Giovedì, 29 Agosto 2013 02:18

Il Corteo della Bolla, un racconto delle contraddizioni della città

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E’ stato un Corteo che ha saputo raccontare, più che negli anni passati, le contraddizioni che sta vivendo la città dell’Aquila. All’affannata ricerca di se stessa, soffocata tra i tentativi di ritrovare tradizioni storiche dimenticate e le difficoltà di immaginare un futuro.

Alle 20:20 di ieri sera, il cardinale Domenico Calcagno, presidente dell’amministrazione del patrimonio Vaticano, ha aperto la Porta Santa di Collemaggio, recintata in un reticolo di tubi innocenti. Resterà aperta fino ai vespri di questa sera per permettere ai fedeli di lucrare l’indulgenza plenaria. L’hanno già attraversata centinaia di persone: in molti hanno lanciato uno sguardo tra le transenne, alle navate della magnifica Basilica che rimarrà chiusa almeno fino alla prossima edizione della Perdonanza. O almeno, così si spera. Nel pomeriggio verrà firmato l’accordo con Eni, che impegnerà 14 milioni di euro per i lavori di ristrutturazione. Tempo stimato: 36 mesi. Anche l’anno prossimo, però, si farà di tutto per permettere ai fedeli di attraversare la Porta e lucrare il perdono di Celestino.

Nell’attesa che la Perdonanza diventi patrimonio immateriale dell’umanità sotto l’egida dell’Unesco, sono state molte le novità introdotte quest’anno, con l’obiettivo dichiarato di ottenere un maggiore rigore storico. Il Sindaco, per la prima volta, ha recato la pergamena con l’indulgenza di Celestino V fino a piazza Duomo, passandola poi al Comandante dei Vigili, Eugenio Vedrame. La municipalità, custode della Bolla del Perdono, ha incontrato l’Arcivescovo davanti la cattedrale dei Santi Massimo e Giorgio. Lì attendevano i resti mortali di Papa Celestino, trasportati in una pesante urna di cristallo dalla basilica minore di San Giuseppe Artigiano, dove sono temporaneamente custoditi, a bordo di un mezzo davvero troppo ingombrante. Il corteo civile e quello storico hanno attraversato corso Federico II, viale Crispi e viale Collemaggio, fino all’arrivo in Basilica. Una volta sul sagrato, la Bolla è stata consegnata solennemente alla Chiesa, che ne ha dato lettura prima della messa solenne e dell’apertura della Porta Santa.

Non sono mancati i problemi: il Corteo è partito in notevole ritardo rispetto al programma diffuso nei giorni scorsi, ha attraversato il centro storico lentamente, sfilacciato. La Municipalità ha mosso i primi passi da piazza Palazzo solo dopo le 17: quando il primo cittadino ha raggiunto l’arcivescovo Petrocchi e il cardinale Calcagno in Duomo la piazza era ormai vuota, con i figuranti e le istituzioni – tra gli altri, erano presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini, il presidente della Regione Gianni Chiodi e quello della Provincia, Antonio Del Corvo - che attendevano già da molto davanti al sagrato della Basilica di Collemaggio.

Si sapeva, d’altra parte, che sarebbe stata un’edizione di transizione. Transitoria come i mesi che vive la città dell’Aquila. “La Perdonanza Celestiniana, oltre al suo eccezionale valore storico, ha un significato speciale dall’anno del terremoto e ancora di più oggi perché, dal luogo di partenza del corteo, nel centro storico, si vedono diverse gru che testimoniano, finalmente, l’avvio della ricostruzione pesante della città”, ha detto Giovanni Legnini, in rappresentanza dell’esecutivo. “Dopo tante sofferenze e difficoltà, la ricostruzione sembra andare a regime. Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e l’intera città fanno bene a tenere alta l’attenzione dei decisori pubblici sull’efficiente e rapido corso della rinascita aquilana, perché di ciò c’è bisogno per segnare ulteriori avanzamenti nel reperimento delle risorse necessarie per proseguire i lavori. Dopo lo stanziamento di 1,2 miliardi di euro, deciso dal governo Letta, e la parziale anticipazione della spendibilità di queste risorse, dopo lo sblocco di 100 milioni di euro per lo sviluppo dell’economia, e la velocizzazione delle procedure di pagamento dei SAL, si deve ora completare questo processo, auspicabilmente con la Legge di stabilità”.

Auspicabilmente: è in quell’avverbio la transizione che vivono i cittadini. Il sindaco Massimo Cialente, ai microfoni di NewsTown, non ha mancato di sottolinearlo: "In otto mesi e mezzo abbiamo liquidato finanziamenti per 870milioni di euro. Sta cambiando il clima, c'è rinnovata fiducia, ma tra un mese al massimo avremo finito i soldi della delibera Cipe. Siamo impegnati a trovare la liquidità del miliardo e 200milioni stanziati dal governo. Anche con l'aiuto di un pool di grandi banche italiane, scavalcando l’esecutivo: se salta il cronoprogramma approvato in Consiglio comunale nel marzo scorso, non riusciremo infatti a ricostruire tutto entro il 2019".

Ancor più esplicito l’assessore alla ricostruzione, Pietro Di Stefano: “Ci aspettiamo concretezza da parte del Governo, già dalla prossima Legge di Stabilità. Non si può ancora parlare di normalità, che vivremo solo quando sarà normale camminare per le vie del centro storico. E' un obiettivo che possiamo raggiungere solo se ci crediamo. Tra due anni, forse, vedremo tornare a nuova luce l'asse centrale: sarà il messaggio che lanceremo per una ricostruzione complessiva del nostro territorio, dall'Aquila all'ultimo paese del Cratere. Non vorrei che ci innamorassimo delle quattro vie principali della città dimenticando il resto".

Tra le difficoltà della ricostruzione, l’emergenza lavoro. Il principale ostacolo ad una vera rinascita del territorio. Lungo le strade attraversate dal corteo, non è mancata la protesta degli ex lavoratori Asm, impiegati nello smaltimento macerie. “Siamo padri di famiglia e giovani ragazzi senza lavoro”, ha raccontato a NewsTown Antonio Bellò. “Ho due bambini e una moglie disoccupata, come faccio a dire loro che oggi mangiamo e domani no? A ottobre ci finisce la disoccupazione, di 600 euro al mese”. L'Asm aveva assunto l’anno passato, tramite agenzia interinale, 162 persone da impegnare nello smaltimento macerie delle demolizioni. Dopo un primo periodo, nessun lavoratore – con contratto a progetto – è stato riconfermato e solo nel giugno scorso ne sono stati riassorbiti 33. Tra loro, 12 sono stati licenziati nel mese successivo. Le loro parole suonano ancor più dolorose, tra le strade puntellate di un centro storico che, per lo più, è ancora zona rossa. Interdetta ai cittadini. E' curioso come la Asm, società pubblica senza scopo di lucro, non riesca a trovare appalti per lo smaltimento e il riciclaggio delle macerie da demolizioni: “Non riusciamo a trovare lavoro, anche perché le ditte private vengono da fuori città e arrivano già con il personale al completo”, ha sottolineato Mirko Ferrari, un altro dei lavoratori licenziati.

C’erano anche gli striscioni di protesta del personale medico e paramedico del reparto di medicina ospedaliera del San Salvatore. "7 mila firme per salvare medicina ospedaliera" recitavano i cartelli, con le riproduzioni delle firme apposte dai cittadini a sostegno della petizione lanciata per difendere lo storico reparto del nosocomio cittadino. In base all'atto aziendale firmato dal manager della Asl, Giancarlo Silveri, è infatti destinato a scomparire, sostituito da due nuove unità specialistiche, 'Immunologia e malattie del tessuto connettivo' e 'Area di predimissione ospedaliera'.

Proteste assolutamente composte. Come prevedibile, del resto. Anche per questo, ha lasciato stupiti l’ingente spiegamento di forze di polizia, in termini di mezzi e personale: un elicottero ha volteggiato sul cielo della città durante il Corteo, mentre a terra era impiegata persino una squadra cinofila e una di artificieri. Decisioni del nuovo questore, Vittorio Rizzi. Altra novità, rispetto al passato.

 

La fotogallery di Giovanni 'Max' Mangione

Perdonanza 2013
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Ultima modifica il Giovedì, 29 Agosto 2013 16:13

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