Teresa Ciambellini, Guido D'Alfonso e Gabriele Fulco.
Sono loro i vincitori del contest myMAXXI: hanno risposto al nostro invito di raccontare la loro esperienza al Museo nazionale delle arti del XXI secolo, sede dell'Aquila; in realtà, in un primo momento erano previsti soltanto due vincitori ma, di concerto con il Museo, abbiamo deciso di premiarme tre, per l'originalità, la freschezza e la piacevolezza dei loro contributi.
Potranno usufruire, per l'intero 2022, di una card myMAXXI che permetterà loro di vivere i musei di Roma e L'Aquila a tempo pieno.
Con myMAXXI avranno vantaggi per un anno intero:
- Ingresso gratuito illimitato alle mostre, nella sede di Roma e dell'Aquila;
- Ingresso ridotto ai programmi di approfondimento alle mostre;
- Ingresso omaggio per un accompagnatore il giorno del tuo compleanno;
- Ingresso ridotto per un tuo ospite Servizio dedicato di prenotazione per gli eventi scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ;
- Sconti e agevolazioni per le attività educative;
- Sconto del 10% al bookshop;
- Accesso a un programma di attività esclusive in occasione dell’open day annuale myMAXXI;
- Ingresso gratuito, su prenotazione, per una serie di eventi esclusivi.
Per chi fosse interessato, le card possono essere acquistate presso la biglietteria del Museo all'Aquila con il 20% di sconto fino al 6 gennaio 2022.
Ecco gli articoli premiati:
Teresa Ciambellini
Ho sempre pensato al museo come a uno spazio sacro.
O meglio, come a uno spazio dove ci si muove in silenzio, lentamente, usando il proprio tempo per riflettere.
Entrare a Palazzo Ardinghelli è un po' questo per me: chiudere fuori il rumore dei cantieri e muoversi con calma salendo le scale, attraversando le sale luminose, affacciandosi da quegli enormi finestroni e guardando piazza Santa Maria Paganica da un’altra angolazione. Mi colpisce la luce che battendo sulle pareti, rende l’atmosfera chiara, gialla, come se fosse sempre giorno.
Il contrasto tra le opere contemporanee e il carattere settecentesco del palazzo a volte mi piace, altre mi pare stonato ma resta potentissimo perché è cosi che si accentua il ruolo di contenitore culturale dell'edificio.
Non è solo un contenitore silenzioso però, sono stata al MAXXI infatti per seguire la presentazione del libro dei due filosofi, fondatori del progetto TLON. L’incontro è stato organizzato all’interno della sala della Voliera che, con le sedie ordinate al centro e un’illuminazione più potente del solito, sembrava diversa da quella sala dove mi ero fermata a lungo ad ammirare gli arazzi di Kentridge.
E con questo mi pare che il MAXXI trovi tutto il suo significato: avere tanti usi, sede di mostre, di laboratori per bambini, un luogo di incontro pieno di spunti contemporanei.
Si è inoltre riusciti a dare più spazio a fotografia e architettura, discipline molto spesso intese esclusivamente per gli addetti ai lavori. I modellini di un edificio o di un quartiere cittadino sono stati collocati al centro di una sala come vere e proprie opere d’arte. La fotografia di parti di una parete in cemento armato, risulta poetica e di ispirazione al pari di un’opera di Maurizio Cattelan.
Mi auguro che per la città il Maxxi continui a rappresentare un luogo dove circolano idee, energie e dove tutti si sentano accolti.
Guido D'Alfonso
Un Palazzo tra speranze e suggestioni.
Una sagoma metallica con pubblicità colorata di giallo mi sfreccia davanti: mi sto dirigendo da Piazza Mancini al MaXXI di Roma a vedere la mostra "Paesaggi italiani a cavallo del Millennio”, è il pomeriggio di un freddo ma soleggiato 18 dicembre e quello che vedo e soprattutto sento sferraragliare è il tram 2.
E’ proprio lui, è tornato, quasi non ci credo. Per i non esperti della cabala romana dei trasporti: il tram 2, che da piazza Mancini va sin (quasi) a Piazza del Popolo, era stato fermo per oltre un anno, causa lavori sulla rete, sostituito da sbuffanti e sempre insufficienti bus. Un’immagine di resurrezione tecnologico-tramviaria che conforta, mentre il Covid sembra intanto così affezionato da volerci fare compagnia anche a Natale.
Collegamenti e rimembranze varie s’intrecciano nella mente di chi come me ha testa a Roma, gambe a L’Aquila e viceversa, in sospensione sugli Appennini e sull’autostrada con le sue corsie ristrette da intramontabili lavori in corso.
Qualcuno provò a realizzare una metro leggera o un super-tram persino a L’Aquila, furono fatti lavori e installate rotaie che non furono adoperate: mai una metro leggera o un tram le sfiorò. Restarono dunque fantasma, a memoria dei posteri in nome di una maggior accortezza con il debito pubblico, che pagheranno sempre i posteri.
Il MaXXI L’Aquila fortunatamente e coraggiosamente, invece, esiste e noi gli facciamo pienamente credito, convinti che lo ameranno anche i posteri. Come dicevano certi immobiliaristi negli spot tv, non è più un sogno ma una solida realtà. Non possiede le forme architettoniche fluido-emozionali della Zadid bensì quelle barocche d’impronta Fontaniana, a dire il vero fluide anch’esse e mai strabordanti, del recuperato, nobile Palazzo Ardinghelli.
Gli storici dell’arte lo definiscono splendido esempio di barocco aquilano. Entrambi sembrano coordinarsi come spazi diversi ma gemellati nelle rispettive città, ognuno secondo le proprie misure, la propria cifra.
Il MaXXI romano ha contribuito a far rinascere il quartiere Flaminio, insieme anche all’Auditorium, oggi indubbiamente uno dei quartieri più a misura d’uomo e di pedone della capitale e con maggior vita culturale. Varcate le montagne, in una piazza magnifica, piazza Santa Maria Paganica con la sua Basilica ancora tutta da restaurare si apre la prospettiva del Palazzo e dello spazio museale aquilano.
Non chiamatelo, per favore, succursale: è tutto un altro MaXXI e la sua nascita deve indicare una diversa prospettiva e una diversa vocazione per L’Aquila se non vuole, questa città, essere solo movida e divertimento etilico a basso costo. Si interrogano ancora gli aquilani più accorti e consapevoli su come ridare alla città una identità, una nuova normalità ed una autentica vita culturale, che non sia imbalsamata e ritualistica.
Intanto, non è poco, c’è il MaXXI: ci ho messo piede con una certa emozione lo scorso giugno, qualche giorno dopo l’inaugurazione un occhio al palazzo e ai suoi soffitti, un occhio alle installazioni presenti.
Sulla scia di suggestioni e corrispondenze che ho provato a raccontarvi, mi son ripromesso di tornarci a breve.
Quanto alle rotaie, ne sogno di più utili e consistenti, magari un collegamento ferroviario che unisca in modo più eco-compatibile i due MaXXi e le due città: e chissà che finalmente non lo si faccia davvero.
Gabriele Fulco
Il luogo è L’Aquila. La meta è Palazzo Ardinghelli. Lo spirito è Maxxi.
Non un semplice museo delle arti, ma uno scrigno barocco pieno di storie.
Storie di creazioni artistiche che vogliono essere scoperte e capite. Anzi, per seguire ogni traccia che si accenderà all’improvviso sul vostro cammino, occorrerà la giusta dose di curiosità.
Dovrete muovervi con passo lento e dando respiro alla fantasia cercare il passaggio segreto per attraversare i confini della geografia.
Tra suggestivi ambienti, effervescenze multicolor e intrecci di culture, vi ritroverete in un sogno vibrante, dove si potranno esplorare i sentieri della creatività contemporanea.
Avanti allora!
Ma prima di percorrere il grande androne e salire lo scalone monumentale, prendiamoci per mano, perché incluso nel prezzo c’è un viaggio verso il futuro.