Martedì, 21 Febbraio 2023 14:01

Quel mecenate di Mattioli

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Liberare l’arte da ogni forma di servilismo. Era l’idea sostenuta da un grande personaggio abruzzese, come Raffaele Mattioli.  Mattioli è nato a Vasto nel marzo del 1895 e morto a Roma nel luglio del 1973.  E’ stato un banchiere ed economista italiano, ha fondato Mediobanca.  Ma per il suo impegno a favore della cultura è spesso ricordato come il banchiere umanista.  La cultura è sempre stato un suo pallino.

Nell'azione di mecenatismo portata avanti da Mattioli una nota di merito è senz’altro il sostegno dato a Carlo Emilio Gadda, che aveva ospitato dopo che lo scrittore era fuggito da Firenze, bombardata nella primavera del 1944. Gadda fu aiutato con committenze e prestiti molto generosi ma, soprattutto col finanziamento di un premio al suo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”. Gadda poi ringrazierà il banchiere dedicandogli le “Novelle dal Ducato in fiamme”, pubblicato nel 1953, dove si legge, tra l’altro, “A Raffaele Mattioli despota dei numeri veri editore dei numeri e dei pensieri splendidi in segno di ammirata gratitudine”.

Mattioli è stato protagonista assoluto della vita economica italiana. Ha iniziato i suoi studi a Chieti e poi li ha proseguiti a Genova.  A Milano c’è la Fondazione Mattioli che ospita una parte della sua biblioteca con molti volumi che fanno riferimento alla storia del pensiero economico. Fino al 26 marzo, a Milano, alle Gallerie d’Italia, è possibile visitare una mostra davvero molto particolare, la mostra Dai Medici a Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi, a cura di Fernando Mazzocca e Sebastian Schutze.

In mostra si possono trovare, tra gli altri, autori come Verrocchio, Caravaggio, Gherardo delle Notti e un inedito di Giorgio Morandi, un maestro della pittura italiana del Novecento, noto al grande pubblico come autore di nature morte che puoi riconoscere immediatamente grazie al suo stile unico. L’inedito di Morandi è “Natura morta” ed fu acquistato da Mattioli.

Una sfilata di capolavori che sottolinea come la grande committenza avesse un ruolo chiave. Un ruolo che, come quello dei banchieri, come quello di Mattioli, entra in concorrenza con l'aristocrazia di quei tempi e i mecenati hanno avuto il ruolo di aiutare, preservare e incoraggiare gli artisti, comprando e commissionando le opere. L’intenzione era molto ambiziosa. Si esaltava l'ascesa sociale, si nobilitava la propria anima e si incideva in maniera importante sul bene pubblico.

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