Sabato 27 settembre, in tante piazze d'Italia, è prevista una giornata organizzata dalla Fondazione Isal per sensibilizzare l'opinione pubblica sul dolore cronico, un nemico subdolo che ogni anno - solo nel nostro Paese - brucia un miliardo di ore lavorative.
All'Aquila saranno allestiti stand e banchi informativi presso il centro commerciale L'Aquilone.
Mal di schiena, mal di testa, artrosi, dolore oncologico, sindrome da "arto fantasma". Sono solo alcuni esempi di quel dolore cronico che colpisce oltre 12 milioni di italiani, il 20% della popolazione attiva, con inevitabili conseguenze sulla qualità della vita e il lavoro, e con ingenti costi sociali e sanitari. Si stima, infatti, che ogni anno, in Italia, a causa del dolore cronico si perda più di un miliardo di ore lavorative e circa due miliardi vengano spesi per farmaci e prestazioni sanitarie, a volte inadeguati.
Un esmpio per tutti? Il mal di schiena. Nei paesi maggiormente industrializzati, il low back pain (LBP) è riconosciuto come uno dei problemi più diffusi di salute pubblica, in quanto colpisce circa il 55-80%, con una prevalenza annuale del 40% , della popolazione adulta, (la fascia di età più interessata è quella da 30 a 45 anni), interferendo con lo svolgimento delle più comuni attività quotidiane e professionali. Secondo diverse ricerche, nel corso di un anno 7 persone su 10 manifestano episodi isolati di lombalgia, mentre tra il 30 e il 40% degli adulti soffre di crisi tanto intense da indurli ad assumere farmaci o a chiedere sospensioni dal lavoro.
Il "National Institute of Occupational Safety and Health" pone tali patologie al secondo posto nella lista dei dieci problemi di salute più rilevanti nei luoghi di lavoro.
Negli Usa il "low back pain" è la causa più comune della limitazione di attività nelle persone al di sotto dei 45 anni, la seconda ragione più frequente per le visite dal medico, la quinta classe di motivi di ammissione in ospedale e la terza causa più comune di procedure chirurgiche.
I dati provenienti dagli altri paesi sono simili. In Gran Bretagna si registra una media di 32,6 giorni di malattia per "low back pain" ogni 100 lavoratori: fra questi il 4% cambia ogni anno lavoro per patologie della colonna vertebrale. Le stime della Gran Bretagna posizionano il "low back pain" come la maggiore singola causa di assenza dal lavoro e responsabile del 12,5% di tutti i malati giornalieri Nei Paesi Scandinavi la media di giorni di assenza per low back pain è di 36 per 100 lavoratori I dati provenienti dalla Svezia indicano che, dal 1961, l'11-19% dei malati annuali che si assentano dal lavoro proprio per questo motivo. In Italia, le sindromi artrosiche sono, secondo ripetute indagini Istat sullo stato di salute della popolazione, le affezioni croniche di gran lunga più diffuse. Sempre in Italia, le sindromi dolorose artrosiche sono al secondo posto tra le cause di invalidità civile. Secondo stime provenienti dagli Istituti di Medicina del Lavoro, le patologie croniche dolorose del rachide sono la prima ragione nelle richieste di parziale non idoneità al lavoro specifico
Ma curare il dolore cronico spesso si può: occorre però sapere come farlo e a chi rivolgersi. Per informare i cittadini sulle terapie disponibili e sui centri specialistici presenti sul territorio, diffondere la conoscenza dei diritti sanciti dalla legge 38/20101 e raccogliere fondi a sostegno della ricerca scientifica, dal 2011, la Fondazione Isal organizza in tutta Italia la Giornata nazionale contro il dolore che quest'anno è prevista anche il 27 settembre. Promossa con l’adesione della Presidenza della Repubblica e i patrocini di Senato, Camera dei deputati e ministero della Salute, la Giornata nazionale ha come testimonial l’attore e comico Fabio de Luigi. La Giornata nazionale prevede iniziative di sensibilizzazione e informazione nelle principali città della Penisola, con appuntamenti anche all’estero.
Nelle piazze e negli ospedali, volontari delle associazioni territoriali "Amici di Isal" e di numerose onlus partner, insieme a medici in camice bianco, informano i cittadini su come e dove sia possibile curare il dolore cronico, spiegando cosa fare e cosa pretendere, a casa, dal medico di famiglia e nelle strutture sanitarie, per non soffrire inutilmente. Nel corso della Giornata vengono infine raccolti contributi, che vengono interamente destinati alla ricerca scientifica. L’obiettivo? Trovare una terapia a quelle patologie per adesso senza cura. Infatti il motto della Fondazione è "dar voce e conoscenza al Dolore come Malattia primaria e non solo sintomo di altre patologie".
Dal 2013, con l'adesione di importanti città della Gran Bretagna, della Germania, dell'Olanda, della Spagna, dell'Australia e degli Stati Uniti, questo importante evento assume una dimensione intercontinentale diventando la Giornata Internazionale contro il dolore. Quest'anno verranno coinvolte molte realtà abruzzesi in primis L'Aquila e Pescara.
Un passo molto importante che allarga significativamente la rete delle relazioni e degli scambi di Fondazione Isal, denotando sempre più la necessità di fare sistema, sia in termini di capillarità e presenza sul territorio che di confronto con il maggiore numero possibile di esperienze. Ma rappresenta anche il presupposto concreto per iniziare a imbastire in termini di fattibilità pratica la realizzazione del primo Istituto Europeo di Ricerca e Terapia del dolore cronico.
Il vicepresidente della Fondazione, l'abruzzese Gianvincenzo D'Andrea ha voluto sottolineare un dato particolare, quello che riguarda le donne: "La Epidemiologia dimostra che le donne presentano una maggior esposizione degli uomini per dolori acuti e cronici. La differenza tra i sessi è maggiormente significativa nella popolazione giovane (17-44 anni). Quindi le donne accusano sindromi dolorose più gravi, più frequenti e di maggior durata rispetto a quanto riportato per la popolazione maschile. La differenza rilevata nell’incidenza di Dolore Cronico per il sesso femminile, non è legata alla sola condizione di esperienzialità biologica, ma è evidente una diversa e maggiore neurosensibilità al Dolore. Il Cervello femminile sente più dolore! A questa Epidemia dolorosa sul corpo femminile, si contrappone la quasi totale assenza di una narrazione scientifica sul tema. E questa è una dimensione che la nostra Fondazione vuole assolutamente affrontare e correggere".