Martedì, 26 Aprile 2016 02:55

Coccia-Fresu-Petrella: i segreti dell'universo svelati attraverso la musica

di 
Video Roberto Ciuffini e Luca Cusella

“Educare non è riempire un secchio, ma accendere un fuoco”.

Il direttore del Gran Sasso Science Institute, Eugenio Coccia, cita William B. Yeats per parlare di Black Hole Jazz. Le vibrazioni dello spazio tempo, lo spettacolo che lo ha visto protagonista, domenica 24 aprile, insieme ai jazzisti Paolo Fresu (tromba) e Gianluca Petrella (trombone), all'Aquila, sul palco di un Auditorium del Parco tutto esaurito.

Una prima assoluta (anche se un assaggio c'era già stato un anno e mezzo fa al Muse di Trento in occasione di Oltre il limite. Viaggio ai confini della conoscenza), un'avventura all'insegna della creatività e della contaminazione fra saperi, che fa leva sul potere evocativo della musica per raccontare i segreti dell'universo.

La “voce narrante” di Eugenio Coccia e l'estro di due nomi d'eccezione del panorama jazz internazionale hanno condotto il pubblico in un affascinante viaggio tra astronomia, fisica e scienza, in cui le sonorità dei fiati - unite agli effetti, ai riverberi e alle pulsazioni degli strumenti elettronici e ad alcune animazioni multimediali  – hanno cercato di riprodurre le vibrazioni delle onde gravitazionali, la recente, rivoluzionaria scoperta in cui ha avuto un ruolo importante anche la ricerca italiana, e il Gssi in particolare.

Il legame tra astronomia e musica, del resto, non è nuovo - basti pensare a brani come Astronomy Domine e Interstellar Overdrive dei Pink Floyd per il rock o a personaggi come Sun Ra per il jazz - ma è sempre ricco di fascino.

“Penso che così come esiste una ricerca nel campo scientifico, esista anche una ricerca musicale e nel campo della divulgazione” afferma Eugenio Coccia “come ha detto Yeats, educare non è come riempire un secchio ma è come accendere un fuoco: è frase che trovo bellissima”.

“Unendo le suggestioni scientifiche a quelle musicali” prosegue Coccia “cerchiamo di creare una situazione in cui si possa apprendere meglio, entrando davvero in contatto con ciò che siamo su questo pianeta e in mezzo al cosmo e astraendoci da tutto il resto. Mi piacerebbe che, attraverso questo spettacolo, riuscissimo a far comprendere l'affascinate mistero che ci avvolge”.

Un nuovo modo per parlare di scienza: “Trovo che dare dei lampi sui misteri del cosmo e su quello che la ricerca scientifica cerca di chiarire sia una formula molto interessante e bella per il pubblico”.

“L'idea di Black Hole Jazz” spiega Paolo Fresu “è venuta a Eugenio dopo lo spettacolo di un anno e mezzo fa tenuto al Muse di Trento. Era un ambiente molto suggestivo, noi eravamo vestiti da astronauti e il pubblico aveva delle cuffie con cui ascoltare la musica. Quell'esperienza ci era piaciuta molto e così Eugenio ha pensato di riproporla qui all'Aquila, anche alla luce della scoperta delle onde gravitazionali. Lo definirei un concerto didattico, a cavallo tra musica, reading e divulgazione. E' stato molto bello tornare a L'Aquila dopo il grande evento del settembre scorso”.

A tal proposito, dopo il concerto di domenica, Fresu si è trattenuto all'Aquila anche tutta la mattinata di ieri per incontrare le istituzioni locali e fare alcuni sopralluoghi in vista della seconda edizione di Jazz italiano per L'Aquila che si terrà il 4 settembre.

L'intervista a Paolo Fresu è di Luca Cusella, che ringraziamo per la preziosa e gentile collaborazione.

 

Ultima modifica il Martedì, 26 Aprile 2016 09:01

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