A L'Aquila c'è tanta voglia di vivere e di divertirsi. Lo hanno dimostrato in maniera inequivocabile le migliaia di studenti che giovedì scorso hanno deciso di partecipare in massa a "Univercity", la festa che si è svolta presso il polo scientifico di Coppito 1, organizzata dall'associazione Backstage Univaq ed in cui si sono esibiti tra gli altri i locali DabaDub e il Dj Fabio Carosone.
A sera era possibile vedere i giovani universitari confluire a sciami lungo la statale 80 da tutte le parti della città per la loro mega adunata, raggiungendo alla fine un numero difficile da vedere anche per eventi organizzati in Università come la Sapienza di Roma.
Era tanto che nel capoluogo abruzzese non si vedevano tanti volti giovani tutti insieme. Una vera e propria potenza biologica (biopotenza) che dovrebbe costituire naturalmente l'energia da cui ripartire, il cuore pulsante di una città in ricostruzione.
Dopo il sisma infatti i punti di riferimento sono diminuiti anche per gli universitari e la vita sociale è molto più frammentata, dispersa e per questo meno visibile. E' fatta di spostamenti - prevalentemente in macchina - dai propri appartamenti direttamente ai nuovi luoghi della movida sparsi un po' ovunque su un raggio di Km piuttosto ampio.
Una forte densità studentesca, a quanto pare, si ottiene invece quando si organizza una festa a prezzo zero in un spazio pubblico capiente. Tanto meglio se il luogo poi è l'università stessa, la "casa" degli studenti.
Ovvio quindi che l'Ateneo, nell'Aquila post sisma, possa fungere naturalmente da magnete e spazio di vita anche fuori dagli orari della didattica. Tempi e spazi così nell'Aquila presente andrebbero moltiplicati ed estesi, ad uso e consumo sopratutto delle generazioni più giovani che si ritrovano oggi a vivere in una "città" di fatto non più a loro misura. Ma che sono rimasti.
Quando torna la primavera, nell'Aquila presente, si fa addirittura fatica a pensare un posto dove andare a passeggio e incontrare nuova gente, avere relazioni, diventare massa critica. E' scandaloso che un'area estesa vicino al centro storico come quella dell'Ex Op di Collemaggio ad esempio, fatta di parchi e capienti edifici, venga lasciata al completo abbandono piuttosto che essere subito riqualificata e riutilizzata come un villaggio volano della vita sociale e culturale giovanile.
Troppo spesso si pensa solo a scenari futuri ("sarà più bella di prima") e a grandi eventi (dalla candidatura a città capitale europea della cultura all'imminente adunata degli alpini), pensando che l' energia possa circolare solamente grazie a speciali iniezioni dall'esterno. Niente di più inesatto: L'Aquila ogni giorno si sforza nonostante tutto di essere città con i suoi cittadini, studenti, operai. Solo che le energie endogene fanno fatica a condensarsi. D'altronde è dall'immediato dopo sisma che sembra si sia lavorato per spargerle e dividerle piuttosto che unirle. Messe nelle condizioni giuste invece fanno già la "nuova" città.
Una città che giovedì si è sentita a piena titolo "universitaria".