L'Abruzzo delle crisi industriali; da Teramo ad Atessa, sono centinaia i posti di lavoro a rischio.
A Sant'Atto i sindacati Filctem Cgil e Femca Cisl hanno tentato in ogni modo di scongiurare i 55 licenziamenti sull'organico di 185 dipendenti Hatria, spingendosi a formulare una proposta di estremo sacrificio sul salario dei lavoratori che prevedeva un regime di riduzione di orario (part-time) differenziato per reparto ed esteso a tutte le maestranze con conseguente perdita di salario, un piano di gestione dell'organizzazione del lavoro per concordare tutti gli aggiustamenti finalizzati all'ottimizzazione ed efficienza degli impianti, l'accompagnamento al pensionamento senza incentivo, l'esodo incentivato per i lavoratori volontari".
Di fronte a tali proposte, l'azienda si è mostrata chiusa a qualsiasi soluzione di mediazione che non preveda tagli occupazionali, come unico presupposto per il recupero dell'efficienza. "A nostro avviso la chiusura dimostrata danneggia ulteriormente la situazione e rischia di esasperare gli animi con conseguenze imprevedibili", l'affondo dei sindacati.
Lo scenario descritto getta un'ombra su tutta la vicenda che ha contraddistinto la cessione dell'Hatria di S. Atto, che si sta delineando come uno degli esempi più spietati degli effetti prodotti dalla deindustrializzazione e dalla finanziarizzazione dell'economia. "Va ricordato che il fondo CoBe Capital LLC ha acquistato l'Hatria dal gruppo Marazzi (a sua volta proprietà di Mohawk Industries) per una somma simbolica", hanno ricordato Filctem Cgil e Femca Cisl. "In questi anni, il fondo non ha mai investito o ricapitalizzato l'azienda, limitandosi a gestire il valore del capitale lasciato dal gruppo Marazzi".
Per questo, l'assemblea dei lavoratori ha ritenuto necessario che la vertenza Hatria di S.Atto – Teramo assuma il carattere di una vertenza del territorio e della comunità locale conferendo mandato alla Rsu e alle Segreterie di organizzare un'assemblea pubblica aperta alla partecipazione dei cittadini, delle Istituzioni e di tutte le rappresentanze della società civile per giovedì 05 ottobre 2017 alle ore 11.00 presso i cancelli dell'Hatria Srl di S.Atto.
Da Teramo ad Atessa, il presidente della provincia di Chieti - nonché sindaco di Lancio - Mario Pupillo ha preso carta e penna scrivendo una missiva al Governo e Regione per denunciare il rischio che vadano in fumo 420 posti di lavoro alla Honeywell. "Mi rivolgo a Voi nelle funzioni che esercito secondo la Costituzione, che fonda la nostra Repubblica Italiana sul lavoro (Articolo 1)", le parole di Pupillo. "Come noto, la Provincia di Chieti è la locomotiva dell'export della Regione Abruzzo, un motore produttivo che fonda nella zona industriale metalmeccanica più grande e più importante del centro sud Italia i pilastri della nostra economia regionale, e non solo".
Nel 2016 la provincia più industrializzata d'Abruzzo ha fissato il valore delle sue esportazioni a quota 5.824 milioni di euro, un valore che è circa dieci volte maggiore del totale di Pescara (554) e L'Aquila (536) e cinque volte maggiore del Teramano (1.252). "L'indiscussa supremazia della provincia di Chieti ha spinto l'intero Abruzzo verso un risultato lusinghiero: con il suo 9,7% di incremento, la nostra regione supera di gran lunga la media nazionale (+1,3%), terza performance assoluta tra le regioni d'Italia. È in questo contesto che aziende internazionali come Sevel, Honda e la stessa Honeywell hanno colto risultati importanti, grazie al lavoro qualificato e specializzato di oltre 30.000 lavoratori che ogni giorno entrano nelle fabbriche della Val di Sangro. È in questo contesto che da 11 giorni consecutivi i 420 operai della Honeywell portano avanti uno sciopero ad oltranza che ha trovato la totale e incondizionata solidarietà delle istituzioni territoriali, Sindaci in testa".
Le ragioni sono molteplici. "In Europa la Honeywell divisione transportation system conta 4 stabilimenti: Thon Les Voges, in Francia, Bucarest in Romania, Presov in Slovacchia e Atessa in Italia", ha spiegato Pupillo. "Lo stabilimento di Atessa è stato a più riprese definito dalla stessa azienda tra i migliori al mondo degli oltre 300 del gruppo Honeywell. Da 9 anni gli operai hanno affrontato e gestito con l'azienda una crisi che ha portato ad utilizzare tutti gli ammortizzatori sociali, cassa ordinaria e straordinaria e ad affrontare due piani sociali di incentivi all'esodo per 80 persone prima e 40 persone dopo. Inoltre, gli operai sono stati fino a luglio in solidarietà. A giugno, i nuovi dirigenti francesi che governano la divisione Transportation System hanno comunicato alle maestranze di procedere al Business Continuity Management: in sostanza, la copia dello stabilimento di Atessa per poter replicare altrove la produzione, adducendo una singolare quanto infondata motivazione: in caso di eventuali calamità naturali come terremoti o alluvioni, l'azienda intendeva garantire la continuità del processo produttivo in altro sito". In realtà, a luglio 2017 - vicepresidente di Regione Abruzzo Giovanni Lolli come garante - l'azienda aveva sottoscritto un verbale che congelava le azioni di lotta degli operai con l'impegno dell'azienda a sospendere la copia dello stabilimento. "Sulla base di questo accordo e lealmente, gli operai sono tornati a lavoro a pieno regime sia ad agosto che a settembre. Le parti sociali hanno atteso fiduciose il tavolo del 13 settembre al Ministero dello Sviluppo Economico, al quale l'azienda avrebbe dovuto presentare un piano industriale e non una semplice informativa. Lunedì 18 settembre i 420 operai hanno iniziato uno sciopero ad oltranza che prosegue fino ad oggi, 11° giorno di sciopero davanti i cancelli dell'azienda con presidio da 15 giorni".
Lo sciopero è una misura di difesa del lavoro e "noi tutti siamo solidali con i lavoratori - ha aggiunto Pupillo - perché la copia dello stabilimento è ormai quasi completata e la conclusione di questo processo significherebbe la fine dello stabilimento di Atessa e lo spettro della disoccupazione per oltre 420 persone e altrettante famiglie del nostro territorio, con contraccolpi sociali, economici e politici facilmente immaginabili". Dunque, la richiesta al ministro dello Sviluppo Economico: "chiedo a nome dei cittadini della Provincia di Chieti di intervenire con decisione e urgenza per la convocazione di un tavolo ministeriale al quale siano presenti le parti sociali, l'azienda e le istituzioni, sia regionali che provinciali".