'Transhumance-Transumanza': una parola che per alcuni versi, in Italia e all'estero, è quasi un sinonimo della parola Abruzzo.
Il Tratturo Magno L'Aquila - Foggia è stato oggetto, negli ultimi anni, di un vero e proprio percorso di riscoperta, individuale e collettiva. In Abruzzo, in Molise e in Puglia sono stati elaborati diversi progetti di valorizzazione di quanto si trova lungo i 244 km di questo grande sentiero che non è solo un'area da tutelare. E' un bene immateriale con una sua storia, un cammino che ha subito trasformazioni e tracce che testimoniano il passaggio dell'uomo.
Ogni anno dal 2007, il 29 settembre all'Aquila è tempo di partire: un Robertogruppo di persone - guidate da Pierluigi Imperiale - ripercorre in dieci giorni l'antico tracciato del Tratturo Magno, Un percorso di 250 km attraverso l'Abruzzo, il Molise e la Puglia. E nel settembre 2012 il regista e fotografo Roberto Zazzara, pescarese di nascita ma formato tra Roma e Milano, ha deciso di intraprendere questo cammino e farne un documentario di un'ora che proprio qualche giorno fa ha debuttato alla V edizione del 'Social World Film Festival' di Vico Equense (Napoli) e ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura, nella categoria documentario.
Raggiungiamo Roberto al telefono e la prima domanda è d'obbligo: da un pescarese che vive e lavora tra Roma e Milano ecco un lavoro sull'Abruzzo, la tua regione. Come sei venuto a sapere dell'iniziativa del Tratturo Magno di Pierluigi Imperiale e come ti è venuta l'idea di farne un documentario?
"Transumanza ha un padre e una madre: il desiderio, e la necessità. All'epoca della nascita dell'idea di realizzare un'opera filmica sulla transumanza venivo da un periodo di soddisfazioni professionali ma su progetti che nascevano da commissioni di vario genere. Per questo cresceva in me il desiderio di realizzare qualcosa che non mi capitava da anni, un'opera frutto della mia fantasia, del mio immaginario visivo. Ho cominciato prima disegnando, da bambino, poi ho scoperto con meraviglia quanto la fotografia potesse essere forma di libera espressione. Insomma da sempre ragiono per immagini e volevo raccontare finalmente qualcosa che avesse fortemente a che fare con un'esperienza estetica, ancor prima che narrativa. Da lì, l'idea di un viaggio, ma un viaggio fuori dagli schemi, che fosse contemporaneo ma allo stesso tempo che portasse me e lo spettatore in un'altra dimensione. Così, d'istinto ho pensato al "erbal fiume silente" che D'Annunzio descriveva nei I Pastori, poesia che da piccolo ero stato obbligato a imparare a memoria, io che ero tendenzialmente contrario a ciò che mi insegnavano. E mi sono domandato che fine avesse fatto quel fenomeno, così poetico ma vero, materico. Nelle mie ricerche ho impiegato poco a scoprire la figura di Pierluigi Imperiale, fondatore di Tracturo 3000, grazie a un'inchiesta di Repubblica. Non avevo fondi né collaboratori, ma ero determinato da una necessità profonda: fare un'esperienza che mi avrebbe cambiato per sempre, sapevo di averla trovata e mi sono messo in moto per realizzarla".
Il tema del viaggio è un tema caldo, in letteratura e nel cinema così come nel percorso interiore di ognuno di noi. E in questo periodo, soprattutto nell'Abruzzo aquilano, sono in fase di riscoperta e sistematizzazione alcuni percorsi di antichi cammini storici e religiosi tramite un progetto del GAL Gran Sasso Velino. Percorrere il Tratturo Magno è un'esperienza che ti può segnare al pari altri cammini importanti in altre zone d'Europa?
"Mi piace camminare ma non sono mai stato un camminatore "professionista", non ho mai percorso il Cammino di Santiago o la Via Francigena. Quindi per me è difficile fare paragoni, se non teorici. So con certezza che la transumanza che ho fatto io è un'esperienza diversa, perché il Tratturo Magno esiste da millenni, è una strada di erba e terra, un punto di incontro tra la migrazione animale e lo spostamento umano. E' una strada creata dall'istinto di uomini e animali, sai che c'è, ma spesso non la percepisci visivamente, la senti interiormente. Transumare nel periodo dell'anno in cui cambia la stagione significa attraversare il tempo, partire dall'imminente inverno e retrocedere nell'estate, le stagioni, e gli anni, durante il cammino si accavallano, perdono linearità. Ti ritrovi in una dimensione nuova, eppure antica, cammini e respiri, respiri e cammini fino a quando le due cose si uniscono. Una volta fatta quest'esperienza è difficile paragonarla ad altro camminare, qui non si cammina, si percorre un viaggio temporale".
Il film ha le musiche originali di Ernst Reijseger, violoncellista e compositore olandese collaboratore del regista Werner Herzog. Com'è nata questa collaborazione e che ruolo ha la colonna sonora nella suggestione e fascinazione del viaggio?
"Da subito sapevo che per Transumanza non avrei mai voluto raccontare il folklore, oramai falso, che spesso accompagna gli eventi rievocativi sul territorio abruzzese e non solo. Ero alla ricerca di una nuova dimensione di quel mondo antico eppure ancora fortemente necessario. Nei miei lavori ho sempre dato molta importanza alla parte sonora e musicale, e sapevo che in quest'occasione sarebbe stata ancora più importante. Durante il viaggio, 250km a piedi con la telecamera sempre in mano, non sempre ero ispirato: i giorni possono essere molto lunghi, e a volte le situazioni si ripetono. Trovavo ispirazione ascoltando in cuffia le colonne sonore composte da un geniale violoncellista olandese, Ernst Reijseger; ascoltavo musica e il mondo circostante acquistava ulteriore senso. Quando con la montatrice, Maria Fantastica Valmori, abbiamo provato ad appoggiare quelle stesse musiche sulle immagini, il risultato era strepitoso; musiche da un altro mondo, per raccontare un viaggio molto terreno, eppure quasi fantascientifico. All'epoca non avevo nessun contatto con Ernst e con molta umiltà e una dose di incoscienza gli mandai quella versione del documentario con le sue musiche, non autorizzate… Ernst mi chiamò pochi giorni dopo, senza preavviso mi ritrovai a parlare al telefono con quello che considero uno dei più grandi musicisti viventi. Esaltato dalla visione, mi invitò ad Amsterdam, per registrare delle musiche originali per il mio film. Fu una sorta di seconda transumanza, un viaggio nel viaggio. Ernst continuava per ore a improvvisare insieme ai suoi eccezionali collaboratori, Harmen Franje, pianista e suonatore di qualsiasi strumento che abbia tasti, e Mola Sylla, cantante senegalese. In quel momento capii che il mio piccolo progetto era diventato qualcosa di universale, che oltrepassava me, e che Transumanza sarebbe stato un film su molte cose".
Il documentario è stato prodotto con poche risorse e l'appoggio degli imprenditori Davide Chiodelli e Lorenzo Di Donato, da Sony Italia e dalla Panatronics. Qual è il prossimo obiettivo e quando potremo vedere il documentario all'Aquila? Lancio una proposta a nome di NewsTown: a settembre in occasione della prossima edizione del Tratturo Magno?
"Poche ma ottime risorse. Ho avuto la fortuna di incontrare due imprenditori illuminati, due miei coetanei che come me fanno esperienze di vita nel mondo ma sono fortemente legati all'Abruzzo. Lorenzo e Davide non solo hanno finanziato Transumanza, mi hanno dato totale fiducia, sono stati i primi a intuire cosa potesse diventare questo progetto. Ora abbiamo fatto la prima proiezione al Social World Film Festival e altre ne arriveranno. Abbiamo vinto un premio, e questa è una grande soddisfazione. Ma uno dei miei più grandi desideri è di vedere Transumanza proiettato nel luogo dove tutto ha avuto origine, L'Aquila. Una città piena di energia e conflitti, per me grande fonte di ispirazione. Vorrei poter proiettare Transumanza prima del 29 settembre, in uno spazio all'aperto, davanti alla Basilica di Collemaggio, luogo simbolo della pastorizia, oppure nel centro storico, a richiamare un risveglio non solo culturale. Spero che la cosa si realizzi, e spero che si faccia con il contributo degli aquilani".
Link al trailer del film: https://vimeo.com/94754455
Sito web di Roberto Zazzara: http://www.robertozazzara.com/