E’ appena uscito per le edizioni Progetto Cultura Brevi note (non solo d’autore), un “bignami disonesto sulla musica italiana”, scritto da Gianluca Racano, avvocato e musicista aquilano.
Il libro è una raccolta di oltre 150 recensioni, scritte in forma di piccoli bozzetti, con cui vengono passati in rassegna gli ultimi 60 anni di storia della musica italiana.
Alcune di esse erano già comparse su NewsTown e su L’Undici, ma il volume non è un semplice collage di rubriche pubblicate, bensì un’antologia nuova e rielaborata.
Le schede sono suddivise in capitoli che delineano dei percorsi tematici. Le storie, gli aneddoti e i retroscena dietro le canzoni, l’analisi dei suoni e dei testi, vengono intrecciate con dissertazioni semiserie e ricordi personali. Ne viene fuori una playlist che mescola alto e basso, canzone d'autore e nazionalpopolare, cantautorato impegnato e "musica leggerissima", indie e mainstream. Un corpus con cui l’autore racconta, ovviamente, anche se stesso, la propria vita e la propria formazione musicale.
I modelli di riferimento sono Nick Horby e anche il "nostro" Maurizio Blatto ma Racano è padrone della materia, scrive bene, non si atteggia e non scimmiotta e tutto ciò, insieme alla scelta di restringere il campo d'azione alla sola musica italiana, rende il libro originale e fresco.
“Le canzoni non sono le più belle, né le più famose” si legge nell’introduzione “Sono state scelte con un apparente e indiscriminato arbitrio ma, poi, dissezionate per temi significativi. Faticoso è stato in particolare lo sforzo di attingere alle marmellate digitali del millennio in corso, in cui è a tutt’oggi difficile distinguere l’effimero da quello che assurgerà a classico”.
L'autore
Gianluca Racano (L’Aquila, 18.10.1969) è un triste avvocato di provincia che si occupa di terremoti, musica, militando in alcune rock band, sport di squadra, manutenzioni esistenziali, politica e pensieri laterali. Blogger a tempo guadagnato, con l’ambizione ingiusta di diventare un influencer almeno nel proprio condominio, ha sedimentato la raccolta Brevi Note, gustoso atto d’amore, da esordiente tardivo, verso la musica italiana.
Dicono del libro…
Evocati nel corso di una seduta spiritica tenutasi a Tagliacozzo (Aq) alla presenza di un ex professore universitario e primo ministro di Bologna, si sono espressi su Brevi note alcuni grandi della musica italiana.
“Non si comprende da dove venga la prosopopea e l’arroganza di chi ha scritto questa robaccia – ha detto Fabrizio De André - in cui più a volte si dice che avrei semplicemente tradotto e rielaborato. Non può non leggersi, in tutto questo, un’inenarrabile superficialità”.
Lucio Dalla ha aggiunto: “Giudizi affrettati da parte di chi confonde la musica con le canzoncine dei falò. Però mi piace quando si racconta delle serate fumose a Bologna con i professori, gli intellettuali e le canzoni. Credo che comprerò il libro”.
Franco Battiato, uno dei più citati nella raccolta, ha dichiarato: “Ringrazio l’autore del libro per la considerazione, d’altronde credo di essere uno degli artisti più significativi in Italia dal 1970 in poi. Non capisco che bisogno c’era però di maltrattare in questo modo La Cura”.
Lucio Battisti: “Si parla troppo di Mogol e Panella e poco di musica, che, in fondo, è la cosa che mi sta più a cuore”.
Infine, l’abruzzese Ivan Graziani ha chiuso la seduta con un laconico “Taglia la testa al gallo se ti becca nella schiena”.
ESTRATTO
Pubblichiamo qui di seguito un estratto del libro, la recensione di Com’è bello far l’amore da trieste in giù (Tanti auguri) di Raffaella Carrà. La scelta del brano vuole essere anche un modo per omaggiare la grande cantante, attrice, ballerina e conduttrice recentemente scomparsa.
“Il giorno che rapirono Moro telefonai alla Rai e dissi ‘vi prego non mandate in onda il mio varietà’. E invece andò in onda lo stesso (n.d.r. “Ma che sera”). Rapivano Moro e io cantavo Com'è bello far l'amore da Trieste in giù. Mi vergognai così tanto che non tornai più in Italia per molto tempo.” Con un insospettabile senso civico, la stessa Carrà sottolinea la distonia tra quei giorni drammatici e questo testo godereccio, che comunque dà voce popolare alla rivoluzione sessuale in atto. “E se ti lascia, lo sai che si fa, trovi un altro più bello, che problemi non ha”. Così la Carrà liquida la questione divorzio, trovando nella gestione del proprio corpo più libera possibile la chiave della felicità, senza sensi di colpa cattolici. Strana la scelta di Trieste come dogana settentrionale della libidine; la metrica avrebbe permesso anche Merano o Bolzano, ad esempio. In questo modo, invece, Boncompagni costringe trentini e valdostani a lesinare sulla propria vita sessuale.