Di Marco Signori - Rivedendo il video dell'udienza in cui fu condannato Enzo Tortora, riascoltando toni e contenuti del pubblico ministero e rileggendo alcuni stralci della sentenza si ha una sensazione mista tra la rabbia e la paura. La rabbia contro la presunzione di una magistratura dalle manette facili e la paura di uno Stato onnipotente che puo’ a proprio piacimento togliere la libertà alle persone.
Da quella storia, tuttavia, arriva trent’anni dopo una grande lezione di dignità e umiltà.
Il pm Diego Marmo ha chiesto scusa alla famiglia del celebre conduttore televisivo. Scuse tardive, ma che assumono un grande valore perche arrivano quando tutto è metabolizzato e soprattutto perché com’è noto l’Italia non è affatto il Paese dell’assunzione delle responsabilità.
Attraverso parole che tradiscono una imbarazzante superficialità nella valutazione degli elementi raccolti a carico dell’imputato, il magistrato compie un passo inedito soprattutto per la sua categoria.
Molti magistrati si fanno “prendere dalla foga” come Marmo, danno credito a farabutti magari sconvolgendo assetti politico-istituzionali come accaduto nel recente passato abruzzese. Pochi, però, sanno poi chiedere scusa. E di esempi, più e meno noti, se ne potrebbero portare a iosa.
Vedremo quanti seguiranno Marmo. Pochi, temo.