Ad un occhio politico non sfugge infatti come le interviste riportate nel documentario al premier Mario Monti, alla ministro Elsa Fornero o all’ad della Fiat Mario Marchionne trasmettano una loro immagine “positiva” che si oppone al resto che viene raccontato: la devastazione italiana, politica e morale.
Certo parlano anche Giovanni Ferrero dell’azienda dolciaria, Umberto Eco, Nanni Moretti, Roberto Saviano, Toni Servillo e molti altri più o meno noti, per dare il contributo all’analisi delle condizioni in cui versa l’Italia, ma lo spot elettorale, se c’è, è solo a beneficio dei tecnici e dei manager illuminati che rappresentano la buona Italia, secondo gli autori. Il film riassume, tra immagini di repertorio, alcune riprese dal vivo del Virgilio-Emmott (giornalista direttore dell’”Economist”) e animazioni, la condizione di arretratezza dell’Italia per quanto riguarda le politiche economiche, culturali, di sviluppo, di genere, la desolazione della libertà di informazione e la pervasività della criminalità.
Testimonianze e dati divulgati dagli organi di informazione nel corso di questi anni che il film ha il pregio di organizzare in un testo organico il cui obiettivo è scuotere le coscienze, sperando che arrivi ad un pubblico vasto, non dando per scontato che tutti siano già “bene informati”. Un esempio di cinema militante, di impegno civile che, come hanno ribadito i due autori a L’Aquila, in una sala fortunatamente piena, vuole contribuire a scuotere l’Italia dalla sua “ignavia”. Il percorso è lungo, l’impegno personale si può manifestare nelle forme più diverse, ma certo molto deve cambiare, in meglio.
Alessia Moretti