E’ stato presentato stamane, presso la sede della Fondazione Carispaq, il progetto 'Una storica realtà da valorizzare: il Giardino Alpino di Campo Imperatore' dell’Associazione ProNatura L’Aquila, sostenuto dalla Fondazione Carispaq.
L’intervento prevede lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria del giardino, necessari a contrastare i danni causati dalla rigidità del clima invernale e dallo scioglimento della neve durante la primavera. L’obiettivo è quello di valorizzare gli ambienti di alta quota ed in particolare del comprensorio di Campo Imperatore, sia dal punto di vista naturalistico che didattico – divulgativo.
Alla conferenza stampa hanno partecipato il Presidente della Fondazione Marco Fanfani e la presidente di ProNatura Laura Asti; al tavolo, il direttore del Dipartimento Mesva dell’Università dell’Aquila di cui fa parte il Giardino Alpino Guido Macchiarelli e la responsabile scientifica del Giardino Loretta Pace che hanno voluto ringraziare la Fondazione e l'associazione ambientalista per il sostegno alla cura di una realtà unica nel panorama naturalistico abruzzese."E' una iniziativa a cui teniamo molto", ha sottolineato Fanfani; "d'altra parte, il giardino botanico è una unicità che non trova eguali in Italia, a quella quota. Si inserisce tra le attrazioni che possono rilanciare il turismo sul Gran Sasso, come i ruderi di Sant'Egidio, il più alto ritrovamento archeologico del paese".
Il Giardino Alpino dell’Università dell’Aquila, situato nel comprensorio del Gran Sasso d’Italia a 2.117 metri sul livello del mare, fu fondato nel 1952 dal botanico Vincenzo Rivera, con l’intento di sperimentare ed acclimatare le piante foraggere dei pascoli montani che rappresentavano una indispensabile risorsa per l’allevamento del bestiame. Negli anni il Giardino Alpino, oltre alle funzioni scientifico-didattiche, ha assunto notevole importanza ai fini turistici e di promozione dell’educazione scientifica e della cultura ambientale; rappresenta un’oasi di conservazione e ridiffusione di piante in pericolo di estinzione sia nell’ambito del territorio del Parco del Gran Sasso che dell’Abruzzo.
"Il giardino è un vero e proprio gioiello", ha chiarito Macchiarelli; "è un sito da valorizzare in senso storico, museale e per la cura dei cittadini e, in particolare, dei pazienti: è un luogo dove l'ecologia, l'arte, la cultura e la formazione si fondono. L'idea è di creare una rete di giardini botanici, col piccolo gioiello che vantiamo a Lucoli, il magnifico giardino di Collemaggio che debbono essere riportati all'antico valore. Spero che la Regione, la Provincia e il Parco nazionale del Gran Sasso possano aiutarci, fornendoci il sostegno di cui abbiamo bisogno".
D'altra parte, le attività del Giardino di Campo Imperatore sono state finanziate fino al 2009 dalla L.R. 9/4/1997, n. 35 “Tutela della biodiversità vegetale e la gestione dei giardini ed orti botanici”; da allora, si è assistito ad un lento decadimento.
Eppure, la bellezza e la complessità della flora e della vegetazione del Gran Sasso sono il risultato di eventi di varia origine che si sono succeduti e intersecati tra loro nel corso dei millenni e che hanno selezionato un prezioso contingente botanico, rappresentato da entità di diversa provenienza geografica. Parliamo di un importante richiamo per gli escursionisti, attratti dalle sorprendenti ed inaspettate fioriture, tra le quali la stella alpina, la genziana, il genepì, l’androsace di Matilde e l’adonide curvata; quest’ultima, il cui nome scientifico è Adonis distorta, fu descritta dal botanico ottocentesco di origine abruzzese Michele Tenore: è una pianta erbacea a fiori gialli, endemica delle più alte cime dell’Appennino Centrale, ed è stata recentemente eletta pianta simbolo della Regione Abruzzo dalla Società Botanica Italiana.
"Per noi, rappresenta un importante laboratorio in natura", ha tenuto a ribadire la responsabile scientifica Loretta Pace; "il giardino ospita una flora che, per adattarsi alle condizioni climatiche, ha dovuto subire modificazioni importante che è fondamentale studiare. Siamo al di sopra del limite delle foreste e, dunque, non ci sono piante di alte dimensioni, piuttosto piccole piantine che vanno cercate tra le aiuole: per questo, il visitatore deve essere guidato dagli esperti. Tuttavia, la fioritura - seppur fugace - offre uno spettacolo meraviglioso. E' una sorta di museo vivente: ciò che mostriamo sono organismi vegetali vivi, piante vive. Ecco perché serve uno sforzo comune per preservarlo".
Col progetto finanziato dalla Fondazione Carispaq, si riuscirà a sistemare la recinzione, divelta non soltanto dallo scioglimento delle nevi ma anche dagli animali selvatici, verranno ripristinati i vialetti, curate e rimpolpate le aiuole, ricartellinate le piante, con la sostituzione dell’impianto di irrigazione; è prevista anche l'organizzazione di giornate informative e di visite guidate anche se le rigide condizioni climatiche consentono la fruizione del Giardino solo per il breve periodo estivo. Le attività di ricerca, però. continuano per tutto l’arco dell’anno presso l’Università dell’Aquila, dove è anche in fase di riorganizzazione un percorso espositivo dedicato agli aspetti botanici, zoologici, geologici ed ecologici dell’ambiente appenninico.