Si è svolta ieri sera la tradizionale processione del Venerdì santo, anche detta del "Cristo morto", un simbolo di grande importanza per la comunità cattolica e per la nostra città.
La processione celebra proprio il venerdì santo, giorno in cui il triduo pasquale giunge alla sua pienezza, infatti secondo il racconto biblico è questo il giorno in Gesù Cristo muore sulla Croce.
L'antica tradizione riprese vigore nella città dell'Aquila nell'immediato secondo dopo guerra come slancio per il tessuto sociale della città, nel corso del tempo è divenuto uno di quei momenti religiosi che caratterizzano questo territorio e che portano a guardarsi dentro e a una profonda riflessione. Quella di quest'anno per giunta ha portato il segno indelebile del anniversario del sisma, poichè si è svolta precisamente il giorno dopo la triste ricorrenza.
Tale coincidenza rimanda porta a ricordare la processione del venerdì santo di 14 anni fa, che nel 2009 cadeva il 10 aprile. Per quella processione era tutto pronto, ma non si svolse mai.
Nell'atmosfera sugestiva di ieri sera, fra la cittadinanza accorasa numerosa per assistere al rito, con la facciata di San Bernardino che risplendeva nella sua forma migliore, e in mezzo a quell'imbrunire che avvolgeva la città nel veder passare quel Crsito morto non era possibile non pensare alla sofferenza, alle morti e alle ingiustizie che il nostro mondo trasuda ed proprio in risposta a questo pensiero che ci vengono il risposta le parole del Tito di Fabrizio De Andrè:
"Io nel vedere quest'uomo che muore
Madre, io provo dolore
Nella pietà che non cede al rancore
Madre, ho imparato l'amore"