Ieri sera la luce della Porta Santa si stagliava nell'imbrunire delle sue ultime ore di apertura.
Una folla di gente dentro la Basilica di Collemaggio e un'altra folla di gente al di fuori di essa, chi sui gradoni, chi dinanzi alla facciata e chi si aggirava incredulo della bellezza di quell'atmosfera fuori dal tempo e dallo spazio.
Il vescovo Ausiliare Antonio D'Angelo ha officato la celebrazione e il rito di chiusura, il corteo nella sua maestosità ha sfilato per la città fra abiti festosi e trombe squillanti.
Tutto ciò ci porta a constatare che la Porta Santa si è chiusa anche in questa 728esima Perdonanza Celestiniana, ma questa volta c'è qualcosa che resta aperto.
Resta aperta l'indulgenza, grazie al regalo fatto da Papa Francesco dell'anno giubilare, resta aperta la città, grazie alla finestra speciale che ha avuto per questa occasione, restano aperti i nostri occhi nel vedere la bellezza che troppe volte ci facciamo scorrere addosso, resta nella storia la visita pontificia di Papa Francesco.
Però restano anche tante altre cose di cui torneremo a parlare non appena sarà ufficialmente finita questa pausa celestiniana che ci ha chiuso in una bolla. Ma una cosa bisogna dirla subito, così a caldo, resta la necessità di far sì che tutte le porte che ci sono state aperte con questo evento non si chiudano.
Resta la necessità di non essere ridotti al provincialismo, resta la necessità di saper convogliare le opportunità che ci vengono propinate verso un serio sviluppo economico, resta la necessità, l'obligo di far vivere a città, la sua cultura, la sua società trecentosessantacinque giorni all'anno e non per qualche evento episodico.
Per questa edizione la Perdonanza durerà per tutto l'anno, è nostro dovere assimilare la responsabilità di questo evento. Facciamo sì che davvero L'Aquila sia per tutto l'anno come è durante la perdonanza.
Anche perchè in questi giorni abbiamo parlato di inclusione, pace, giustizia sociale, uguaglianza, magari lo davvero facessimo tutti, tutto l'anno!