Domenica, 08 Ottobre 2017 21:46

Convenzione di Faro: il Consiglio d'Europa a Fontecchio, da oggi al 12 ottobre. L'intervista al sindaco Sabrina Ciancone

di 

Da oggi e fino al 12 ottobre prossimo a Fontecchio sbarca il Consiglio d'Europa, per il primo workshop di ricerca-azione sulla Convenzione di Faro.

Ultima nata tra le convenzioni culturali internazionali, la Convenzione prende il nome dalla località portoghese nella quale, a ottobre 2005, si è tenuto l'incontro degli Stati membri del Consiglio d'Europa e l'adesione dell'Unione Europea e degli Stati non membri. Entrata in vigore nel 2011, firmata dall'Italia nel 2013 e in via di ratifica, la Convenzione introduce un concetto ampio e innovativo di eredità culturale, definendola come 'un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei propri valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. Esso comprende tutti gli aspetti dell'ambiente che sono il risultato dell'interazione tra l'uomo e i luoghi nel corso del tempo'.

"Abbiamo conosciuto la Convenzione di Faro ad uno dei 'Colloqui di Ravello' nel 2013", spiega a NewsTown la sindaca di Fontecchio, Sabrina Ciancone; "abbiamo subito aderito ai suoi principi con delibera di Consiglio comunale". Il borgo della media valle dell'Aterno - poco meno di 400 abitanti - è stato il primo Comune in Italia a farlo: "per questo, il Consiglio d'Europa - con l'ufficio italiano a Venezia e la direzione di Strasburgo - ha voluto approfondire il nostro approccio, provando a capire come un piccolo Comune, in un territorio colpito da un terremoto, potesse aver declinato i principi della Convenzione. Abbiamo raccontato come avevamo vissuto la sfida di rivitalizzare la comunità dopo il trauma subito, ed il Consiglio ha riscontrato una consonanza con lo spirito di Faro: ci hanno coinvolto nei laboratori organizzati a Venezia, Strasburgo e vicino a Bilbao in marzo, così è venuta l'idea che Fontecchio potesse rappresentare il luogo adatto per il workshop. Non sarà un semplice laboratorio, gli accademici - che arriveranno da ogni angolo d'Europa - non resteranno chiusi in una stanza a discutere tra loro ma scambieranno esperienze e si confronteranno con le comunità locali: in particolare, sono previste passeggiate patrimoniali, incontri con gli Enti, le associazioni, e le imprese private che, in qualche modo, hanno detto la loro nell'impresa, straordinaria e faticosa, di rivitalizzare la comunità anche e soprattutto attraverso l'eredità, il patrimonio culturale".

Eredità culturale che, con la Convenzione di Faro, diviene diritto inalienabile dell'uomo, perché la sua conoscenza e la possibilità di goderne rientrano nel diritto di ciascun cittadino di partecipare attivamente alla vita culturale. Al contempo, però, la Convenzione delinea una responsabilità condivisa nei confronti del patrimonio, chiamando le popolazioni a svolgere un ruolo attivo nel riconoscimento della sua centralità, e invitando gli Stati a promuovere un processo di valorizzazione partecipativo, fondato sulla sinergia fra pubbliche istituzioni, associazioni, privati cittadini, definiti nell'articolo 2 una "comunità di eredità" (heritage community). 

"Il modo che abbiamo avuto d'amministrare, più in generale le azioni che, in questi anni, sono state intraprese a Fontecchio anche da privati, coincide perfettamente con quella che è la novità più importante introdotta dalla Convenzione", sottolinea Sabrina Ciancone; "l'accezione d'eredità culturale, del dovere di tutelarlo, preservarlo e valorizzarlo, è stata in un qualche modo invertita: al centro è stato posto l'uomo col suo diritto di fruirne, d'avere accesso al patrimonio. E' rivoluzionario, da un certo punto di vista, e impegnativo per il cittadino perché non si tratta soltanto di reclamare il diritto ad usufruirne ma di assumere la responsabilità di farne un motore di sviluppo. E' una filosofia che non attiene soltanto il patrimonio culturale, ed è l'ambizione più grande del lavoro che abbiamo portato avanti in questi anni: responsabilizzare il cittadino, affinché non reclami soltanto i diritti ma assuma una parte di responsabilità".

In effetti, il testo di Faro sancisce un ribaltamento nella concezione del patrimonio culturale e del suo valore per la società, una visione "dal basso" che si innesta nello spirito dell'articolo 9 della Costituzione Italiana. E Fontecchio già quattro anni prima di aderire alla Convenzione, all'indomani del terremoto del 2009, aveva avviato, nell'ambito del processo di ricostruzione Borghi Attivi, un progetto di democrazia deliberativa che ha portato alla definizione e all'adozione delle Linee guida per lo sviluppo locale e per l'estetica del paese. Da queste ultime è derivato Casa&Bottega, un progetto di social housing e rigenerazione urbana teso a contrastare lo spopolamento, creare occupazione e manutenere il paesaggio. Una cooperativa di comunità gestirà i servizi legati alla mobilità, all'abitare, alla produzione artigianale e agricola e all'e-commerce.

"L'importanza di questi giorni risiede in due aspetti: si tratta di una verifica dei risultati ottenuti, e di renderci relativi rispetto a ciò che a L'Aquila, e nei luoghi del terremoto 2016, è accaduto e sta accadendo", aggiunge Ciancone; "in questo senso, ci sarà un nesso con Amatrice e con i territori delle Marche: se abbiamo imparato qualcosa, nel bene e nel male è giusto si condivida con loro". Come stanno procedendo i progetti e rappresentanto effettivamente la strada giusta per la rivitalizzazione e il contrasto allo spopolamento? "Borghi Attivi si è concluso nel 2011, ha lasciato un metodo che cerchiamo di adottare ogni giorno, tra mille difficoltà, e cioé l'abitudine al confronto con la cittadinanza, con le assemblee cittadine, una comunicazione trasparente e la presa in carico dei suggerimenti e delle idee che possono venire da ogni abitante. Per ciò che attiene Casa&Bottega, invece, abbiamo dovuto ripensare un poco il progetto per i tempi lunghi nel ripristino degli immobili: siamo ad un punto interessante di confronto con la fondazione Housing sociale di Milano, però, e pensiamo di poter finalmente avviare il percorso amministrativo che ha rappresentato l'ostacolo più grande fino ad ora, mettendo a bando gli immobili privati già pronti, non quelli pubblici, e avviando così il progetto di social housing diffuso destinato alle giovani coppie, abbinato col supporto alle attività artigianali che è poi l'anima del progetto".

Tornando al workshop, la quattro giorni - muovendo dai principi della Convenzione di Faro - mira a sviluppare partenariati con università, società civile e centri di ricerca per svolgere studi su territori rurali e urbani, sulle "comunità di eredità" (attori locali, musei, organizzazioni non governative, associazioni, ecc.) e sul patrimonio europeo. L'incontro sarà occasione, inoltre, di conoscenza e scambio di buone pratiche realizzate nei Paesi di provenienza dei relatori.

Tre i temi di lavoro principali: 

  • Patrimonio nella società che cambia;
  • Patrimonio come ecosistema di sviluppo;
  • Accessibilità al patrimonio culturale.

Nella giornata conclusiva - giovedì 12 ottobre - si terrà una conferenza aperta al pubblico in cui verranno condivisi i risultati degli studi con le autorità nazionali e locali. "L'impostazione del lavoro comprende, nell'ultima giornata, una restituzione delle conclusioni che gli accademici, nell'interazione con le comunità locali, potranno trarre", chiarisce la sindaco di Fontecchio. "Il momento finale sarà una sorta di trasmissione delle stesse alle autorità che, in qualche modo, hanno una parte di responsabilità in queste azioni. La loro aspettativa è di trarre conclusioni che possano essere metodologiche, di contrasto alla disgregazione, all'impoverimento di una comunità a seguito di un disastro: parliamo di crisi multifattoriali, noi siamo stati coinvolti da un disastro naturale ma le crisi industriali, in tante parti d'Europa, provocano lo stesso disorientamento nelle comunità che vengono colpite. Inoltre, vorranno verificare il funzionamento della Convenzione di Faro e diffonderne i principi. Per quel che ci riguarda, l'ambizione è verificare la bontà dei nostri metodi e imparare da ciò che riusciremo a conoscere nei quattro giorni di confronto. E poi, se c'è qualcosa da poter trasmettere a chi, in un luogo o nell'altro d'Europa, sta affrontando qualcosa di simile a ciò che abbiamI dovuto soffrire noi, credo sia una cosa degna da fare", conclude Sabrina Ciancone.

Ultima modifica il Lunedì, 09 Ottobre 2017 09:42

Articoli correlati (da tag)

Chiudi