Tra il 2009 e il 2016, il numero complessivo degli iscritti al Centro per l'Impiego è cresciuto di 14.591 unità; è quasi raddoppiato.
E' quanto emerso nella conferenza stampa organizzata, ieri, da Territorio Collettivo; intorno al tavolo, il capolista Luca D'Innocenzo e il candidato consigliere Luigi Fiammata. "Per capire meglio la struttura del dato e le sue ragioni, è bene riflettere su un dato", ha spiegato Fiammata: "tra il 2009 e il 2016, il numero assoluto di uomini iscritti al Centro per l'Impiego è aumentato del 104% mentre il numero delle donne iscritte, che nel 2009 erano la maggioranza, è aumentato del 57%. "E' facile ipotizzare - sottolinea il sindacalista Cgil - un aumento dovuto alle aspettative di lavori tipicamente maschili, legate alla ricostruzione, che hanno in parte portato a trasferimenti di interi nuclei familiari sul territorio, in parte a iscrizioni al centro per l'impiego pur senza trasferimenti stabili in città".
Circa il 49% degli Iscritti al Centro per l'Impiego - ha aggiunto Fiammata - è diplomato o laureato; nel 2009, la percentuale si attestava al 52%; significa che il mercato del lavoro, a L'Aquila, in realtà richiede, più che in passato, un basso livello di istruzione e professionalità. In questo quadro, "il dato delle donne laureate, che risultano iscritte al Centro per l'Impiego, ha un incremento tra il 2009 e il 2016 del 173% (da 1001 a 2741 unità), quello degli uomini del 123% (da 547 a 1246), a riprova di una sostanziale difficoltà del nostro territorio a dare risposte alla offerta di lavoro qualificato".
Secondo Luca D'innocenzo, servono innanzitutto tre cose: "lavorare con le imprese per garantire la continuità lavorativa delle persone, forti investimenti su educazione, infanzia e su progetti interculturali, e strumenti e risorse per nuove politiche del lavoro e del welfare da parte della regione per far fronte alla straordinarieta di queste dinamiche". Dunque, una stoccata ai simpatizzanti di 'Noi con Salvini': "Non accettiamo lezioni da chi, qualche anno fa, definiva l'Abruzzo la zavorra del paese senza rendersi conto che qui si sono trasferite maestranze da ogni dove, compreso il Veneto. I nuovi cittadini, che ricostruiscono le nostre abitazioni, meritano rispetto".
L'approfondimento
Dati complessivi iscrizioni centro per l'impiego
Il Centro per l’Impiego dell’Aquila, serve l’area che va, più o meno, da Montereale a Capestrano, il territorio della vecchia ASL n. 6, dove vivono circa 106.000 persone (Censimento ISTAT 2011); gli Iscritti al Collocamento sono 30921, con un rapporto sui residenti di circa il 29%; nel 2009 erano 16330, un rapporto di circa il 15%. Tra il 2009 e il 2016, il numero complessivo degli iscritti al Centro per l’Impiego è cresciuto di 14591 unità, praticamente quasi raddoppiato.
Uomini e donne
Per capire meglio la struttura del dato e le sue ragioni, è bene riflettere su un aspetto: tra il 2009 e il 2016, il numero assoluto di uomini iscritti al Centro per l’Impiego, è aumentato del 104% (da 7265 a 15154); il numero delle donne iscritte, che nel 2009 erano la maggioranza (55% sul totale) invece, è aumentato del 57% (da 9064 a 15767). La lettura congiunta di questo andamento andrà ragionata anche con l'andamento dei nuclei familiari aquilani. E' facile ipotizzare un aumento dovuto alle aspettative di lavori tipicamente maschili, legate alla ricostruzione, che hanno in parte portato a trasferimenti di interi nuclei familiari sul territorio, in parte a iscrizioni al centro per l'impiego pur senza trasferimenti stabili in città.
Fascia di età
Nel 2009, gli Iscritti al Centro per l’Impiego, collocati in una fascia d’età tra i 19 e i 24 anni, erano 2134; nel 2016, sono 2879, con un incremento del 34%; gli Iscritti collocati in una fascia d’età tra i 51 e i 55 anni erano 1182 nel 2009 e sono diventati 2715 nel 2016, con un incremento del 129%, una aspettativa o attesa di lavoro nella città per fasce avanzate di età, evidentemente colpite dalla decennale crisi cui l'Italia è precipitata.
Titolo di studio
Circa il 49% degli Iscritti al Centro per l’Impiego è diplomato o laureato, nel 2016; mentre la percentuale nel 2009 era del 52%; il che significa che il mercato del lavoro, a L’Aquila, in realtà richiede, di più rispetto al passato, un basso livello di istruzione e professionalità. In questo quadro, il dato delle donne laureate, che risultano iscritte al Centro per l’Impiego ha un incremento tra il 2009 e il 2016, del 173% (da 1001 a 2741 unità), mentre quello degli uomini del 123% (da 547 a 1246), a riprova di una sostanziale difficoltà del nostro territorio, a dare risposte alla offerta di lavoro qualificato.
Comunitari e non comunitari iscritti
Nel 2009, gli Iscritti al Centro per l’Impiego erano 16330; 782 erano stranieri comunitari e 1264 erano stranieri non comunitari: gli stranieri complessivamente, erano il 12,52% degli Iscritti totali. A dicembre del 2016, gli Iscritti al Centro per l’Impiego de L’Aquila sono 30921; 2590 sono stranieri comunitari e 4877 gli stranieri non comunitari: complessivamente, gli stranieri iscritti, sono divenuti il 24,14% degli iscritti totali, con un incremento triplo rispetto all'incremento generale degli iscritti.
Le Iscritte straniere, nel 2009, erano complessivamente 967, cioè il 47% del totale degli Iscritti stranieri, e sono divenute 3304 nel 2016, cioè il 44% della totale presenza straniera degli iscritti, indicando che, probabilmente, il mercato del lavoro aquilano sia diventato attrattivo per lavori a maggior caratterizzazione maschile, piuttosto che femminile. Nel 2009, degli Iscritti stranieri, 146 erano diplomati o laureati (il 7% circa del totale degli Iscritti stranieri); nel 2016, sono divenuti 893 (l'11% del totale degli Iscritti stranieri): appare evidente come, nonostante le difficoltà a rilevare i titoli di studio di cittadini stranieri, la percentuale di persone in possesso di titoli di studio qualificati sia assolutamente risibile, contribuendo a connotare pesantemente il nostro mercato del lavoro in termini di bassa domanda di professionalità e formazione.
Nella fascia tra i 19 e i 24 anni, nel 2009, si collocavano 278 Iscritti stranieri (il 13,5% del totale degli Iscritti stranieri), divenuti 740 nel 2016 (quasi il 10% del totale degli Iscritti stranieri), con un incremento del 166%; nella fascia tra i 51 e i 55 anni, nel 2009, si collocavano 107 Iscritti stranieri ( il 5% del totale degli Iscritti stranieri ), divenuti 553 nel 2016 ( il 7,4% del totale degli Iscritti stranieri ), con un incremento del 416%.
Durata dell'iscrizione al Centro per l'impiego
Nel 2009, risultavano iscritti al Centro per l’Impiego da più di 24 mesi 2126 persone: il 13% circa del totale degli Iscritti. Nel 2016, il dato balza a 23.236 persone, costituendo ben il 75% degli iscritti totali, con un incremento, in valori assoluti, del 992%, ad indicare una tendenza molto particolare, del nostro mercato del lavoro, che sembra isolare in modo sempre più stringente e drammatico una precisa fascia di persone, lasciandole senza alcuna risposta occupazionale nel tempo o offrendo loro periodo brevi di lavoro alternati a periodi di inattività o di lavori in nero o occasionali.
Nel 2009, le donne Iscritte al Centro per l’Impiego da più di 24 mesi erano 1205, costituendo il 56% degli Iscritti da più di due anni; nel 2016, il numero delle donne diventa di 12488, il 53% del totale, ma con un incremento assoluto del 936%.
Nel 2009, gli Iscritti stranieri da oltre 24 mesi al Centro per l’Impiego erano 913, cioè il 44,6% del totale degli iscritti stranieri; nel 2016 sono divenuti 4703, quasi il 63% del totale degli Iscritti stranieri, e con un incremento del 415%.
Questi dati indicano un fenomeno migratorio verso L’Aquila d'“aspettativa di lavoro” consistente, convogliando in città persone già presenti, nella loro quasi totalità, in Italia. Un potenziale attrattivo di lavoro saltuario e di “aspettativa di lavoro” generato evidentemente dal “più grande cantiere d'Europa”, cui però non fa da contraltare una risposta stabile e certa di lavoro. Va sottolineato come siamo di fronte ad un fenomeno molto rilevante, di perdita delle fonti di sostentamento, d'impoverimento, e potenzialmente preoccupante per le sue conseguenze di marginalizzazione sociale, che interroga, in primo luogo, la debolezza rispetto al fenomeno delle politiche attive del lavoro, compito che dovrebbe essere specifico della Regione Abruzzo, oltre alla fragilità dei sistemi di formazione degli adulti e per il reinserimento lavorativo, spesso abbandonati; richiederebbe, inoltre, una specifica riflessione sui sistemi di sicurezza sociale e assistenza di ultima istanza, così come richiederebbe una poderosa e conseguente redistribuzione della ricchezza generata dalla ricostruzione verso sistemi di inclusione, educazione, formazione, socializzazione.
Supponendo che, nel caso degli stranieri, le reti di sostegno familiare siano, presumibilmente, meno solide e presenti di quelle che soccorrono i cittadini italiani, in analoghe condizioni, il rischio di emarginazione sociale è ancora più grave.
Il complesso dei dati sugli Iscritti al Centro per l’Impiego evidenzia una situazione che, indirettamente, è il riflesso di una economia incapace di dare risposte in termini di redistribuzione del lavoro; che anzi, tende ad emarginare in maniera sempre più netta chi resti per un lungo periodo fuori dai circuiti occupazionali. Una economia che ricerca figure non particolarmente qualificate, uomini, preferibilmente nelle fasce giovani di età. In parte, si tratta certamente di un fenomeno fisiologico, legato alle specificità dei processi di ricostruzione, ma, nello stesso tempo, sottolinea come, sino ad ora, la ricostruzione sia stata un’occasione solo in parte colta, per allargare la base produttiva, per qualificarla, per renderla più stabile. Infatti, il numero complessivo di avviamenti al lavoro, nel 2009, è stato di 17126 unità; nel 2016 di 13982 unità, con un decremento del 18% circa.
Le donne avviate nel 2009 erano 4993, il 29% del totale; nel 2016, le donne avviate sono state 5014, circa il 36% del totale, ma con un incremento, dopo 8 anni, di un misero 0,40%. Il decremento, quindi, è quasi tutto a carico degli uomini. Gli avviati stranieri, nel 2009, erano 4438, il 25% del totale circa; nel 2016, gli avviati stranieri sono stati 2758, il 19% del totale, con un decremento pari al 37%. Nel 2009, i rapporti di lavoro a tempo indeterminato avviati sono stati 5022, pari al 29% del totale; nel 2016, i rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono stati 4370, pari al 31% del totale con un decremento, in valori assoluti, di quasi il 13%. Le donne assunte a tempo indeterminato, sono state 1238, il 7% del totale degli avviati; nel 2016, sono state 1506, il 10,7% del totale degli avviati, con un incremento del 21%. I Lavoratori stranieri, assunti a tempo indeterminato, nel 2009, furono 1842, il 10.7% del totale; nel 2016, sono stati 1369, il 9,7% del totale, con un decremento del 25%.
Va qui precisato che, tra gli avviamenti al lavoro a tempo indeterminato, sono assai numerosi quelli del Settore Edile, che pure ha un andamento stagionale, e prevede, tipicamente, numerosi licenziamenti in inverno; e quelli relativi al lavoro domestico, quasi tutti appannaggio di cittadini stranieri.
Le cessazioni dei rapporti di lavoro nel 2009 sono state, complessivamente, 9775; nel 2016 sono state 10824, con un incremento del 10% circa. Le donne licenziate, nel 2009, furono 4403, il 45% del totale delle cessazioni; nel 2016 sono state 4993, cioè il 46% del totale, con un incremento del 13%. Gli stranieri licenziati, nel 2009, furono 1874, pari al 16% del totale; nel 2016 sono stati 2413, pari al 22% del totale, con un incremento del 28%. Il saldo, tra avviamenti e cessazioni, nel 2009 è stato positivo, per 7351 unità; nel 2016, il saldo è stato positivo per 3158 unità, con un decremento del 57%.
La dinamica del mercato del lavoro presenta luci ed ombre.
In un quadro di saldi attivi, tra avviati e cessati, sia pure in forte decremento, verifichiamo una sostanziale stasi occupazionale per le donne, che anzi sono maggiormente licenziate piuttosto che avviate al lavoro, ed una situazione di forte decremento per i Lavoratori stranieri.
Il lavoro a tempo indeterminato diminuisce in termini assoluti, pur crescendo leggermente in termini percentuali, segnalando una marcata precarizzazione dei rapporti di lavoro, in un quadro di diminuzione dei rapporti di lavoro effettivamente avviati. Dentro il lavoro a tempo indeterminato, vi è un marcato peggioramento della condizione dei lavoratori stranieri, il cui numero di avviamenti stabili (pur con le precisazioni fatte sopra) diminuisce, sia in termini percentuali che assoluti, mentre cresce, leggermente, il numero delle donne assunte stabilmente. In ogni caso, i dati di flusso non intaccano significativamente i dati di stock, il che significa che L’Aquila è oggetto di un forte flusso di immigrazione interna, sia di Lavoratori italiani, che stranieri, attratta dalle possibilità di lavoro aperte sul nostro territorio ma destinata a restare in larga misura delusa.
I dati del Centro per l’Impiego ci raccontano, innanzi tutto, che L’Aquila sta cambiando. Esattamente come accadde dopo i disastrosi terremoti del ‘300 e del ‘700, L’Aquila sta diventando, in parte, una città di persone che sono venute qui per ricostruirla. E questa è una sfida cui la politica ha il dovere di rispondere. I cambiamenti, vanno governati, e non subiti. Chi pensi di fermare i cambiamenti, è solo un illuso, chi invece di governarli li utilizza per campagne d'odio elettorali aumenta le marginalizzazioni.
La nostra città dovrebbe cimentarsi ad immaginare, seriamente, e non in termini di propaganda, come dotarsi di una politica, più forte che in passato, capace di favorire sviluppo e progresso, su molteplici terreni. "Il programma della nostra Lista, Territorio Collettivo - hanno spiegato Fiammata e D'Innocenzo - indica innanzi tutto nella costruzione/ricostruzione di una città vivibile e fortemente innovativa, attenta alla sostenibilità ambientale, accogliente in centro come nelle periferie, nei piani c.a.s.e. come nei borghi, efficace ed efficiente nelle risposte, dotata di infrastrutture all’altezza e capace di porre a frutto tutti i propri saperi, presenti nelle Scuole, nell’Università, nei centri di Ricerca, nelle Imprese e nell’artigianato, nell’arte e nella cultura e nella musica, il primo essenziale terreno su cui investire, come una dotazione essenziale per qualunque attività economica di una moderna città europea. Anche attraverso il 4% dei Fondi destinati alla Ricostruzione".
"Abbiamo anche indicato come sia possibile intervenire direttamente sul lavoro, attraverso programmi di qualificazione e messa in sicurezza del territorio e dell'ambiente, qualificazione degli appalti pubblici e apertura a servizi innovativi su cui coinvolgere anche i call center del territorio. Abbiamo indicato come, rifinanziando, e modificando leggermente, la L.366/1990, sia possibile prevedere specifici fondi nazionali per il nostro territorio, destinati al trasferimento tecnologico, dai centri di ricerca, al tessuto di piccole e medie imprese, e, se possibile, anche al rapporto tra università e imprese. Abbiamo indicato concrete e percorribili immediatamente strade, per immaginare e costruire un marchio aquilano del turismo e uno dei prodotti agricoli e dell'allevamento di montagna; convinti come siamo che sia la nostra identità più profonda, quella della montagna, che può offrirci una strada di sviluppo, non basata su pericolose illusioni speculative".
Non solo. "L’uso dei fondi del 4% della Ricostruzione, destinato ad attività produttive, andrebbe centrato di più su una risposta di incremento occupazionale stabile, in particolare per programmi cofinanziati destinati alle grandi imprese del territorio; piccole e medie imprese andrebbero supportate in modo più forte, attraverso l’abbattimento di costi di sistema, infrastrutturando convenientemente i nuclei industriali, collaborando positivamente sul tema del ciclo dei rifiuti, offrendo risposte amministrative all’altezza. Infine, L’Aquila deve dotarsi - anche rafforzare attività già in corso, in collaborazione con altri Enti - di strumenti forti per potenziare le politiche dell'infanzia, della scuola e della formazione, e per l’educazione degli adulti; di risposte alle progressive marginalizzazioni sociali, di welfare e di politiche attive del lavoro, anche attraverso programm idi lavori di pubblica utilità".