E’ una voce potente quella che arriva dalle mura dell’Aquila, 5 Km di cinta, una delle più grandi d’Italia. Un diaframma, un grembo, all’interno del quale è nata, cresciuta, morta e risorta la città dell’Aquila che dalle sue ceneri, chiamate macerie, si è ancora una volta rialzata. Mura, porte e torri appaiono merlate nel gonfalone di seta di Paolo Cardone, addobbate per il passaggio di Margherita d’Austria, protettive contro Fortebraccio, aperte al passaggio di re Carlo D’Angiò, e qui siamo ai vagiti del 1268, chiuse, poi riaperte, si presentano nella varie piante come un abbraccio, elemento segnico di forte identità civile.
Sarà la mostra “Le mura dell’Aquila”, ideata da Lucia Arbace e realizzata dal Polo Museale dell’Abruzzo, a svelare il progetto maturato dal ritrovamento nella collezione di Maurizio Pace di ben otto piante della città, alcune rare databili dal tardo XVI al XVIII secolo, e dal fortuito incontro con un appassionato aquilano che ha realizzato con matita gomma e inchiostro nero, dopo attenti studi su testi storici e sulla cartografia dell’Aquila, una serie di disegni delle mura come verosimilmente potevano apparire tra il 1622 e il 1680, riprodotti in una prospettiva orizzontale in un inedito scroll lungo oltre cinque metri.
La mostra, che includerà anche un video con la ricostruzione 3D della cinta muraria, la stessa che si trova riprodotta in scala 1:1000 nel plastico collocato nell'atrio del museo, realizzato dalla CREATIVE di Massimiliano Crea, sarà inaugurata giovedì 16 gennaio alle ore 18.00.
Un percorso non solo cartografico, quindi, all’interno della struttura difensiva, emblema del senso civico della città. A latere sono previsti, nei prossimi mesi di gennaio, febbraio e marzo ogni giovedì alle 17.30, approfondimenti ed iniziative collaterali quali incontri e conferenze a cura delle istituzioni e associazioni cittadine con un calendario che sarà diffuso a breve.
La mostra sarà visitabile fino al 29 marzo.