioni legate al procedimento in corso", e il Comune dell'Aquila è tornato indietro sui suoi passi, optando per la transazione.
Chissà che si riesca davvero a trovare l'accordo: "Tra i 7milioni e mezzo e gli 8 milioni", disse Cialente a fine 2012. Il prezzo potrebbe davvero essere quello giusto.