Mercoledì, 07 Ottobre 2015 14:33

Pescara, operazione "Banco-Matt": 12 arresti e sequestri per 100 milioni di euro

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Due persone in carcere, dieci agli arresti domiciliari, oltre 70 persone indagate e sequestro preventivo di beni e quote societarie per quasi 100 milioni di euro.

E' il bilancio dell'operazione, denominata "Banco-Matt", del comando provinciale della Guardia di Finanza di Pescara che ha sgominato un'associazione per delinquere finalizzata alla consumazione di reati tributari, truffa ai danni dello Stato e di istituti di credito.

I particolari sono stati illustrati, questa mattina, a Pescara, dal colonnello Francesco Mora.

Le indagini delle Fiamme Gialle di Pescara, su delega del procuratore aggiunto del Tribunale di Pescara Cristina Tedeschini e del sostituto procuratore Barbara Del Bono, hanno permesso di ricostruire l'impero economico creato nell'arco di un decennio di attività criminose dall'imprenditore pescarese Mauro Mattuci, considerato il dominus indiscusso di un sodalizio criminale operante in Abruzzo e in altre regioni italiane, nel settore dell'edilizia e del recupero di rottami ferrosi.

Mattucci era stato già arrestato qualche settimana fa nell'ambito dell'operazione, denominata "Viribus Unitis", condotta dalla Guardia di finanza e dalla Squadra mobile di Chieti, riguardante reati di tipo tributario, fallimentare e societario e una serie di bancarotte fraudolente.

Stando a quanto emerso dalle indagini, che sono durate tre anni, Mattucci, utilizzando una fitta rete di società, avrebbe posto in essere in maniera scientifica e ripetuta condotte penalmente rilevanti, in spregio a qualsiasi regola fiscale, societaria e di mercato - ha violato quasi tutte le norme in materia penale-tributaria - realizzando truffe aggravate in danno di istituti di credito, conseguendo un profitto complessivo in danno dell'erario per un ammontare stimato in circa 100 milioni di euro.

In carcere è finito anche Antonio Gentile, che, sempre secondo l'accusa, gestiva i rapporti con le banche ed era a capo di una delle holding che acquisiva società per svuotarle e poi rottamarle.

Le ordinanze di custodia cautelare contenenti 220 capi di imputazione sono state emesse dal gip del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, e sono state eseguite in Abruzzo, Marche, Lombardia, Trentino Alto Adige, Sardegna, Umbria, Lazio, Campania e Puglia. L'esecuzione delle misure cautelari ha visto impegnati oltre 100 uomini della Guardia di Finanza. Setacciati tutti gli istituti di credito e le compagnie di assicurazioni sul territorio nazionale presso i quali sono stati bloccati 284 conti correnti, 57 depositi titoli e 3 cassette di sicurezza.

Il sequestro ha poi colpito 107 immobili. Sono state anche sequestrate quote di 56 società affidate in custodia giudiziale ad amministratori nominati dal Tribunale.

Le dieci persone finite agli arresti domiciliari sono: Carla Cameli, responsabile amministrativo del gruppo Mattucci; Giuliano Capurri, uomo di fiducia; Paolo Ciferri, consulente tributario del gruppo Mattucci; Alberto Di Giandomenico, uomo di fiducia e prestanome; Nando Di Luca, uomo di fiducia e socio; Nazareno Gismondi, consulente del gruppo Mattucci; Valerie Laurence Lighezolo Valletta, addetto amministrativo del gruppo Gentile; Lara Martini, consulente del gruppo Mattucci; Vincenzo Misso, uomo di fiducia e prestanome, e un cittadino straniero, che attualmente è ancora ricercato.

La definizione del quadro indiziario, che ha richiesto l'esecuzione di articolati atti investigativi, intercettazioni telefoniche, perquisizioni, assunzione di testimonianze - anche da aderenti al sodalizio criminale - ha permesso di riscostruire l'intero sistema di frode attuato mediante un reticolo di oltre 100 società, di quantificare in oltre 500 milioni di euro le false fatture emesse ed utilizzate, di accertare un danno per le casse dello Stato di circa 100 milioni di euro.

L'attività investigativa ha permesso di delineare il meccanismo fraudolento "utilizzato in modo sistematico e spregiudicato dall'imprenditore pescarese e dai suoi sodali per conseguire i propri intenti criminali".

Nello specifico, il modus operandi del sodalizio prevedeva la creazione o acquisto di una societa' "pulita" per una singola opera o affare; l'apertura di linee di credito con Istituti bancari; l'annotazione di fatture false emesse da società del gruppo Mattucci per creare credito Iva; lo "svuotamento" della società mediante cessioni di rami d'azienda, di quote sociali e/o azioni, scissioni e compravendite immobiliari, in favore di altre società del gruppo create all'occorrenza ovvero già esistenti.

L'operazione vanificava così eventuali iniziative di recupero da parte di creditori, banche e fisco.

Mattucci, prima di procurare il depauperamento, usciva formalmente dalla compagine societaria. Poi si distribuivano i proventi, sotto forma di compensi erogati in forza di falsi contratti di lavoro dipendente o di consulenza.

Con tale espediente venivano drenate risorse finanziarie al netto delle imposte, in quanto formalmente già tassate in capo alla società che erogava la retribuzione.

Infine, si procedeva alla "rottamazione" del soggetto economico ormai in insolvenza, che poi tramite un prestanome veniva formalmente trasferito all'estero.

In questo modo, secondo quanto emerso dalle indagini, Mattucci, definito dagli investigatori come "il più grosso personaggio della criminalità economica in Abruzzo", ed i suoi sodali potevano ostentare tranquillamente una elevata capacità contributiva, in quanto per l'erario avevano regolarmente assolto alle rispettive obbligazioni tributarie, percependo redditi di lavoro dipendente soggetti a ritenuta alla fonte.

Lo Stato non incassava nulla in quanto le società che erogavano i compensi non versavano le ritenute, avvalendosi dei crediti creati appositamente con le fatture false. Gli investigatori hanno citato il caso della realizzazione del centro commerciale Civita Park di Civitanova Marche.

Il nome dell'operazione "Banco-Matt" scaturisce da queste modalità operative, in quanto Mattucci utilizzava le società distraendo a suo piacimento beni e liquidità, quali fossero dei veri e propri "bancomat personali".

Tra i sequestri figurano anche le quote della società che gestisce il Tortuga, noto locale della costa pescarese.

"Il complesso di operazioni criminali poste in essere dall'associazione che oggi è stata smantellata - ha detto il colonnello Mora - ha creato un grosso danno all'economia perché ha falsato le regole del mercato, ha spinto, in molto casi, fuori mercato gli operatori onesti. Con l'applicazione delle misure cautelari - ha proseguito - è stata neutralizzata l'operativita' del sodalizio criminale che per anni ha sottratto risorse economiche allo Stato ed ha alterato le regole del mercato, in danno dei cittadini e degli imprenditori onesti".

"E' stata un'attività - ha aggiunto - che ci ha impegnato molto e che ha avuto delle recenti accelerazioni, grazie alle perquisizioni che ci hanno portato all'acquisizione di documentazione relativa ad elementi probatori molto importanti e anche grazie alle dichiarazioni di alcuni degli indagati che si sono dissociati dal sodalizio".

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