Di Edoardo Puglielli* - Francesco Paglia nacque a Poggio di Roio il 29 gennaio 1890.
Come tanti emigrò negli USA, in cerca di condizioni di vita migliori. Militò nel movimento anarchico italo-americano e prese parte attiva alle grandi lotte operaie che agitarono gli USA degli anni Dieci. Venne per questo espulso e rimpatriato in seguito alle leggi repressive promulgate a partire dal 1917.
Il 20 maggio 1920 partecipò al convegno preparatorio alla costituzione della Federazione Anarchica Abruzzese, che si tenne nei locali di via Morrone della Camera del Lavoro di Sulmona.
Si attivò subito per la costituzione del gruppo comunista-anarchico Sorgiamo! dell’Aquila, costituzione che avvenne dopo l’assemblea anarchica del 15 giugno 1920 tenutasi negli spazi della Camera del Lavoro dell’Aquila. Nel mese di agosto il gruppo aquilano deliberò «la incondizionata adesione» alla Federazione Anarchica Abruzzese e, condividendone principi e programma, all’Unione Anarchica Italiana. Il gruppo comunista-anarchico aquilano era inizialmente composto da una ventina di militanti, tra cui, oltre a Paglia: il giovane Gino Aleandri (che fu anche Ardito del Popolo), il tipografo Francesco Cellamare (corrispondente di «Umanità Nova»), il ferroviere Antonio Cera, l’ex-sergente dei bersaglieri Giuseppe Marchetti, Pietro Cerasoli, Alessandro e Giovanni Dundee, Guglielmo e Ugo Picuti.
Con il gruppo comunista-anarchico Sorgiamo! Francesco Paglia fu molto attivo nell’elaborazione delle strategie per la formazione dei locali gruppi del Fronte Unico Rivoluzionario (come stabilito nel congresso dell’Unione Anarchica Italiana di Bologna) e nella partecipazione alle lotte in corso su questioni concomitanti sul piano nazionale e locale quali il caroviveri, il pacifismo, l’antimilitarismo, la campagna contro l’invio dei soldati italiani in Albania, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle classi lavoratrici, la conquista dei diritti sindacali.
Sul versante politico riversò tutto il suo impegno nell’organizzazione del movimento anarchico regionale, nella propaganda tra artigiani, operai e contadini, nell’applicazione delle strategie elaborate in seno all’Unione Anarchica Italiana alla situazione rivoluzionaria del paese.
Fu tra gli organizzatori della conferenza di propaganda anarchica tenuta il 3 settembre 1920 al Teatro Orfeo dell’Aquila da Guglielmo Boldrini, oratore designato dalla Commissione di Corrispondenza dell’Unione Anarchica Italiana per un giro di propaganda in Abruzzo.
Nello stesso mese tenne a Roio Piano un comizio sulle lotte dei metallurgici e sull’esperienza autogestionaria in corso negli stabilimenti industriali occupati dal movimento. Prese parte attiva anche alle agitazioni in solidarietà a «Umanità Nova», a Malatesta e ai prigionieri politici. Fu tra gli organizzatori dell’assemblea anarchica aquilana del 23 dicembre 1920 contro la reazione governativa e per la liberazione di «tutti i prigionieri della guerra sociale».
Nel gennaio 1921 si fece promotore di una raccolta fondi per l’avvio delle pubblicazioni del periodico «Madre Terra». Entrò quindi in contatto con Umberto Postiglione, che avrebbe dovuto assumerne l’incarico di redattore. Il periodico, nelle intenzioni di Paglia, avrebbe dovuto incrementare la propaganda anarchica soprattutto tra i lavoratori della terra e gli artigiani.
Il 16 ottobre 1921 fu oratore del comizio tenutosi negli spazi del Teatro Orfeo dell’Aquila per reclamare la liberazione di Sacco e Vanzetti.
Il 23 ottobre 1921 partecipò come delegato del gruppo comunista-anarchico aquilano ai lavori del III convegno della Federazione Anarchica Abruzzese, tenutosi nei locali della sezione repubblicana di Sulmona.
Perse la vita il 5 novembre 1921 in un grave incidente sul lavoro. Al funerale parteciparono oltre duemila lavoratori e i dirigenti del locale movimento degli Arditi del Popolo e dei partiti di riferimento del movimento operaio. In un necrologio si legge:
«Oggi si sono svolti imponentissimi i funerali del compagno Francesco Paglia di Roio, spentosi tragicamente nel pomeriggio dello scorso sabato, poche ore prima che cessasse il lavoro. Mentre lo sventurato compagno lavorava nella costruenda Conceria ove era addetto alle macchine stritolatrici, fu avvolto da una puleggia e massacrato. Per ben mezzora il misero corpo fu straziato tra gli ingranaggi della macchina elettrica donde fu tolto informe cadavere. Francesco Paglia ha chiuso così, a 30 anni, una vita di lavoro e di lotte combattute in nome delle idealità libertarie sul suolo d’America come su quello d’Italia. Ebbe l’onore di essere espulso dagli Stati Uniti per l’attiva propaganda svolta con rara efficacia tra gli sfruttati del capitalismo americano. Tornato in Italia, pur tra le persecuzioni poliziesche, mantenne salda coscienza politica e non piegò. Aveva fondato in Aquila il gruppo anarchico Sorgiamo! ed oggi la sua morte lascia un grave vuoto. Alle onoranze funebri hanno partecipato oltre duemila lavoratori con numerose bandiere e corone. Il corteo, preceduto dalla musica cittadina, si sciolse al Belvedere ove hanno parlato per gli anarchici gli operai Picuti e Ricci, Giombini per gli Arditi del Popolo, Del Re, il consigliere Stornelli e l’avv. Cifani per i socialisti. Dopo di che il corteo si è sciolto lasciando in tutti profonda commozione per la perdita del gagliardo lavoratore alla cui memoria mandiamo il nostro saluto. Aquila, 7-11-1921, Avv. Cifani Carlo» («La Frusta», Quindicinale anarchico, a. III, n. 19, Fano, 30 novembre 1921).
Sulla sua tomba, presso il cimitero di Roio Piano, fu posta una lapide in cui si legge ancora:
Apostolo e combattente
per l’anarchia
e la rivoluzione
FRANCESCO PAGLIA
a soli 30 anni
vittima del lavoro
lasciando nel pianto
i genitori ed i compagni.
5 -11- 1921
*Articolo tratto da Il movimento anarchico abruzzese 1907-1957, di Edoardo Puglielli (Textus, L’Aquila 2010)
Edoardo Puglielli: "Salviamo la lapide della tomba, è un documento storico di primaria importanza"
La tomba di Francesco Paglia si trova all'Aquila, presso il cimitero di Roio Piano. Lo studioso Edoardo Puglielli, autore di questo articolo, lancia un messaggio affinché la lapide venga non solo preservata ma anche restaurata: "Si tratta" afferma Puglielli "di un importante documento storico, sopravvissuto miracolosamente perfino al fascismo. In tante altre città, infatti, questi marmi furono tutti distrutti. E' un'assoluta rarità e come tale andrebbe conservata, c'è il rischio che possa essere rimossa. Più avanti vorremmo chiedere anche un restauro". (R. C.)