Falso e truffa ai danni dello Stato.
Sono questi i reati che la Procura di Sulmona contesta a una settantina di persone di Bugnara, nei confronti delle quali ha emesso altrettanti avvisi di garanzia.
A darne notizia è il quotidiano Il Messaggero.
L’inchiesta si riferisce alle riparazioni post terremoto per i danni nelle case classificate di tipo A (quelle con danni fino a un massimo di 10 mila euro).
Secondo i magistrati, sarebbero un centinaio le schede falsificate con la certificazione di lavori non corrispondenti ai danni realmente subiti.
Tra gli indagati ci sono i tecnici che hanno redatto le perizie, le ditte incaricate dell'esecuzione dei lavori ma anche decine di privati proprietari delle abitazioni. Molti di loro, però, sostengono di essere stati vittime inconsapevoli.
Bugnara non entrò subito nel cosiddetto Cratere sismico ma solo in seguito a una riperimetrazione voluta da Bertolaso.
Secondo gli inquirenti, parte delle 252 schede prese in esame dalla Guardia di Finanza tre anni fa risultavano depositate prima di luglio, mese dell’ingresso di Bugnara nel Cratere.
Ma la Procura di Sulmona contesta soprattutto la quantificazione dei danni.
Quasi tutti i richiedenti hanno ottenuto infatti contributi da 10mila euro, a fronte di danni, in alcuni casi, di poche centinaia di euro.
Gli avvisi di garanzia scaturiscono da un'inchiesta della Finanza avviata a luglio 2011.
Le Fiamme Gialle sequestrarono diverse carte in Comune. Nella prima fase dell’inchiesta vennero raggiunti da avvisi di garanzia anche il sindaco Giuseppe Lostracco, il vice Domenico Taglieri, il tecnico comunale Antonio D’Angelo e altri quattro tecnici esterni, alcuni dei quali coinvolti anche in questo nuovo filone.
Il Comune, tuttavia, sembra essere, in questa storia, parte lesa poiché nelle ipotesi di reato contestate ai settanta indagati è scritto che la falsa documentazione presentata avrebbe indotto in errore i tecnici comunali.
"Si tratta solo di un equivoco sulle procedure -spiega Lostracco- dal quale usciremo puliti sia noi che gli altri indagati".
Nel novembre del 2011 la Finanza bloccò l’erogazione di 150mila euro dei 600mila stanziati per i danni di tipo A, contestando una serie di irregolarità.
Il falso e la truffa ai danni dello Stato si sarebbero consumati, secondo la tesi dell’accusa, includendo nelle fatture rendicontate l’esecuzione di lavori non ammissibili.