Martedì, 05 Maggio 2015 07:09

Sciopero contro la 'Buona scuola' di Renzi: cortei in 7 città, a Roma mille abruzzesi

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5 maggio 2015, una giornata 'epocale' per i sindacati della scuola: le cinque sigle più rappresentative - Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals, Gilda e Cobas - per la prima volta dal 2007, sono scese in piazza in maniera unitaria per protestare contro la riforma della 'Buona scuola', proposta dal governo Renzi. Alle sigle sindacali, si sono aggiunti Unicobas, Cub scuola e Anief, i docenti universitari del Cipur (Coordinamento intersedi professori universitari di ruolo), l’Arcigay e gli studenti sia delle superiori che universitari.

Centinaia le scuole chiuse, in tutta Italia. "Il governo e il Parlamento sappiano che non ci fermeremo e non basteranno piccoli e insignificanti modifiche al disegno di legge", hanno inteso sottolineare i sindacati.

La ministra Stefania Giannini, pur definendo lo sciopero "strumento di legittima manifestazione di dissenso", si è detta "perplessa" per le ragioni per cui è stato convocato. Vorrebbe che si "entrasse nel merito", che si valutasse "il contenuto di questa riforma".

E' proprio il contenuto della riforma, però, che viene contestato dai sindacati. Infatti, se è vero che la riforma Renzi-Giannini prevede un piano da 100mila assunzioni, a settembre, è vero anche che significherà molto altro per il mondo della scuola pubblica italiana. "La riforma disegnata dall'esecutivo è inaccettabile e incostituzionale in molte parti: nega il diritto allo studio e allarga le disuguaglianze sociali e territoriali". Inoltre "finanzia ulteriormente le scuole private", ha spiegato Domenico Pantaleo, segretario della Flc Cgil.

Il governo ha infatti previsto per tutte le scuole, statali e paritarie, nuove forme di finanziamento: il 5 per mille dalle dichiarazioni dei redditi a favore delle scuole frequentate dai figli; elargizioni in denaro da parte di privati cittadini e, solo per le paritarie, la detrazione fiscale fino a 400 euro all'anno per le spese sostenute per le rette. Misure che - contestano i sindacati - rischiano di accentuare i divari tra gli istituti frequentati dai figli dei professionisti e quelli delle aree a rischio.

Non solo. Sul tavolo, la questione del potere assegnato ai dirigenti scolastici. Il "preside-sindaco" o "preside-sceriffo": la proposta dell'esecutivo accentua a dismisura i poteri del dirigente scolastico, prefigurando un uomo solo al comando, mentre ridimensiona il ruolo degli altri soggetti che operano nel sistema, dagli organi collegiali ai singoli docenti. E' una critica di fondo, sulla quale sono d'accordo praticamente tutti i promotori dello sciopero.
Ma i sindacati paventano un altro pericolo. C'è il rischio e la preoccupazione che si modifichino i principi costituzionali che ispirano il nostro sistema scolastico, passando dalla scuola della partecipazione a quella di un merito solo apparente, dove i docenti faranno a gara per accaparrarsi il premio (in denaro) che il preside potrà assegnare.

I sindacati, però, discutono anche del piano di assunzioni. Nelle promesse, il Governo vorrebbe cancellare il precariato, assumendo 100mila insegnanti a settembre. Il problema è che ci sono insegnanti precari che hanno superato prove e corsi a pagamento per l'abilitazione e che insegnano da anni, per i quali è previsto il licenziamento. Si tratta di 166mila abilitati che non sono iscritti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento, perché bloccate nel 2007, e resteranno fuori dalle 100mila assunzioni programmate.

Per questo, le vie centrali delle città si sono riempite di manifestanti. La manifestazione a Roma ha costituito il punto di raccolta di maestri e professori da Abruzzo, Campania, Lazio, Marche, Molise, Toscana e Umbria. Il corteo è partito da Piazza della Repubblica alle 9 con arrivo in piazza del Popolo. Milano è stata invece la capitale dello sciopero al nord: ritrovo alle 9:30 in Piazza della Repubblica e arrivo all’Arco della Pace, dove si è svolto il comizio.

Manifestazioni si sono tenute anche a Bari, Cagliari, Catania, Palermo, Aosta. I Cobas , invece, hanno manifestato a Torino, Bologna, Firenze, Padova, Pescara, Cagliari, Palermo, Catania e Roma: in viale Trastevere, davanti alla sede del ministero e in piazza Montecitorio.

Intanto, nel pomeriggio di ieri le segreterie provinciali dei sindacati della scuola hanno organizzato un sit-in innanzi alla Prefettura dell'Aquila. "La riforma distrugge la scuola italiana, modifica alcuni capisaldi che derivano dalla nostra Costituzione", ha spiegato a NewsTown Claudio Di Cesare, Gilda Insegnanti. "All'articolo 33 - ha ricordato - la Carta costituzionale conferisce libertà di insegnamento ai docenti: soltanto durante il periodo fascista, i docenti erano obbligati ad insegnare una disciplina di Stato. Con la riforma, Renzi trasferisce la libertà di insegnamento in capo al dirigente scolastico che diventa il referente unico dell'autonomia. Sceglierà i programmi da insegnare nelle scuole e i docenti più idonei a insegnare i suoi programmi". 

Di Cesare, ha parlato dal palco di Piazza del Popolo come rappresentante Gilda. Partirà dall'Aquila con altri 250 insegnanti, con una decina di pullman. 

 

L'intervista

Intervista video di Roberto Ciuffini

 

La fotogallery del sit-in in Prefettura

Protesta insegn...
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Fotogallery di Roberto Ciuffini

Ultima modifica il Mercoledì, 06 Maggio 2015 08:33

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