Era il 23 settembre 1943, nove ragazzi aquilani vennero catturati dal contingente tedesco sulle montagne nei pressi di Collebrincioni. Nessuno informò le famiglie: i giovinetti vennero condotti nella caserma Pasquali, costretti a scavarsi la fossa, e poi barbaramente uccisi.
Soltanto dopo la liberazione della città dell'Aquila, avvenuta il 13 giugno del 1944, i loro corpi furono rinvenuti e le loro spoglie ricomposte all'interno della scuola elementare di San Bernardino; lì ricevettero il silenzioso e commosso omaggio della cittadinanza, prima della sepoltura nel sacrario che si trova all'interno del cimitero monumentale.
I Nove Martiri Aquilani avevano tutti tra i 17 e 20 anni.
Lunedì prossimo ricorreranno i 76 anni dal loro eccidio e, per ricordarli, è stato allestito un programma di iniziative. Si parte sabato 21 settembre, alle 17:30 nella Sala Rivera di Palazzo Fibbioni: su iniziativa dell'Anpi verrà presentato il libro "La forma della speranza" di Vladimiro Placidi, alla presenza di Errico Centofanti, Walter Cavalieri e William Giordano.
Placidi, direttore del Consorzio Beni culturali della provincia dell'Aquila dal 1982 al 2013, è autore di diversi saggi sull'archeologia e l'architettura del territorio; è stato assessore alla ricostruzione dei Beni culturali del Comune dell'Aquila dal 2009 al 2012.
E' al suo primo romanzo, un racconto che nasce per "narrare la verità anche se non è tutta la verità, ma quello che non è verità è verosimile". E' "la storia di Nove giovani che si ribellarono all'ingiustizia, alla guerra, all'invasione dello straniero sul suolo di una Nazione svilita da vent'anni di totalitarsimo, di precarietà, di mancanza di libertà. Il sacrificio della vita come atto finale che vuole essere simbolo teso ad una collettività affinché lo recepisca come valore identitario e lo trasformi in valore comunitario".
Il racconto è "memoria per non dimenticare mai chi ha assunto su di se le colpe di altri e ne ha riscattato gli errori e le responsabilità. La Speranza come allegoria utile al recupero di una pagina gloriosa della storia dell'Aquila e della Nazione".