di Nello Avellani e Roberto Ciuffini - Una giornata di festa. A sei anni e mezzo dal terremoto, a L'Aquila ha riaperto il 'Munda', il Museo Nazionale d'Abruzzo, nella sede dell'ex mattatoio comunale, a Borgo Rivera, che i cittadini e gli appassionati potranno visitare gratuitamente fino al 3 di gennaio.
Un evento emozionante, non solo per l'importanza del progetto museografico e museologico, l'eccellenza dei lavori strutturali e di restauro compiuti, il valore storico-artistico delle opere esposte, ma anche e soprattutto per il significato che assume per L'Aquila e per l'Abruzzo intero.
Qualche cifra del 'Munda': oltre tre anni di lavori, più di 5 milioni di euro spesi, un'area di 4 mila metri quadrati, 2 mila dei quali destinati all'esposizione di 100 opere selezionate tra le più importanti del Museo Nazionale d'Abruzzo, rimaste a lungo invisibili e che finalmente tornano in uno spazio espositivo. Si tratta di materiali di diverse epoche e tipologie (reperti archeologici, sculture lignee e dipinti dal Medioevo fino al XVIII secolo) rappresentativi sia della varietà e qualità delle collezioni sia della storia e della cultura dell'Abruzzo.
Tra le sale è possibile ammirare alcune delle più belle e antiche Madonne d’Abruzzo, come la Madonna di Lettopalena del XII secolo e la Madonna "de Ambro" della prima metà del XIII secolo, e capolavori come il Trittico di Beffi o il Cristo e l'adultera di Mattia Preti. Molte delle opere esposte sono state recuperate tra le macerie e condotte a nuova vita grazie ad attenti restauri finanziati sia dallo Stato che da fondazioni e soggetti privati, italiani e stranieri (come la Wiegand Foundation di Reno, Nevada, che ha reso possibile, con una donazione di 100 mila dollari, il restauro del Cristo deposto di Penne e della Madonna di Calascio).
Alla cerimonia di inaugurazione dei nuovi spazi espositivi ha partecipato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, accompagnato, per l'occasione, dal segretario generale dei Mibact, Antonia Pasqua Recchia, il Direttore del Polo museale dell'Abruzzo Lucia Arbace, il vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli, il sindaco Massimo Cialente, la senatrice Stefania Pezzopane e Monsignor Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo Metropolita dell'Aquila. Assente ingiustificato il presidente di Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso: la sua mancata presenza ha fatto storcere più di qualche naso.
Giusto qualche piccola nota 'stonata', assolutamente comprensibile per una 'prima' tanto attesa e a lungo inseguita: il Museo non è ancora completamente pronto, mancano ad esempio le didascalie delle opere. Ma è stata una faticosa corsa contro il tempo per aprire le porte stamane, 19 dicembre, come promesso alla città.
"E' sempre un giorno di festa quando si riapre un museo, quando poi si riapre a L'Aquila, in una nuova sede, la gioia è doppia", ha voluto sottolineare il ministro Dario Franceschini. "Siamo in un posto bellissimo, valorizzato da una esposizione capace di esaltare la straordinaria bellezza del corpus espositivo. Il Museo Nazionale d'Abruzzo rappresenta la forza del sistema museale italiano, con strutture radicate sul territorio, capaci di salvare e valorizzare opere importantissime che provengono dalla storia di una città o di un pezzo di paese. Penso che l'apertura simbolica che stiamo festeggiando, e per cui ringrazio tutti perché so che si è trattato di una corsa contro il tempo per rispettare l'impegno, sia un segnale per L'Aquila e per l'intero paese, un regalo di Natale arricchito, tra l'altro, dalla possibilità di visitare gli spazi espositivi gratuitamente, fino al 3 gennaio. Una scelta che va nella direzione già tracciata con l'idea di aprire i musei d'Italia gratuitamente, ogni prima domenica del mese. Iniziativa che sta avendo grande successo: ogni prima domenica del mese, abbiamo oltre 700mila visitatori, prevalentemente cittadini che utilizzano l'occasione per riscoprire il patrimonio della loro città".
L'apertura del 'Munda' è un pezzo del percorso dell'Aquila per il futuro, ha spiegato Franceschini. "Con Massimo Cialente, ci siamo detti tante volte che la sfida non è soltanto ristrutturare il centro storico, restaurare palazzi e opere d'arte, la vera sfida è tornare a far vivere L'Aquila. E riuscire, dal dramma, a far ripartire un meccanismo virtuoso: L'Aquila non è mai stata una tappa del turismo internazionale e neppure del turismo interno, eppure la bellezza del centro storico, il suo patrimonio artistico e architettonico, potranno farla diventare una meta importante così come altre città d'arte italiane. Questa è la sfida: far diventare la ricostruzione un percorso che porti in questa precisa direzione, facendo in modo che il centro storico torni a vivere".
Il Governo è pronto a fare quello che serve, ha dunque promesso il Ministro: "Potremmo ragionare in termini di regole particolari per la ricostruzione, per sostenere le attività commerciali in un tempo lungo. Come Mibact abbiamo già lanciato un segnale, in questo senso, creando a L'Aquila una Soprintendenza unica per il cratere che raccorda le competenze del Ministero. In questa direzione sta anche la scelta di destinare Palazzo Ardinghelli a sede distaccata del Maxxi, dentro un grande circuito internazionale: stiamo inviando a tutti gli artisti contemporanei più importanti la richiesta di 'regalare' un'opera alla città. Vedremo come andrà, vedremo se qualcuno avrà il coraggio di dirci no. Servono insomma tante iniziative che come questa, che consentano a L'Aquila di uscire dal dramma del terremoto e di costruirsi un grande futuro".
Il restauro dell'ex Mattatoio
Il restauro dei locali dell'ex Mattatoio può essere considerata già di per sé un'opera d'arte, esempio di quel processo di riqualificazione e rigenerazione di aree industriali dismesse che, sia Italia che in Europa, ha prodotto, negli ultimi anni, risultati molto importanti.
Costruito negli anni Trenta del Novecento, situato in un'area strategica e fortemente simbolica della città, strettamente legata alla sua fondazione, l'ex Mattatoio è stato a lungo considerato un obbrobrio edilizio.
I lavori di recupero - curati dal Mibact attraverso Invitalia, nell'ambito del progetto Mumex, Poli Museali di Eccellenza nel Mezzogiorno – sono stati eseguiti adottando un sistema di consolidamento totalmente innovativo che ha migliorato la tenuta antisismica della struttura imbrigliando le murature perimetrali con fasce d'acciaio inossidabile.
Nei locali, inoltre, ciascuna scultura è stata sistemata su un piedistallo di sicurezza studiato appositamente per oscillare alla minima vibrazione.
Il percorso espositivo
Il complesso è formato da cinque grandi ambienti espositivi, suddivisi in varie sezioni secondo uno sviluppo cronologico e tematico. Al suo interno sono stati predisposti anche spazi per attività didattiche e laboratoriali, come adeguamento ai nuovi paradigmi di interazione e fruizione dei musei contemporanei, sempre meno meri luoghi di esposizione e sempre più "organismi sensibili", destinati a ospitare una grande varietà di attività culturali e ricreative.
Si parte da una sezione archeologica, con manufatti rappresentativi delle civiltà fiorite nel territorio, per connotare le diverse identità delle genti italiche, tra mascheroni in osso, monili in oro, dischi in lamina di bronzo dorato fino ai letti in osso, la testimonianza più raffinata dell'arte dell'intaglio, veri e propri capolavori di artigianato locale.
Una porta a due battenti proveniente da Campovalano di Campli introduce quindi ad un coloratissimo medioevo: sarà possibile ammirare la straordinaria produzione di statue lignee e di tavole dipinte di soggetto mariano, di intensità religiosa e finezza artistica difficile da paragonare ad altre produzioni coeve.
Si passa poi tra influenze gotico francesi verso il pieno Rinascimento: alla stagione del tardogotico appartiene la 'perla' del Museo Nazionale d'Abruzzo, il Trittico di Beffi che, insieme alle grandi opere di oreficeria, inserisce di diritto il panorama artistico abruzzese nello scenario internazionale.
E ancora, il periodo di reggenza aragonese, segnato dalla presenza di San Bernardino da Siena, le botteghe degli artigiani aquilani di fine Quattrocento, tra le sale del museo si possono amminare opere di Silvestro di Giacomo e del suo allievo prediletto, Saturnino Gatti, fino al raffaellismo aquilano per arrivare al naturalismo e al barocco che si dispiega lungo il seicento abruzzese.
L'intervista di NewsTown a Lucia Arbace
NewsTown ha intervistato in esclusiva la direttrice del Polo museale d'Abruzzo, Lucia Arbace, a qualche ora dalla inaugurazione del 'Munda'
di Nello Avellani e Roberto Ciuffini