Sabato, 22 Febbraio 2014 10:21

Perché Sanremo è Sanremo #4: finalmente "nu juorno buono"

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Fino ad ora, musicalmente parlando, la quarta serata del Festival di Sanremo è stata la meno noiosa e, senza dubbio, quella con il massimo slancio qualitativo. Visto che comiciano le premiazioni, comincerò ad essere perfettamente cronologico. Ieri sera è stato premiato il vincitore della categoria giovani, e tutti i partecipanti della categoria big si sono esibiti accompagnati in pezzi tradizionali della canzone italiana. La serata si apre con il vincitore della passata edizione, Marco Mengoni, che canta Io che amo solo te di Sergio Endrigo.Poi, si entra subito nel vivo.

I primi a salire sul palco sono i Perturbazione, accompagnati da Violante Placido, che dimostra discrete doti canore. Il pezzo che eseguono è La donna cannone di De Gregori e lo fanno in maniera egregia, chiudendo l'esibizione con il frontman del gruppo e la bella attrice che si prendono per mano e salgono la sclainata come a scomparire nel firmamento.

Poi è il turno di Francesco Sarcina, accompagnato alla batteria da Riccardo Scamarcio Il brano che ha scelto di proporre è Diavolo in me di Zucchero. Sarcina plasma l'esecuzione del brano, per renderla più congeniale ai suoi talenti. Ne esce fuori un risultato niente male.

A seguire c'è Frankie Hi NRG, che sale sul palco accompagnato da Fiorella Mannoia per eseguere Boogie di Paolo Conte. E' buona la loro alchimia e il modo in cui si palleggiano il pezzo, peccato che l'ospitata faccia il 70% del lavoro e il concorrente il 30%. Certo, c'è da dire che questa speciale modalità penalizza fortemente uno come Frankie.

Dopo di loro è il turno di Noemi, che performa La costruzione di un amore, una canzone scritta da Ivano Fossati per Mia Martini. Esecuzione splendida, niente da aggiungere.

Quelli che avrebbero potuto spingere di più sono Francesco Renga e Checce (leader dei Modà) che cantano Un giorno credi di Bennato. Il connubio delle loro voci è molto strano e forse sarebbe stato più convincente se avessero provato di più. Gradevoli, ma non entusiamano.

Non poteva assolutamente sbagliare Ron, che ha portato sul palco Cara di Lucio Dalla, mentre il primo tentativo di rivisitazione arriva con Arisa, accompagnata dagli Who made who, che convincono, presentando una versione beat di Cuccuruccucù di Franco Battiato. L'esecuzione è veramente molto azzeccata e, fino a quel momento, ho pensato fosse la migliore della serata. Poi mi sono inaspettatamente ricreduto.

Durante la piccola pausa per i big, è il turno del secondo ospite esterno, Gino Paoli, che prima dedica l'esecuzione di due brani a Tenco e poi canta Il cielo in una stanza. Veramente molto bello, ma era anche difficile avere aspettative diverse. Paoli è stato accompagnato dal maestro Stefano Fonzi, originario del borgo aquilano Caporciano.

Finale della categoria giovani. I 4 finalisti - Diodato, Zibba, Rocco Hunt e The Niro - si esibiscono prima del lungo televoto. Il verdetto si saprà, infatti, solo a fine serata.

Dopo le esibizioni dei giovani, rientrando dalla pubblicità, c'è il colpo di scena: Fabio Fazio annuncia che il pezzo Prima di andare via di Riccardo Sinigallia è stato squalificato dalla competizione, perchè non totalmente inedito. Il musicista, infatti, delle incomprensioni "in buona fede" e accetta la squalifica con la promessa di non fare ricorso. Peccato davvero. Il presentatore, comunque, lo invita a tornare per l'ultima serata per una esibizione ovviamente off contest.

La serata prosegue con la strana coppia Gualazzi Beetroots accompagnati alla batteria da Tommy Lee. Meriterebberò la squalifica molto più di Sinigallia, per il modo indegno in cui hanno vilipendiato l'immortale Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno.

Per fortuna, dopo di loro, c'è Cristiano De Andrè, che decide di performare una canzone del padre: Verranno a chiederti del nostro amore. Un'esecuzione veramente emozionante. Se si fossero chiusi gli occhi, si sarebbe in alcuni tratti ascoltato davvero Fabrizio De André.

Ma, purtroppo, la magia non dura a lungo. Il giovane Renzo Rubino - al quale a fine serata verrà consegnato il premio per la miglior composizione per il suo brano non in gara Per sempre e poi basta - è protagonista, a mio avviso, di un impacciato duetto con Simona Molinari, sulla melodia di Non arrossire di Giorgio Gaber. L'aquilana spicca, rispetto alla bella, ma flebile, voce di Rubino.

Dopo un omaggio di Enrico Brignano ad Aldo Fabrizi, è la volta di Giusy Ferreri, accompagnata da Alessandro Haber e Alessio Boni. Nell'esecuzione di Il mare d'inverno di Enrico Ruggeri l'intro recitato da Boni è l'unica cosa bella. Non è la canzone adatta per Ferreri. Inoltre, il sincro con Alessandro Haber si perde molto sul finale.

Ma, quando sembra persa ogni speranza, chi arriva inaspettatamente a risollevare il livello qualitativo delle esibizioni? Antonella Ruggero L'ex Matia Bazar esegue Una miniera dei New Trolls, con un accompagnamento sul palco di musicisti che suonano esclusivamente attraverso apps su tablet. La sua voce è fantastica, e si aggiudica indiscutibilmente il titolo di migliore performance della serata.

Neanche Giuliano Palma con i suoi Bluebeeters riesce a fare di meglio, nonostante la consolidata alchimia, presentando una rivisitazione ska di I say i sto ccà di Pino Daniele.

Considerando che era stata esclusa la canzone, ma non il cantante, a Riccardo Sinigallia viene fatta chiudere la kermesse dei big. Il cantante porta sul palco un vero e proprio all star team con Marina Rei, Paola Turci e Laura Arzilli. Si esibiscono in un pezzo di Claudio Lolli dal titolo Ho visto anche gli zingari felici.

Prima di passare alle premiazioni c'è ancora tempo per un ultimo ospite, Paolo Nutini, che inizia la sua esibizione con Caruso, per poi passare al suo grande successo, Candy, e terminare con la presentazione in anteprima di Scream, tratto dal suo nuovo lavoro, in uscita ad aprile.

Poi, il classico "stop al televoto"! La coppia padrona di casa Fazio  Littizzetto tergiversa un po' e poi consegna i premi della critica della sala stampa, che vanno entrambi a Zibba per Senza di te.

Ma, quest'anno, il principe di Sanremo è Rocco Hunt, con il brano Nu juorno buono, nel quale poi si ri-esibisce, in un tripudio e in un clima di grande commozione generale. E' un grande traguardo, in primis per il ragazzo, appena ventenne, ma anche per il rap italiano, che finalmente fa breccia anche dentro i grandi salotti borghesi e si afferma a pieno titolo come genere riconosciuto anche al Festival della canzone italiana.

E' veramente nu juorno buono, e speriamo lo sia anche domani. Staremo a vedere.

Nel frattempo, come al solito, cala il sipario. E continuano le scommesse.

 

[LEGGI QUI GLI ARTICOLI SULLE PRIME TRE SERATE]

Ultima modifica il Sabato, 22 Febbraio 2014 11:12

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