Lunedì, 28 Novembre 2016 16:49

Biblioteca 'Tommasi', porte chiuse alle 13:30. La denuncia di una giovane universitaria: "Ci tolgono la fruibilità del sapere e della cultura"

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La denuncia è di una giovane studentessa universitaria.

E' un disagio, il suo, che è di altri ragazzi iscritti alla nostra Università, e non solo. Ci sono molte persone, infatti, che frequentano la Biblioteca 'Salvatore Tommasi', trasferita in via dell'Industria, a Bazzano, a seguito del terremoto. D'altra parte, si tratta di un luogo ideale per cercare la giusta concentrazione, per evitare l'affollamento delle aule universitarie, studiando in un ambiente decisamente più tranquillo tra decine e decine di volumi da poter consultare, "una grandissima risorsa per chi, come me - scrive la nostra lettrice - studia l'antichità".

Purtroppo però, il 5 settembre scorso è stato firmato l'accordo che ha ufficializzato il passaggio di competenze sulle quattro biblioteche provinciali d'Abruzzo, 'Salvatore Tommasi' compresa, dalle Province a Regione Abruzzo che le sta gestendo con 250 dipendenti in meno, tra tecnici e amministrativi, direttori compresi. Si tratta di una delle conseguenze della dibattuta riforma Delrio che ha abolito, seppure non del tutto, le Province italiane.

Ebbene, a seguito del passaggio di competenze l'orario d'apertura della Biblioteca è stato drasticamente ridotto: se fino all'estate scorsa la 'Tommasi' era aperta dalle 8:30 alle 19, ora le porte chiudono alle 13:30. "Non capisco - aggiunge la nostra lettrice - Seppure a L’Aquila viviamo un profondo disagio giovanile, continuano a proliferare supermarket aperti h24, bar e ristoranti con i centri di cultura che, al contrario, non vengono né valorizzati né resi fruibili".

Se manca il personale per tenere aperta la Biblioteca di pomeriggio, "perché non impiegare borsisti, volontari, ragazzi del servizio civile?".

"Credo di parlare anche a nome di quei pensionati che in Biblioteca venivano a leggere un giornale, a consultare un libro o semplicemente ad incontrarsi per passare il tempo tra loro", sottolinea la giovane studentessa universitaria; "a nome di avvocati che lì venivano a studiare alcune cause, a nome di quei disoccupati che vedevo cercare un lavoro su internet approfittando della connessione che magari non avevano a casa; insomma, a nome di tutti quelli a cui la riduzione dell’orario di apertura della Biblioteca ha tolto qualcosa di molto importante: la fruibilità del sapere e della cultura".

Ultima modifica il Lunedì, 28 Novembre 2016 17:09

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