Sabato, 05 Ottobre 2013 19:34

La fine di un secolo. Addio a Giap, in nome dei dannati della terra

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“Sia chiaro: per noi 'Giap' non è tanto la Grande Personalità, il Nome Famoso, l’Eroe, il 'battilocchio' la cui contemplazione distoglierebbe lo sguardo dai processi collettivi e di lungo corso. Al contrario, per noi 'Giap' è molteplicità, 'Giap' sta per le miriadi di persone che, ciascuna a suo modo, hanno contribuito alla decolonizzazione, alla lotta planetaria contro razzismo e colonialismo, alla presa di coscienza degli spossessati di vaste aree del mondo. Per noi 'Giap' è il secolo, la parte del XX secolo che vale la pena continuare a interrogare, con spirito critico ma senza revisionismi cialtroneschi. Né replicare né rinnegare, assumersi la responsabilità del phylum che ci porta all’oggi, senza affannarsi a strappare pagine dall’album di famiglia per paura che le vedano gli sbirri della memoria. Vengano pure a perquisirci: noi non abbiamo vergogne”.

E' con le parole di Wu Ming, pubblicate il 25 agosto 2011 nel giorno del centesimo compleanno del generale, che vogliamo ricordare Vo Nguyen Giap. Ci ha lasciato venerdi in un ospedale militare di Hanoi, la capitale del Vietnam. Era ricoverato da quasi quattro anni, provato da lunghe malattie. Il generale Giap è stato uno dei più celebri comandanti militari del Novecento. Inventò la guerra asimmetrica e la vinse. Contro i francesi e contro gli americani. Un eroe nazionale la cui fama era seconda solo a quella del suo mentore, il presidente Ho Chi Minh, che portò il paese all’indipendenza. Emblema dei piccoli che sconfiggono i grandi. Un eterodosso nell’arte della guerra, anche se ora nelle accademie di tutto il mondo si studia il suo capolavoro, la battaglia di Dien Bien Phu.

Era nato il 25 agosto 1911 nella provincia di Quang Binh, nel Vietnam centrale, quando il paese faceva ancora parte dell’Indocina Francese. I genitori erano piccoli proprietari terrieri, non ricchi ma in grado di mandare il figlio al liceo. Prima nell'antica capitale Hué, poi ad Hanoi. Già a 14 anni entrò a far parte di un movimento clandestino di resistenza e cominciò ad interessarsi di politica. Si laureò in legge ed economia. E si distinse presto per leadership. Organizzò scioperi studenteschi, a 19 anni fu brevemente incarcerato per aver diretto proteste antifrancesi, intanto si dilettava come giornalista. Nel 1938 si unì al Partito comunista. Di notte, leggeva i suoi idoli: Napoleone e Sun Tzu, l’autore dell’Arte della guerra.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, incontrò Ho Chi Minh nel sudovest della Cina che gli diede l’incarico di organizzare un esercito clandestino per combattere l’invasione giapponese: per farlo Giap ritornò nel nord rurale del Vietnam e guidò le forze di resistenza del movimento Viet Minh. Adatta la teoria ancestrale del maestro cinese Sun Tzu alle tecniche moderne di guerriglia. I giapponesi sono cacciati ma a Postdam le grandi potenze hanno deciso di dividere il Vietnam in due: uno sotto l’influenza comunista, l’altro sotto quella occidentale, con i francesi che vogliono riprendersi la loro più ricca colonia.

Ho Chi Minh ha appena fondata la Repubblica democratica del Vietnam. Comincia un’altra guerra, durerà trent’anni. Prima contro i francesi, poi contro gli americani. Tutta l’Indocina, Cambogia e Laos compresi, diventa un campo di battaglia 'non convenzionale'. La guerriglia nella giungla, gli attacchi a sorpresa nelle città dissanguano Parigi. Il generale Henri Navarre cerca di attirare Giap in una battaglia campale, per distruggere le sue forze in colpo solo, e crea la piazza forte di Dien Bien Phu, in una zona montagnosa che controlla le vie di approvvigionamento dei vietnamiti.

La battaglia di Dien Bien Phu. È la battaglia più famosa della guerra d’Indocina. E' il capolavoro di Giap. E' la prima vittoria militare che lo rese famoso in tutto il mondo. Le milizie dei Viet Minh circondarono le forze francesi dopo aver scavato chilometri di trincee e aver trascinato pezzi di artiglieria pesante, senza destare l’attenzione, su per le ripide montagne che circondavano le posizioni francesi. L’attacco cominciò con un micidiale fuoco di artiglieria – 60 colpi al minuto – il 13 marzo 1954 e colse i francesi completamente di sorpresa. Per due mesi l’avamposto, difeso da forze speciali dei paracadutisti francesi e dalla Legione Straniera, fu completamente tagliato fuori dal resto dell’esercito coloniale, mentre era in corso una battaglia sanguinosa che si concluse dopo 56 giorni e migliaia di morti con la resa dell’esercito francese, il 17 maggio. Dien Bien Phu fu il simbolo della fine del colonialismo francese (e non solo) nel sudest asiatico, un evento che fece molta impressione nell’opinione pubblica in Europa. Due anni dopo la battaglia, nel 1956, gli accordi di Ginevra stabilirono la divisione in due del Vietnam. La sua abilità militare gli fece guadagnare il soprannome di “Napoleone rosso”. Nonostante questo, e il fatto che le sue battaglie più celebri siano studiate ancora oggi nelle accademie militari, Giap non aveva mai ricevuto alcuna educazione militare e diceva scherzando di aver seguito l’accademia militare “dei boschi”.

La guerra del Vietnam. Nel governo nordvietnamita di Ho Chi Minh, Giap aveva il posto di ministro della Difesa. Insieme a Ho, progettò la campagna di guerriglia dei Vietcong, male armati e sulla carta nettamente inferiori alle forze sudvietnamite e americane. L’esperienza di Dien Bien Phu servì di ispirazione a Giap per il famoso “Cammino di Ho Chi Minh”, molto probabilmente una delle più grandi operazioni di ingegneria militare della storia. Si trattava di un canale di rifornimento segreto che attraversava la giungla per centinaia di chilometri e che sconfinava nei vicini Laos e Cambogia, attraverso cui i vietcong erano in grado di rifornire i combattenti nel sud del paese. La strategia di Giap, per quanto vittoriosa, aveva una caratteristica che gli hanno riconosciuto tutti gli storici: non prestava particolare attenzione alle perdite umane. Oltre un milione di soldati nordvietnamiti morirono durante la guerra del Vietnam. Uno degli eventi che la decise – e la risolse in favore del Nord – fu la cosiddetta “offensiva del Tet”. Approfittando di un cessate il fuoco concordato per i grandi festeggiamenti del capodanno lunare (il Tet è l’anno della scimmia in vietnamita) nel cuore della notte del 30 gennaio 1968 le forze di Giap attaccarono oltre 40 capitali provinciali sudvietnamite ed entrarono a Saigon, riuscendo a prendere possesso brevemente perfino dell’ambasciata statunitense. Nonostante il merito dell’offensiva sia spesso andato a Giap, ricerche più recenti hanno dimostrato che lui era personalmente contro gli attacchi e che non si trovava in patria al momento dell’offensiva. La guerra finì solo sette anni più tardi e i vietcong entrarono a Saigon il 30 aprile del 1975: quel giorno «gli schiavi divennero uomini liberi» disse Giap, che dopo la guerra divenne però un sostenitore di relazioni amichevoli tra gli Stati Uniti e il nuovo Vietnam unificato. Dopo la guerra Giap rimase ministro della Difesa e divenne vice-primo ministro, ritirandosi nel 1982.

Da molto tempo, anche se era ufficialmente uno dei personaggi più celebrati del paese, era ai margini della vita politica. Nel 2009 protestò con forza contro il progetto cinese di una miniera di bauxite nel Vietnam centrale e più tardi contro la demolizione dell’edificio storico del parlamento vietnamita, ma entrambi i progetti proseguirono ugualmente.

Ultima modifica il Domenica, 06 Ottobre 2013 11:43

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