Martedì, 27 Ottobre 2015 11:03

Da 20 a 12, ecco la proposta per tagliare le Regioni. Ma il Pd si spacca

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Abruzzo e Molise devono tornare insieme, per il loro bene.

Se ne è detto convinto il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, a margine di un incontro sulla legalità a Campobasso. "Prima si rimettono insieme - ha sottolineato l'ex sottosegretario all'economia - e meglio è per tutte e due le Regioni, questo potrà avvenire anche nel contesto di una riforma sul numero delle Regioni, che io auspico fortemente. Io ho vissuto il 'trauma della separazione' e chiedevo a mio padre perché ci dovevamo dividere. Eravamo una coppia fantastica", ha ribadito.

Di riforma delle Regioni, in realtà, si parla da settimane. Tutto comincia l'8 ottobre quando il senatore dem Raffaele Ranucci presenta a Palazzo Madama un ordine del giorno che prevede la riduzione degli enti, da 20 a 12. L'ordine del giorno, a sorpresa, viene fatto proprio dal Governo. E Ranucci sottolinea come sia chiaro che "si parte. Aspettiamo il referendum sulle riforme e prima della fine del 2016 finalmente comincerà la riorganizzazione delle Regioni".

Dunque, viene presentato un ddl al Senato sul tema - a firma, ancora, di Ranucci - e uno analogo alla Camera, da Roberto Morassut.

Cosa prevede? Che le Regioni, appunto, vengano ridotte a 12. Si basa sugli studi storici della Fondazione Agnelli: resterebbero 'intatte' solo Lombardia, Sicilia e Sardegna. E le altre? Da nord a sud, ci sarebbero:

  • la Regione Alpina (Valle d'Aosta, Piemonte e Liguria);
  • la Regione Triveneto (Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige);
  • la Regione Emilia-Romagna (Emilia Romagna e provincia di Pesaro);
  • la Regione Appenninica (Toscana, Umbria e provincia di Viterbo); 
  • la Regione Adriatica (Abruzzo, province di Macerata, Ancona, Rieti, Ascoli e Isernia); 
  • la Regione di Roma Capitale (provincia di Roma);
  • la Regione Tirrenica (Campania, province di Latina e Frosinone);
  • la Regione del Levante (Puglia e province di Campobasso e Matera);
  • la Regione del Ponente (Calabria e provincia di Potenza). 

Insomma, stando al disegno firmato da Ranucci e Morassut, fatto proprio dal Governo sotto forma di odg, l'Abruzzo vedrebbe i suoi confini ampliarsi verso le vicine province di Macerata, Ancona e Ascoli (oggi nelle Marche), di Rieti (Lazio) e Isernia (Molise). Evidentemente, sarebbe una Regione molto proiettata sulla costa Adriatica, più che sulle aree interne degli Appennini. Il Molise, invece, verrebbe smembrato: la provincia di Isernia con l'Abruzzo appunto, la provincia di Campobasso con la Puglia.

Una soluzione che non piace affatto al governatore molisano, Paolo di Laura Frattura: "Non c’è un no pregiudiziale da parte nostra", ha spiegato. "Ma non si può smembrare la storia con una matita. Va bene accomunarci all’Abruzzo, ma non ha senso mandare Campobasso con la Puglia. Consiglio di ascoltare i territori: i confini devono essere legati alla storia e alla cultura".

Non si dicono d'accordo con la 'riforma' neppure i partiti del centrodestra, in particolare Lega Nord e Forza Italia. Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e consigliere di Berlusconi, ha inteso sottolineare come "questo governo di danni ne ha fatti a sufficienza. C’è una furia riformatrice sgangherata, un’entropia pazzesca". Toti sarebbe pure favorevole alle macroregioni: "Ne bastano anche solo 5, ma quelle dei collegi delle Europee", ha spiegato.

Come non bastasse, alcuni esponenti del Governo hanno inteso raffreddare le acque e, uno stop 'rumoroso' è arrivato anche da Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd e presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. "Il Governo e il Pd non hanno in agenda l'accorpamento", ha rassicurato. "Abbiamo appena deciso l’abolizione delle province. Accorpassimo ora le Regioni, sarebbe un triplo salto carpiato. Insomma, tutto è possibile, ma nell’interesse dei cittadini". E non si tratta di interessi personali: "Come Regione, abbiamo messo in comune con il Veneto la società che dà il credito alle imprese e al confine gestiamo insieme l’acqua e le questioni sul dissesto idrogeologico. Non mi spaventa la gestione comune di funzioni e competenze, anzi la auspico. Ma una frammentazione territoriale è pericolosa. Non a caso siamo definiti il Paese degli 8 mila campanili. Piuttosto riaggreghiamo i Comuni piccoli, sotto i 10 mila abitanti".

Ultima modifica il Martedì, 27 Ottobre 2015 12:08

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