Dopo aver coperto una distanza di 1,5 miliardi di chilometri in vent'anni di missione, alle 13.55 ora italiana la sonda spaziale Cassini ha inviato il suo ultimo segnale entrando nell'atmosfera di Saturno, prima di disintegrarsi.
In realtà, un po' come accade per la luce di alcune stelle che giunge a noi quando queste sono oramai scomparse da tempo, si è trattato del segnale inviato da un "fantasma". Per coprire la distanza che c'è tra il pianeta con gli anelli e la terra, infatti, i segnali impiegano circa ottanta minuti: nel frattempo, Cassini si era già ridotta in polvere. In effetti, la sonda ha esalato il suo ultimo respiro intorno alle 12:30, un estremo singulto elettronico che i tecnici americani della NASA hanno romanticamente ribattezzato "Goodbye kiss".
La sua distruzione è avvenuta per effetto della resistenza opposta dalla densa atmosfera di Saturno, sulla cui composizione oggi sappiamo molto di più grazie ai 22 ravvicinatissimi passaggi che la sonda ha effettuato intorno al pianeta nella fase finale della sua missione. Recentememente, proprio durante uno di questi passaggi, Cassini ha rilevato la presenza sulla luna Encelado - che orbita intorno a Saturno - di una enorme quantità di acqua allo stato liquido, un vero e proprio oceano. La scoperta ha aperto nuove prospettive sull'esplorazione di questa remota zona del nostro sistema solare.
La distruzione della sonda si è resa necessaria proprio per evitare contaminazioni spaziali in ottica di nuove missioni.
Quel che molti non sanno è che parte consistente degli apparati elettronici di trasmissione e ricezione di Cassini, così come la sua grande antenna, sono stati realizzati presso lo stabilimento Thales Alenia Space di L'Aquila, nella sua originaria collocazione nella zona di Pile, per conto dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e di quella italiana (ASI). Oggi le attività di questa importante realtà aquilana proseguono presso il nuovo stabilimento costruito in via Saragat in seguito al sisma del 2009.