In tre casi su quattro, i cittadini e i giornalisti che chiedono di conoscere dati di pubblico interesse non ottengono quello che richiedono. È quanto emerge da “The Silent State“, il primo rapporto sull’accesso all’informazione in Italia realizzato da Diritto di Sapere in collaborazione con Access-Info Europe e presentato ieri al Festival del giornalismo di Perugia.
Lo studio raccoglie i dati della prima rilevazione sul campo mai effettuata in Italia della capacità di cittadini e media di richiedere e ottenere informazioni da Comuni, Regioni, Ministeri e altre istituzioni pubbliche. Lo scopo del rapporto è mettere l’Italia a confronto con altri Paesi in cui sono in vigore leggi come il Freedom of information act (Foia).
Allo studio ha partecipato anche NewsTown. Abbiamo seguito una giornata di lavori a Roma, il 18 gennaio scorso, in cui l’associazione ha fornito le competenze tecniche e gli strumenti legali indispensabili per formulare le richieste di accesso alle banche dati pubbliche. Come si inoltra una richiesta di accesso alle informazioni al Comune o alla Regione? Si possono richiedere dati anche sulle società controllate?
A queste e altre domande risponde, con grande chiarezza, il manuale Legal Leaks, utilissimo a giornalisti e cittadini che vogliano esercitare pienamente il loro diritto alla partecipazione.
Seguendo le indicazioni del manuale, nello spirito del monitoraggio, in data 1 febbraio 2013 abbiamo inoltrato delle richieste di accesso agli atti al Comune dell'Aquila. In particolare, abbiamo chiesto agli uffici preposti:
- Quanti nuclei familiari si sono rivolti ad assistenza economica negli ultimi 5 anni?
- Quante persone vivono nel progetto C.A.S.E e nei M.A.P, quanti alloggi sono ad oggi vuoti, quante persone vivono in alberghi o caserme?
- Quanto è stato erogato, da aprile 2009, in contributi di autonoma sistemazione e quanti nuclei familiari godono ancora del contributo?
- Quanto è arrivato a L’Aquila in donazioni private, dall’aprile del 2009, e quali progetti hanno finanziato?
- Quanti finanziamenti sono arrivati dall’Unione Europea per la ricostruzione dall’aprile del 2009 e quali progetti hanno finanziato?
- Quante è stato speso in puntellamenti dal 6 aprile 2009 ad oggi e a quali imprese sono stati affidati i lavori?
Da allora, sono passati quasi tre mesi: in redazione, è arrivata la sola risposta dell'Ufficio delle Entrate che, il 4 marzo, ha inteso informarci che una delle nostre istanze è stata favorevolmente accolta e che erano disponibili i dati relativi alle donazioni private pervenute a L'Aquila dall'aprile 2009. Purtroppo, l'ufficio non è stato in grado di dirci come sono stati utilizzati quei soldi. Per le altre richieste, silenzio assoluto.
Eppure, non più tardi di un anno fa, il Comune ha presentato il regolamento sulla partecipazione, approvato il 26 gennaio 2012. "Il testo non fa che ribadire", disse in quella occasione l'assessore Fabio Pelini, "quanto già previsto e che colpevolmente non è stato tradotto nella pratica quotidiana dell’amministrazione". Tra gli obiettivi, c'erano anche la partecipazione amministrativa online e la tempestività nelle risposte da parte dell’ Ente. La delibera di Giunta che ha approvato il regolamento, infatti, precisava "che è importante favorire lo sviluppo delle capacità dei singoli e collettive ampliando l’idea che un’altra città è possibile, una città che pone al centro delle proprie azioni urbanistiche, economiche, sociali e sanitarie le persone la loro capacità di stabilire relazioni reciprocamente educative".
Peccato non sia affatto così. Non è solo il Comune dell’Aquila, però, a non esercitare la trasparenza. La ricerca presentata a Perugia mostra che nel 73% dei casi le richieste di dati e informazioni non sono soddisfatte. In particolare, il 65% di esse non riceve nemmeno una risposta entro i 30 giorni previsti dalle legge. In più, le risposte ricevute sono state valutate pienamente soddisfacenti solo nel 13% dei casi.
L’analisi evidenzia che il nuovo “Decreto Trasparenza”, in vigore dallo scorso 20 aprile, non è una risposta a questo problema, perché non non introduce alcuna norma che possa definirlo un Freedom of Information Act come quello statunitense e britannico. Non contiene, per essere chiari, alcuna misura che metta il nostro paese in linea con la normativa internazionale sul fronte del diritto di accesso all’informazione, che nelle democrazie più avanzate garantisce ai cittadini il diritto di richiedere e ottenere dalle istituzioni documenti e dati pubblici, ma non pubblicati.
Speriamo che questo lavoro possa aiutare a cambiare le cose. E’ importante, infatti, garantire la massima trasparenza nella gestione della vita pubblica. E’ ancora più importante a L’Aquila, lo ripetiamo spesso e non smetteremo di farlo.