Martedì, 09 Maggio 2023 21:52

Peppino, Peppino

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Caro Peppino,

tante persone, cittadini, probabilmente, grazie alla tua voce, ma soprattutto, a quello che dicevi alla radio, hanno sentito dentro di loro il bisogno di agire per provare nel loro piccolo a fermare la mafia. Hai provato a spiegare cosa ti ha spinto a metterti in gioco in prima persona contro la mafia.

La tua storia la conoscono quasi tutti, ne hanno fatto anche un film. Hai combattuto la mafia. Con una radio. Radio Aut. I momenti di condivisione con i tuoi radioascoltatori hanno permesso di riflettere su come il fenomeno mafioso si sia radicato e ha reso impotente un'intera regione.

Ci hai fatto capire che è vero che la mafia nasce al Sud, per una ragione storica legata al brigantaggio, ma con il passare del tempo si è radicata quasi ovunque. In che modo? Ce lo hai raccontato mille volte, finchè hai avuto voce. È bastato promettere favori, posti di lavoro e protezione e i consensi ai sono moltiplicati. Durante le tue giornate alla radio hai ricordato come sono state le tue idee di libertà e legalità degli anni Settanta e ad averci convinti ad andare avanti nella lotta contro la mafia. “La mafia è una montagna di merda", dicevi.

Hai raccontato, per filo e per segno, della tua inchiesta sulla strage di Alcamo Marina, dove vennero uccisi due carabinieri e della quale furono accusati, dagli stessi carabinieri, cinque giovani del posto. Soltanto dopo abbiamo scoperto che furono torturati e uno di loro forse ucciso in cella per estorcere false confessioni. La strage era probabilmente legata alla mafia e ad elementi dell'Organizzazione Gladio. Non abbiamo mai saputo, invece, cosa avevi scoperto sulla strage, anche perché la cartella con i documenti su Alcamo Marina è stata sequestrata dai Carabinieri a casa di tua madre Felicia poco dopo la tua morte e mai più restituita, a differenza degli altri documenti, come ha raccontato, per l'ennesima volta, tuo fratello Giovanni.

Non hai mai pensato di essere a rischio, sapevi che i mafiosi, che prendevi in giro alla radio, sapevano dove abitavi, hai subìto minacce ma sei sempre stato coerente e sereno e hai lasciato a chi ha avuto la fortuna di ascoltare, ogni giorno, le tue parole e il tuo messaggio carico di coraggio e senso di responsabilità. Ogni mattina ti alzavi con la coscienza pulita, perché facevi ogni santo giorno il tuo dovere, parlando alla radio per raccontare che uniti si può vincere. Peppino, sei stato come una piccola formica, ma ti dico che non sei solo. Siamo in tanti. Grazie, Peppino.

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