di Sara Maddalena Cocuzzi - Perché il carnevale è un momento così atteso da grandi e bambini? La risposta è semplice e articolata al tempo stesso, e soprattutto si perde negli echi della storia.
Partiamo dall’etimologia: il significato della parola carnevale deriva probabilmente dal latino “carnem levare”, ovvero togliere la carne. La fine della festività coincide, infatti, con il martedì grasso che precede il mercoledì delle ceneri, data di inizio del periodo quaresimale. Tuttavia, il carnevale non è che un’evoluzione di altri festeggiamenti, aventi le stesse caratteristiche e precedenti all’avvento del cristianesimo.
Tra questi di sicuro i più conosciuti sono i Saturnali dell’antica Grecia e i Baccanali romani. Durante queste festività pagane, veniva letteralmente sovvertito l’ordine sociale: gli schiavi diventavano padroni e i padroni schiavi, venivano concesse libertà straordinarie e sospesa l’applicazione delle pene. Il popolo e i potenti si mischiavano tra loro e si lasciavano andare a festeggiamenti sfrenati spesso nascosti dietro a delle maschere. Ecco un buon motivo per scegliere un costume: la voglia di nascondersi.
Di sicuro la risposta alla domanda in apertura è decisamente più articolata di così, perché ci spinge a sfiorare più aspetti e ambiti sia di ciò che riguarda noi dall’interno che la società in cui siamo calati e nella quale rivestiamo dei ruoli specifici. Questi ruoli possono, a lungo andare, farci sentire intrappolati, non completamente liberi di esprimerci.
Ecco un’altra risposta: il carnevale ci affascina perché ci libera da noi stessi e dal nostro ruolo. Poter indossare una maschera ci rende più forti, può esorcizzare aspetti di timidezza o pudore, può farci sentire protetti perché non riconoscibili, può comunicare al mondo una nostra passione e, di sicuro, rimanda una chiara testimonianza dell’evoluzione dell’estetica nella storia, l’aggiungersi di elementi di paura e la riconferma di altri che resistono, archetipici, allo scorrere dei secoli.
Esistono ritrovamenti rupestri che dimostrano che gli uomini primitivi indossavano delle maschere durante la caccia, per farsi coraggio e per spaventare.
Ci mascheriamo per suscitare una rivoluzione in noi e per scatenarla negli altri.
In una sua prima accezione, la maschera rappresentava un collegamento con il mondo altro, il mondo dei morti. Ci si mascherava per appagare le anime che altrimenti si sarebbero ribellate con conseguenze dannose per i vivi.
Chiaramente, il mascherarsi presuppone una scelta alla base. La scelta del chi e del come si vuole essere per qualche giorno. Il costume di carnevale può dire molto di una persona, può celebrare una passione oppure manifestare desideri e ribellioni represse. Il potere rinnovato che si prova nell’essere altro da sé, o comunque nell’essere una parte di sé che si tende a nascondere nel resto dell’anno, è un’esperienza unica per chi la vive attribuendo un significato profondo a questo rituale.
Il carnevale, secondo alcune tradizioni, rappresenta anche l’unico momento in cui la politica si sottopone al giudizio del popolo, che può anche decidere di estromettere dai festeggiamenti il potente di turno che, nell’arco dell’anno precedente, non ha soddisfatto le aspettative. È questo il caso della Fasnet, uno dei carnevali più antichi del centro Europa, che si festeggia a Rottweil, città gemellata con L’Aquila. L’inizio della Fasnet coincide con la consegna delle chiavi della città da parte del sindaco alla confraternita dei Narren (confraternita dei pazzi). Durante i giorni dei cortei carnevaleschi gli abitanti mascherati si avvicinano agli amministratori locali e gliene cantano delle belle.
Il carnevale aquilano invece è il più corto d’Europa: inizia sempre dopo il 2 febbraio in segno di rispetto, perché il 2 febbraio del 1703, giorno della Candelora, un ennesimo terremoto danneggiò gravemente la città e fece moltissime vittime. In seguito a questo triste evento della storia cittadina vennero anche modificati gli antichi colori municipali: il bianco ed il rosso divennero infatti il nero e verde attuali, l’uno a ricordo di quel lutto civico, l’altro in segno di speranza.
Sul significato intrinseco del carnevale si potrebbe scrivere all’infinito: tra aspetti antropologici, storici, religiosi, psicologici e di tradizione, aspetti che vanno al di là del singolo e che al tempo stesso scavano all’interno di ognuno di noi.
Sara Maddalena Cocuzzi