Mercoledì, 02 Maggio 2018 22:51

Colapietra, il Primo maggio: "la Repubblica è dei lavoratori, oppure non è"

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Sostituire un politico incapace è possibile scegliendone uno ancora più incapace. Aristofane, 423 a. C; 'I cavalieri', la pièce teatrale. 

"L'ho riletto recentemente, il Salsicciaio e Paflagone dei Cavalieri di Aristofane in cui c'à la gara a chi è più incompentente, ed essendo incompetente può meglio ingannare il dèmos, il popolo che, tuttavia, infine se ne accorge e, tornando all'antico, ricostituisce il benessere della Repubblica. In un certo senso, il Primo maggio dovrebbe servire a tornare un poco all'antico, nel senso di fondare non tanto sul lavoro quanto sui lavoratori l'essenza della Repubblica. Se la Repubblica ha significato qualcosa è l'affermarsi della classe sociale che ha fatto la Resistenza e la Liberazione, che si è opposta al fascismo gettando le basi per un'Italia diversa, un'Italia nuova. La nuova società emergente sarebbe dovuta essere protagonista della Repubblica, intesa come motore di profondo cambiamento, 'il governo della gente onesta' come diceva nella sua incomparabile ingenuità Giuseppe Garibaldi. Evidentemente, la Repubblica non può essere la definizione moralistica delle gente onesta, ma della gente capace, moderna e nuova, questo sì: auguriamoci possa avvenire, sebbene sono settanta, ottant'anni che ce lo auguriamo e sarebbe il caso avvenisse". 

Così Raffaele Colapietra, protagonista, il 1° maggio scorso al Lomaggio Fest, di un incontro pubblico con la città, all'Auditorium del Parco.

Lo storico aquilano ha riflettuto sull'articolo 1 della Costituzione italiana: 'l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro'. "Pensare al lavoro così come sta scritto in Costituzione, è quanto di più vuoto si possa immaginare; già all'epoca, fu denunziato da uomini autorevoli come Nitti e Jemolo: d'altra parte, il lavoro è un'astrazione. Altri articoli della Costituzione, e penso all'articolo 4, dichiara come la Repubblica riconosca 'a tutti i cittadini il diritto al lavoro' promuovendo 'le condizioni che rendano effettivo questo diritto': è la Repubblica che deve rendere il lavoro possibile, insomma; e ancora, l'articolo 35 afferma che 'la Repubblica tutela il lavoro': se ha bisogno di essere tutelato, come può essere il fondamento della Repubblica medesima? Arturo Carlo Jemolo, tra i protagonisti della cultura politica degli anni '40 e '50, diceva che l'articolo primo della Costituzione lascia il tempo che trova; Francesco Saverio Nitti, un poco più amaro, sarcastico, sottolineava come fosse una dichiarazione poetica e sentimentale. E' così: la Repubblica è dei lavoratori, oppure non è una Repubblica". 

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