Anteprima nazionale a L’Aquila per la nuova produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo, diretto da Simone Cristicchi, “L’arminuta”, spettacolo tratto dal romanzo di Donatella Di Pietrantonio con Lucrezia Guidone.
Giovedì 28 febbraio alle ore 21,00 e venerdì 1 marzo alle ore 17,30, al Ridotto del Teatro Comunale, le due prime repliche che aprono una lunga tournée, dalla prossima stagione teatrale, sui palcoscenici di tutta Italia.
Con questo nuovo allestimento il Teatro Stabile d’Abruzzo investe sul talento partendo dal meraviglioso romanzo scritto da Donatella Di Pietrantonio, vincitore del Premio Campiello, e ridotto per la scena da Giacomo Vallozza.
Protagonista Lucrezia Guidone, che ne cura anche la regia, una delle attrici più interessanti della scena italiana, di origine abruzzese, lanciata da Luca Ronconi, premio Ubu nel 2012 come attrice under 30, premio Maschere del Teatro Italiano, Premio Duse, Premio Flaiano, Premio La Repubblica “Giovane talento”.
In scena con lei Beatrice Vecchione, diplomata alla scuola del Teatro Stabile di Torino e protagonista già di importanti spettacoli anche sulla scena estera. Il coordinamento artistico è affidato a Alessandro Businaro, la scena è disegnata da Gregorio Zurla, le luci sono di Pamela Cantatore il sound designer è Dario Felli.
Lo spettacolo
“L’arminuta”, una storia che parla di vita, di appartenenza, di amori e di rabbia in un Abruzzo poco conosciuto, ruvido e vero.
In prima persona la giovane protagonista narra, seguendo un articolato filo cronologico, con un linguaggio asciutto e intensamente espressivo, la sua insolita storia. Lei è l’arminuta, la ritornata, colei che da una vita di città, che ha sempre creduto la sua, si trova a tornare nel paesello d’origine alla sua famiglia naturale.
Deve così ad affrontare una vita aspra, in un ambiente povero ed estraneo se non ostile. Solo la sorella Adriana, di poco più piccola, il fratello grande Vincenzo e il piccolo Giuseppe si distinguono, in modi diversi, in questa famiglia disordinata e confusa, e con loro la tredicenne — di cui non viene mai specificato il nome e che è individuata solo con il soprannome — riesce a stabilire relazioni. Particolarmente difficile è il rapporto con la madre, anch'essa senza nome, posta a confronto con l'altra madre, quella adottiva, emblema di affetto, cura e protezione.
Lei non sa i motivi di questo trasferimento che le segna l’esistenza, tutti sanno ma a lei non hanno detto, perciò mentre narra “L’arminuta” cerca risposta al suo perché dell’abbandono.