Domenica, 01 Settembre 2013 11:23

Perdonanza, patrimonio dell'Unesco: occasione unica per il turismo

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"L’Italia intera è un patrimonio immateriale dell’umanità, ma il 2015 sarà l’anno dell’Aquila”. A dirlo Giovanni Puglisi, presidente della “Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco”, annunciando che tra due anni, con ogni probabilità, la Perdonanza Celestiniana sarà inserita nel 'Patrimonio Orale e Immateriale dell'Unesco'. "Un riconoscimento internazionale importante, per una città martoriata dal destino ma fortunata per la sua storia", ha sottolineato Puglisi. 

La notizia è arrivata nei giorni dell'edizione 719 del Giubileo Celestiniano, a conclusione di un lavoro iniziato nel 2010 su impulso della Deputazione di Storia Patria d’Abruzzo e di un gruppo di intellettuali.

Quali i punti forti della Perdonanza Celestiniana su cui si è puntato? L’unicità dell'evento, innanzitutto, la consapevolezza del valore storico e religioso e la continuità. "La ricorrenza è unica - ha spiegato Puglisi - perché affonda le radici nella Bolla Pontificia emessa da un Papa che, per la prima volta nella storia, ha concesso l’indulgenza in maniera gratuita, nel tempo in cui questa era considerata attività mercantile". Di qui, la consapevolezza del valore di un evento che la città accoglie da oltre sette secoli, senza averne alterato la natura.

Un risultato senza dubbio importantissimo per la città dell'Aquila. L'amministrazione comunale, però, sarà ora chiamata ad un impegno ancor maggiore, perché la vera sfida inizierà quando il riconoscimento sarà ufficiale. L'organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura dà, quando riconosce un sito come parte del Patrimonio mondiale dell'umanità, ma può anche togliere, se chi l'amministra compie scelte che non lo rispettano né tutelano. 

Entrare a far parte della World Heritage List equivale ad una campagna di comunicazione da 2milioni di euro, ma è anche una responsabilità. "Siamo patrimonio di tutti. Tutti devono essere responsabili", spiega ad Altreconomia Carlo Francini che, per conto del Comune di Firenze, è referente per il centro storico della città oltre che coordinatore scientifico dell''Associazione beni italiani patrimonio mondiale dell'Unesco'. Nata nel 1997, riunisce i siti italiani che dal 1972, quando venne siglata la Convenzione Unesco per la tutela del patrimonio culturale e naturale, hanno fatto ingresso nella World Heritage List. 

Ad oggi sono 48, con l'ultimo ricoscimento dell'Etna il 21 giugno. A meno di non perderne alcuni: come detto, dalla lista si può anche uscire. E' successo alla città di Dresda, nel 2009, e potrebbe toccare anche ad alcuni "beni" italiani. Pompei, ad esempio, è sotto osservazione: il sito archeologico si sta sbriciolando, e la relazione dell'ultima missione di monitoraggio, a gennaio 2013, sottolinea che "i prossimi due anni saranno cruciali per dimostrare l'efficacia delle iniziative messe in campo" dal governo italiano per ridurre i rischi di deterioramento. 

In gran parte d'Italia, i problemi con l'Unesco sono di ben altra natura. "I siti, che sono sempre candidati dai Paesi e non dall'Unesco, entrano a far parte della lista grazie al proprio Outstandind Value", spiega Francini. "E' l'eccezionalità del sito che comporta un impegno che riguarda il mantenimento dell'integrità e dell'autenticità". E aggiunge: "Non l'ha ordinato il dottore: non c'è nessun obbligo a far parte della World Heritage List". 

Tradotto: l'azione dell'uomo, di chi amministra un territorio e di chi ci vive, deve essere sempre conservativa, e non può permettersi di modificare in modo irreparabile l'eccezionalità del proprio "Patrimonio". Ed infatti, dal 2001, l'Organizzazione richiede di approvare un Piano di gestione assai rigoroso. 

Sono altri i siti italiani a rischio. Le Cinque terre, innanzitutto. Il territorio è fragile, d'accordo, e c'è stata l'alluvione dell'autunno 2011, è vero, ma l'Unesco ha sottolineato come "il lento processo di degradazione del paesaggio culturale è dovuto a pressioni socio-economiche in aumento piuttosto che ai disastri naturali". Senza dimenticare Venezia, l'Organizzazione ha riconosciuto nel 1987 il centro storico della città e la sua Laguna, messi a rischio dal passaggio delle grandi navi da crociera contro cui si è manifestato dal 7 al 9 giugno scorsi. L'elenco potrebbe allungarsi ancora: ad Urbino, nel 2012, è stato inaugurato un centro commerciale "appoggiato" sulle mura cittadine, che chiudono un centro storico che rappresenta il "vertice dell'arte e dell'architettura del Rinascimento".

In altre parole, il riconoscimento della Perdonanza sarebbe un risultato eccezionale per la città dell'Aquila. Ha bisogno, però, di costante cura e attenzione. A settembre, dal 20 al 22, la città di Assisi ospiterà la quarta edizione del "Salone mondiale del turismo città e siti patrimonio mondiale", manifestazione nata con l'obiettivo di "creare circuiti turistici che integrino i classici tour e inventivino la presenza nelle città e nei siti Patrimonio mondiale". E' l'effetto Unesco, che l'Organizzazione prova a studiare "anche se non esistono criteri scientifici", spiega Marco Valle di SiTi ad Altreconomia. 

E' certo, però, che a livello mondiale non ci sono altri marchi che hanno questo impatto. Esistono nuovi turisti ricchi, in Giappone e Cina ad esempio, che viaggiano solo per siti Unesco. Esistono, cioè, agenzie che programmano veri e propri tour Unesco. Un giro d'affari, come detto, da 2milioni di euro. Sono in procinto di essere riconosciuti, nel 2014, anche i Paesaggi vitivinicoli del Piemone: "Sei macro aree, per un totale di 10.700 ettari, su 3 Province (Cuneo, Asti e Alessandria)", spiega Roberto Cerrato, presidente dell'associazione che ha presentato la candidatura. Riferisce delle stime Unesco: "Un 30% in più di turisti, nei primi 5 anni. Significa 1.5-1.8 milioni di persone".

Per dire quanto possa essere importante il riconoscimento e quanto, però, sia necessario lavorare affinché la Perdonanza, negli anni, non perda i suoi caratteri di unicità e venga così inserita nei percorsi tutelati dall'Unesco. In attesa che si faccia concreta la proposta di candidatura di un altro sito, stavolta assolutamente materiale, del nostro territorio: la necropoli di Fossa. A vent'anni dalla scoperta, sabato 1 giugno, si è tenuto un convegno nel Monastero di Santo Spirito ad Ocre per inziare a lavorare sul percorso metodologico da seguire per la candidatura. 

 

Le informazioni sono tratte dal mensile di informazione indipendente Altreconomia, numero 150: "L'Unesco fa la forza", articolo di Luca Martinelli. Se volete abbonarvi al mensile, sostenendo la rivista che dal '99 racconta i nuovi stili di vita e il consumo responsabile, trovate le informazioni al sito internet.  

 

Ultima modifica il Lunedì, 02 Settembre 2013 02:06

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