Domenica, 20 Settembre 2015 00:27

L'Aquila riabbraccia il Mammut: più di 10 mila persone al Castello

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Come ogni anno, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo aderisce alle Giornate Europee del Patrimonio (GEP), manifestazione promossa nel 1991 dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea con l’intento di potenziare e favorire il dialogo e lo scambio in ambito culturale tra le Nazioni europee. 

In programma il 19 e 20 settembre, le GEP sono un’occasione di straordinaria importanza per riaffermare il ruolo centrale della cultura nelle dinamiche della società italiana, con un calendario di quasi mille eventi organizzati in tutte le regioni coinvolte a strutturare uno straordinario racconto corale che rende bene l’idea della ricchezza e della dimensione “diffusa” del Patrimonio culturale nazionale.

All'Aquila, fulcro dei vari appuntamenti del 19 e 20 settembre nel capoluogo abruzzese è l’apertura straordinaria del Bastione est del Forte spagnolo, per mostrare alla città lo scheletro restaurato del Mammuthus meridionalis - meglio noto come Mammuth - che al termine di alcune necessarie opere di risanamento, vedrà realizzati un nuovo sistema di illuminazione integrato con la pedana e apparati didattici multimediali.

Nella giornate di sabato e domanica, sono state più di 10 mila le persone che si sono messe in fila - fin dal mattino - per 'riabbracciare' uno dei simboli della città.

Il restauro del Mammuthus è stato possibile grazie a una donazione di 602 mila euro concessa dal corpo della Guardia di Finanza.

Le visite (gratuite) proseguiranno anche oggi, dalle ore 9 alle ore 18 (ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura) con possibilità di ampliare l’orario sino alle 19:30.

Lo scheletro di Mammuthus meridionalis, oggetto del recente intervento di restauro, è uno fra gli esemplari più completi rinvenuti in Europa. 

Fu scavato e recuperato nel 1954 in una cava di argilla a circa 15 chilometri da L’Aquila, in località Madonna della Strada nel Comune di Scoppito. Databile intorno ad un milione e trecentomila anni fa (Pleistocene inferiore), lo scheletro appartiene ad un esemplare di maschio adulto alto 4 metri al garrese e lungo 7 metri dalla punta della zanna all’estremità della coda. Dal 1960 lo scheletro, montato in posizione di vita, è conservato nel bastione Est del Forte Spagnolo, prima sezione del Museo Nazionale d’Abruzzo.

IL PROGETTO DI RESTAURO

Dopo il sisma che il 6 aprile del 2009 ha colpito duramente la città dell’Aquila, i finanzieri di tutta Italia hanno devoluto una giornata del loro lavoro per lasciare un segno concreto nella ricostruzione e il restauro del patrimonio culturale della città.
La generosa iniziativa di solidarietà ha reso dunque possibile il restauro del Mammuthus meridionalis di Madonna della Strada, uno tra i più importanti reperti non solo del Museo Nazionale d’Abruzzo ma dell’intero patrimonio culturale dell’Italia e tra i più radicati nell’immaginario collettivo.
Il progetto promosso dalla già Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo comprende oltre al restauro anche il nuovo allestimento del Bastione Est del Forte Spagnolo, dove è conservato ed esposto il mammut.
Per circa diciotto mesi la sala del bastione è così divenuta un vero e proprio laboratorio di restauro.

SCHEDA TECNICA INTERVENTO DI RESTAURO

Le operazioni di restauro sono state precedute da una serie di indagini diagnostiche – campagna fotografica a luce normale e ultravioletta, radiografie, analisi chimico-mineralogiche – che hanno consentito di verificare lo stato di conservazione del prezioso reperto, le sue problematicità di consistenza, porosità e alterazione delle superfici ossee, e di conoscere i prodotti impiegati nei precedenti restauri: tutto ciò per eseguire un corretto ed efficace intervento di restauro. Altre specifiche analisi hanno valutato il comportamento dinamico della struttura di supporto sotto sollecitazione sismica simulata utilizzando un modello 3D dello scheletro e del suo telaio, acquisito ad altissima definizione (1mm).

L’attuale restauro, che costituisce, a distanza di circa ventitre anni dall’ultimo, il terzo intervento conservativo del reperto, è risultato più impegnativo di quanto previsto. Lo scheletro presentava porzioni di tessuto osseo particolarmente degradate, e molte lesioni o fratture lungo le ossa più fragili, in parte conseguenza dell’effetto del sisma. Dopo le preliminari operazioni di pulitura, iniziate alla fine di ottobre 2013, si è operato lo smontaggio dello scheletro. Gli elementi ossei disposti su tavoli e appositi supporti sono stati sottoposti ad una serie di operazioni: rimozione della pittura avana dalle porzioni ricostruite, rimozione del protettivo dalle ossa, asportazione dello stucco in eccesso, preconsolidamento con impacchi e infiltrazioni, consolidamento per immersione, consolidamento strutturale con infiltrazioni di resine e incollaggi, ricostruzione di alcune parti e stuccatura, trattamento cromatico delle integrazioni, restauro del telaio comprensivo di modifiche posturali e in ultimo il rimontaggio dello scheletro. Le dimensioni e il peso degli elementi anatomici hanno reso complicate le movimentazioni per le singole operazioni: il cranio, ad esempio, pesa circa 500 Kg, la zanna originale circa 150 kg e l’omero quasi 100 kg. Pertanto sono stati utilizzati sistemi di sollevamento appositamente realizzati e una gru a ponte.

L’intervento di restauro è stato anche un’occasione per ampliare le conoscenze sull’esemplare e le sue patologie attraverso studi specialistici di biometria e paleopatologia condotti in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza Università di Roma e l’Università di Veterinaria di Teramo. Si sono infatti scoperte alcune patologie del Mammut di Madonna della Strada. In particolare il cranio ha riservato due importanti novità: la presenza di osso originale sul lato sinistro della volta cranica e un’ importante ferita sull’alveolo di sinistra della zanna mancante. Sul cranio la ricerca dei contatti osso-integrazione ha messo in luce un’estesa porzione di osso originale prima celato.

Durante il primo restauro negli anni ’50 il cranio era stato modellato in modo del tutto arbitrario, eccedendo di circa 5 centimetri l’altezza reale della volta cranica. Il lato destro e la sua parte posteriore, mancanti sono state dunque rimodellate e oggi il cranio risulta più proporzionato e in linea con le caratteristiche della specie Mammuthus meridionalis. Sull’alveolo della difesa sinistra (zanna mancante), un’estesa stuccatura aveva nascosto una profonda ferita nell’osso, interessata da una patologia conseguente un importante evento traumatico. Il contesto di ricrescita di nuovo tessuto osseo attorno alla ferita è oggetto di uno studio specialistico condotto con l’ausilio di radiografie e analisi di microcampioni.
L’obiettivo del progetto di ottenere un restauro conservativo efficiente ed esteticamente ottimale lasciando ben distinguibili le parti originali da quelle ricostruite è stato raggiunto, e lui, Il mammut aquilano ci ha raccontato meglio altri aspetti della sua storia.

Le aperture straordinarie del Bastione Est del Forte Spagnolo vanno considerate “work in progress”: il restauro dell’esemplare è terminato, mentre è in fase di allestimento la sala che necessita di alcune opere di risanamento e che vedrà realizzati, oltre ad un nuovo sistema di illuminazione integrato con la pedana, apparati didattici multimediali.

Per approfondimenti: www.mammuthusmuseo.com 

Mammuthus
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Ultima modifica il Lunedì, 21 Settembre 2015 02:53

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