Nei mesi scorsi l'ong ActionAid, attiva da qualche anno anche a L'Aquila, ha cercato di reperire informazioni sui finanziamenti e lo stato di attuazione dei progetti di ricostruzione dei plessi scolastici. Impresa non facile, nel dedalo di ordinanze, interrogazioni parlamentari, inchieste giornalistiche, comunicati stampa che si sono susseguiti in questi anni.
Sono venuti in aiuto tre consiglieri comunali (Ettore Di Cesare, Appello per L'Aquila, Giorgio Spacca, Partito Democratico e Antonio Nardantonio, Socialisti Riformisti) che hanno presentato una interrogazione a risposta scritta all'Assessore Comunale competente, Moroni. La risposta è arrivata il 7 marzo. Abbiamo così potuto apprendere che “la proprietà dei m.u.s.p. indistintamente dalla proprietà comunale o privata non è ancora definita” perché non è mai avvenuto, nonostante le sollecitazioni partite dal Comune dell'Aquila, il perfezionamento delle procedure e dei collaudi amministrativi. Lo sanno bene i Dirigenti e i gli insegnanti che, al primo problema che necessita manutenzione straordinaria e ordinaria, si trovano davanti a un continuo rimpallo di responsabilità tra il Comune, la Protezione Civile e le ditte che hanno costruito le strutture.
Nel gennaio 2013 il Comune ha deliberato la spesa di 800 mila euro per la manutenzione straordinaria delle scuole (tra cui i 27 m.u.s.p. ricadenti nel Comune dell'Aquila) ma stupisce che ancora non ci sia una apposita convenzione che regoli le rispettive competenze su edifici così strategici, così come è recentemente avvenuto per gli insediamenti del Piano c.a.s.e. Alla domanda su come si intendesse procedere per la ricostruzione e sull'esistenza o meno di un cronoprogramma per i lavori il Comune risponde con una cronistoria delle richieste e sulle somme attualmente disponibili.
La Giunta Comunale con deliberazione del 24 novembre 2011 ha approvato un programma degli interventi con un importo per la demolizione e ricostruzione del patrimonio scolastico pari a circa 54 milioni di euro. L'allora Commissario delegato alla ricostruzione, Gianni Chiodi, con il decreto 89 del 2011 riduce questa cifra a circa 18 milioni, evidentemente insufficienti ad assicurare il ripristino di tutti gli edifici scolastici. Nella somma sono compresi i 6 milioni provenienti dalla Legge Mancia e i ca. 2 milioni del decreto 61 per la messa in sicurezza degli edifici scolastici di tutta la regione.
Il Comune dell'Aquila, adeguandosi alla cifra concessa, ha definito degli interventi prioritari che il 14 marzo del 2012 ha inviato a Chiodi. L'elenco contiene 13 scuole ma non si conoscono i criteri secondo cui sono dettate queste priorità. Rientrano nell'elenco anche alcune scuole che da tempo non sono più attive per esiguo numero di scolari. Il Comune non può definire un reale cronoprogramma degli interventi perché non ha effettiva disponibilità di cassa. L'incertezza per il futuro permane per la maggior parte degli studenti della città. E alcune sono rimaste fuori.
Tra le “escluse” dalle priorità dettate dall'Amministrazione ci sono le scuole dell'infanzia, elementari e medie dell'istituto comprensivo Rodari ubicate a Sassa e a Pagliare di Sassa. Qui, da alcuni anni, è in corso un interessante esperimento di progettazione partecipata in cui sono stati coinvolti gli alunni stessi, i docenti, i genitori e molti abitanti della zona. Nel maggio 2011 nasce la “Commissione oltre il m.u.s.p.” che attraverso decine di iniziative, assemblee cittadine, incontri con tutti i livelli decisionali, dal locale al nazionale, ha posto l'attenzione sui bisogni di un “quartiere” in rapida evoluzione e ha tentato di proporre soluzioni.
La popolazione scolastica di queste scuole è infatti passata dai 199 alunni iscritti nell'anno scolastico 2007/2008 ai 402 alunni dell'anno scolastico 2011/2012, con un aumento del 89,6% dal 2008. Il trend è in continua crescita, contrariamente a quello complessivo del comune dove invece c'è stata una diminuzione generale del 7,7% degli iscritti. Come testimonia tutto il corpo docente non si registra una diretta corrispondenza tra l'incremento degli alunni e l'aumento degli abitanti ricadenti sul territorio a causa della costruzione degli insediamenti del piano c.a.s.e. (che ospitano, complessivamente, 2500 persone). I nuovi alunni, infatti, sono parte di famiglie che si sono spontaneamente trasferite nelle zone di Sassa e la causa è da identificarsi principalmente nello spostamento del “baricentro” della città che ha trasformato una zona periferica in uno snodo del nuovo territorio policentrico.
La “Commissione Oltre il M.u.s.p.” ha stimato il fabbisogno di spazi rispondenti all'attuale popolazione scolastica. Oggi, senza contare le previsioni future, la scuola avrebbe bisogno di 20 aule (4 per la scuola dell'infanzia, 10 per la primaria, 6 per la media inferiore) più refettori e palestre per ogni grado, aule docenti, aule collaboratori e i laboratori multimediali e linguistici. Proprio a causa di un aumento che era già in corso prima del terremoto nel 2005 la scuola elementare è stata “sdoppiata” in due distinti edifici creando non pochi problemi in termini di gestione di due sedi e di perdita di condivisione didattica giornaliera in una carenza di spazi comuni. Il terremoto del 6 aprile ha reso inagibile la sede della Scuola Media “B. Cirillo”, classificata “E” e i genitori si sono rifiutati di portare i loro figli nella sede in muratura rimanente anche per carenze nelle strutture di sicurezza. La Protezione Civile costruì allora due nuovi plessi a Pagliare centro e in prossimità del bivio di Pagliare. Dall'analisi del contesto dei due m.u.s.p. denunciata dall'intero corpo docente nel 2011 si evidenziavano, già allora, numerose problematiche dovute alla fragilità delle strutture provvisorie.
Si citano le infiltrazioni di acqua, gli scarichi inadeguati dei bagni, l’apertura dei rivestimenti metallici a colonna che congiungono i moduli, il sollevamento delle strisce di metallo che uniscono i moduli e che feriscono i più piccoli, la rumorosità, le forti escursioni termiche, l'aumento di allergie di varia natura e dolori articolari a causa dell'uso di areatori ma soprattutto la cronica carenza di spazi. Le aule sono piccole a fronte di classi numerosissime (ad esempio le classi prime accolgono 46 bambini/e e le sezioni dell’Infanzia ben 54), non ci sono spazi per attività specifiche (di sostegno, musicali, artistiche, biblioteca, palestra, prescuola, aula docenti), c'è una sola palestra che costringe i bambini a viaggiare tra un m.u.s.p. e l'altro per effettuare le ore di educazione motoria e gli spazi per i refettori sono inadeguati, e i bambini sono costretti a fare i turni per il pranzo.
Nonostante le molte difficoltà genitori, insegnanti, alunni e residenti non si sono arresi e non hanno smesso di sognare. Vorrebbero che da questa situazione si uscisse con una scuola “vera”, ma anche bella, “smart” e che, finalmente, riunisca gli alunni e i docenti sparsi nel diversi plessi. Una scuola che serva anche al territorio, che ha pochi spazi di incontro e socializzazione. Attraverso un percorso partecipato e aperto hanno identificato anche un terreno, di proprietà della Provincia.
Nell'ultima assemblea cittadina convocata dalla Commissione svolta nella Delegazione di Sassa mercoledì 20 marzo hanno ripercorso questi due anni di lavoro e restituito i risultati della loro ultima fatica. Recentemente infatti la Commissione ha incontrato nuovamente il Sindaco Massimo Cialente che si è detto favorevole alla proposta formulata. Purtroppo però mancano i fondi e il Sindaco ha addirittura chiesto alla Commissione stessa di farsi carico del progetto preliminare. I cittadini sono disponibili a farlo anche se, certamente, non è una procedura “usuale”. Magari il Comune potrebbe nel frattempo avviare un confronto con la Provincia per ottenere, almeno, il terreno. I genitori e gli insegnanti hanno già fatto moltissimo, con tante energie.
Ora bisogna trovare delle risposte. Durante l'assemblea un bambino si è alzato e ha chiesto la parola “Anche noi abbiamo partecipato alla progettazione della nostra nuova scuola, dovete ascoltare anche noi!”. Ascoltiamoli questi bambini che, fuor di retorica, sono il futuro del nostro territorio, e meritano di meglio di crescere in container provvisori senza nessuna previsione di “rientro” in scuole degne di questo nome.
di Sara Vegni, Referente di ActionAid per L'Aquila